Timore per gli espropri e tanta paura dei sequestri

CARACAS – Essere espropriati? E’ un rischio secondo la metà degli italiani intervistati dalla ‘Voce’ presso il Centro Italiano venezolano (Civ). In vista dell’arrivo a Caracas del ministro delle Infrastrutture e trasporti, Altero Matteoli, abbiamo chiesto agli italiani residenti in Venezuela quali sono le loro esigenze e i problemi.


Oltre agli espropri per pubblica utilità, le preoccupazioni principali sono l’insicurezza, le pensioni e l’assistenza sanitaria. La paura di rapine e sequestri attanaglia tutti: italiani e venezolani, ricchi e poveri. Anche questa inchiesta ha confermato infatti la richiesta dei connazionali al governo di una maggior tutela dinanzi a questo dramma.


“Vorrei che il ministro Matteoli – dichiara Lidia di Cosimo riguardo alla preoccupazione per gli espropri – chiedesse a Chávez di lasciarci le nostre case. Ho lavorato per 50 anni, e ancora oggi, a 80 anni, lavoro nella mia azienda. Quello che possiedo è frutto del mio lavoro. Vorrei che l’Italia difendesse i nostri diritti”.


Anche l’amica Veneranda Valletta è dello stesso parere:


“Chiediamo protezione al ministro per difendere il diritto di proprietà degli emigrati italiani”.


“Già vari edifici sono stati espropriati ‘ per pubblica utilità’ a Caracas” segnala Maria Elena Pacifico.


Secondo Carlo Pellegrini, 25 anni “le espropriazioni sono solo un timore, bisogna vedere se poi si concretizzano. Comunque – conclude – questa è la politica nazionale”.


Anche la pensione è al centro delle richieste:


“Vorrei che l’Italia pensasse un po’ di più agli anziani emigranti che hanno lavorato tutta la loro vita e che in Venezuela sono considerati stranieri – sostiene preoccupata Liliana Cortazzo, 23 anni, giornalista -. E’ necessaria inoltre maggior informazione sui servizi e gli aiuti erogati dall’Italia”.


“All’estero noi italiani siamo alla deriva – insiste Gioconda Di Gallo -. Siamo orfani emigranti. Non riceviamo né la pensione venezolana, né l’italiana”.


“Noi all’estero abbiamo mandato per anni le rimesse, abbiamo partecipato alla costruzione dell’Italia. E adesso non abbiamo diritto a niente – conferma Olga Villani -. Oltre a richiedere una pensione dignitosa, richiediamo tutela per le nostre proprietà”.


Al bar gli italiani guardano appassionati la partita di calcio, mentre i bambini si tuffano in piscina con la musica del reaggeton di sottofono. Dall’altra parte del muro che circonda la piscina c’è un ‘barrio’ da cui proviene la stessa musica. Non tutti gli italiani possono permettersi di essere iscritti al Civ, secondo i sondaggi dell’Istituto nazionale di statistiche (Ine) il 15% vive a Petare e il 10% tra San Martín e La Vega. Ma tutti, dai poveri alla classe media, risentono della carenza di un vero sistema di assistenza sanitaria. E’ questa l’altra necessità sentita dagli italo-venezolani:


“Qui dobbiamo pagare tutto – afferma Gennaro Capaldo -. In Brasile e in Argentina esiste un ospedale specifico per gli italiani, noi vorremmo richiedere al governo italiano la costruzione di uno simile per gli italiani residenti in Venezuela, o almeno di uno per gli anziani. Ci preoccupano gli espropri – conclude Capaldo, arrivato nel ’51 a Caracas -. Le proprietà degli italiani qui sono infatti frutto di sudore e lacrime”.


Il problema dell’insicurezza generale è sentito a tutte le età: da Guido Giordano, 80 anni e uno dei fondatori del Civ, a Giovanna Di Pierri, 40 anni, a Franco Raspatella, 20 anni.


Oltre a richiedere maggiore protezione per i sequestri, Riccardo D’Ortensio si interroga:


“Ma dove sono finiti gli appalti firmati dal governo per costruire le infrastrutture? Bisognerebbe inoltre cercare di risolvere il problema della carenza dell’acqua che tocca anche gli italo-venezolani”.