Una Collettività unita e solidale

Sono 600 mila bolívares, circa 200 mila euro. Non è una cifra da capogiro, ma è comunque una somma ragguardevole, se si considerano le difficoltà che la crisi economica impone ad aziende e famiglie. E’ questo il prodotto della nostra solidarietà con i terremotati d’Abruzzo; insomma, il suo risultato tangibile.


E’ il frutto della solidarietà spontanea manifestata da tanti, tantissimi italiani del Venezuela che hanno risposto all’appello immediato del nostro Giornale ed aderito disinteressati alla cordata promossa dalla Fondazione Abruzzo Solidale; è l’espressione della fratellanza di coloro che hanno sostenuto le iniziative dell’Associazione Abruzzesi e Molisani di Caracas e del Centro Italiano Venezolano della capitale; è la dimostrazione dell’affetto di chi ha considerato opportuno fiancheggiare le attività promosse dalla Federazione delle Associazioni Abruzzesi del Venezuela; è la manifestazione di umanità dei nostri imprenditori, grandi e piccoli.


L’Aquila e i suoi borghi, nonostante siano trascorsi già due mesi dal terribile terremoto del 6 aprile, sono ancora luoghi fantasma. Così ce li mostrano le cronache quotidiane. I loro abitanti continuano a vivere nelle tendopoli; negli hotel della costa. Alle tante promesse fatte all’indomani del terremoto ha solo fatto seguito un decreto legge che, se approvato senza gli opportuni emendamenti, avrà il sapore di una beffa per le troppe carenze di cui soffre. Ieri, Roma è stata teatro della “marcia degli sfollati” conclusasi con un sit-it a Montecitorio. Erano più di mille aquilani che hanno protestato perché rivogliono la loro, la nostra città, dov’era e com’era. Insomma, rivogliono case, scuole e università. Subito.


Nei volti di chi ha manifestato proprio il giorno in cui il parlamento iniziava la discussione del decreto legge sull’Abruzzo non c’era disperazione ma tanta dignità e indignazione. Un esempio per tutti gli italiani, dal nord al sud.


Dopo questa prima tranche – è probabile che la cordata pro-terremotati prosegua – è doveroso impegnarsi affinché il denaro, prodotto della nostra solidarietà, non si perda nei meandri della burocrazia, né in tante piccole iniziative. Passata ormai l’emergenza del giorno dopo, sarebbe bene identificare un obiettivo concreto, tangibile al quale destinare i 200 mila euro. Un progetto e non due, tre o tanti quanti sono stati i sodalizi che hanno partecipato alla cordata pro-terremotati. E’ responsabilità delle nostre associazioni fare ora quanto non sono riuscite a fare ieri: abbandonare il protagonismo meschino; l’esibizionismo che sfiora lo sciacallaggio. E’ loro dovere, ora, individuare un obiettivo concreto e unitario. I connazionali che hanno aderito disinteressatamente alle iniziative di solidarietà hanno il diritto di sapere quando e come verrà impiegato il loro denaro. Sarebbe bello riuscire a vedere il risultato concreto della loro generosità e a sentire, in quel momento, che, nei momenti di emergenza, siamo ancora capaci di esprimerci come una collettività unita e solidale.