Cosí, Bafile ha saputo raccontarci

CARACAS.- Certamente  ne sarebbe rimasto innocentemente sbalordito. Come la volta in cui, qualche anno fa, l’Universitá Centrale del Venezuela gli conferí il Dottorato Honoris Causa mentre l’Orfeon Universitario si esibiva in suo onore nell’Aula Magna e tanto il prof. Michele Castelli come il Magnifico Rettore dell’Università Centrale, Giuseppe Giannetto ed altri illustri rappresentanti della cultura, ne raccontavano il periglioso percorso di Giornalista emigrante, di scrittore di vite vissute. In quell’occasione, mi confessó che si stava chiedendo intimidito da tante lodi: “Ma é proprio a me che si riferiscono?”.


Chi  lo conosceva tanto da sentirlo Maestro e insostituibile amico, sapeva che la sua sorpresa non nascondeva una falsa modestia ma il reale stupore di chi ha lavorato e lottato per i suoi ideali senza mai rincorrere elogi e prebende. Nelle manifestazioni di collettivitá cercava sempre di sedersi nei posti  meno vistosi e non amava parlare in pubblico, ma quando qualche volta lo ha fatto perché stimolato da insistenti richieste, ha parlato del suo Giornale, del nostro Giornale, poiché “La Voce”, rappresentava per lui la vita stessa, la famiglia, il motivo d’essere, di lottare per raccontare e per raccontarci. Mai, ma proprio mai, ci chiamava in pubblico per nome ma diceva: “Noi della Voce”. E cosí, per anni ed anni, nessuno di noi  sopravissuti alla sua ancora inaccettabile tanto dolorosa scomparsa, ha mai dubitato  d’essere parte di una grande famiglia il cui abbraccio é sempre solidale, le critiche sincere, le approvazioni  “normali”.


Per Gaetano Bafile aver scritto bene un articolo non era niente di incredibile, anzi, faceva parte del  giusto percorso professionale di ciascuno di noi, percorso che andava sempre perfezionato, come amava sottolineare. Cosí, con tanto orgoglio e tanto cuore, abbiamo appreso ad onorare il nostro lavoro, a custodire il tesoro dei suoi insegnamenti, ma soprattutto, a sentire Bafile sempre accanto, mentre scriviamo “un pezzo” o mentre cerchiamo d’interpretare ancora e continuamente  la vita della nostra Collettivitá.


Ció che é avvenuto lo scorso 27 giugno, a sei mesi esatti dalla sua scomparsa e proprio in occasione della commemorazione della giornata del Giornalista,  é il significato intrinseco di ció che Bafile ha seminato per  sessanta anni raccontandoci attraverso le pagine della nostra “Voce”: come eravamo, quale è stata la nostra vita, come ci ha accolti il Venezuela, cosa significhiamo per l’Italia. Sempre, senza “peli sulla lingua” ha onorato la veritá, commovendosi per i piú sfortunati e fustigando i professionisti dell’emigrazione ed i venditori di fumo. Per questo, ed é cosa molto rara nel mondo che ci circonda, nessuno, ma proprio nessuno, anche volendo, riesce a parlar male di Bafile, o a non ricordarlo con affetto, con frasi fraterne. Crediamo che l’anima delle persone scomparse aleggia fra noi fino a quando esiste qualcuno che le ricorda, che ne parla con affetto, che ne ha appreso e messo in pratica i valori e, nella serata organizzata in suo onore, dalla Giunta Direttiva del Centro Italiano Venezolano e dall’Associazione Abruzzesi e Molisani del Venezuela, Bafile era tra noi.


Nelle frasi di S. E. Il Nunzio Apostolico Mons. Giacinto Berloco che ne ha officiato la S. Messa assieme a Padre Zelindo; nelle voci splendide che hanno accompagnato la commovente funzione religiosa di Piero Lo Monaco, Ciro Mazzei, Carmelo Borneo. Con  fervore, con affetto sincero, ognuno dei presenti ha voluto e saputo esprimere  i propri sentimenti verso questo Giornalista dal cuore grande che ha dedicato tutta la vita a fare del suo, del nostro Giornale “La Voce”, la difesa e la testimonianza della presenza fertile e onorata degli italiani del Venezuela. Ad accompagnarci, il Console Generale d’Italia in Venezuela, dott.Giovanni Davoli, giunto direttamente da un viaggio in Italia e subito recatosi  presso il Centro Italiano Venezolano, “per stare con la Collettivitá in questa importante occasione”, come ha tenuto a sottolineare. Anche il Console di Caracas, Luis Cavalieri era presente e poi: i rappresentanti delle Associazioni italiane in Venezuela e Luisa Chiossone del “Bloque de Prensa”; Magalí Contreras, rappresentante del “ Grupo de Amistad Italo Venezolano” dell’Assemblea nazionale; Nicola Cicenia, Presidente della Federazione delle Associazioni Italo-venezolane e Junio Chiari, rappresentante  di Fedeciv. E, compagni sinceri di questo grande appuntamento che ci hanno raggiunto con i loro messaggi: la “Fusie” (Federazione Unitaria Stampa Italiana all’Estero) presieduta da Domenico De Fossi e della cui Giunta Direttiva fa parte il dott Mauro Bafile . Anni orsono Gaetano Bafile é stato Presidente di quella che ne fu precursore: la Federazione Mondiale della Stampa Italiana all’Estero. Non poteva mancare, poi, il messaggio del “Colegio Nacional de Periodistas, del quale fu orgoglioso membro, firmato dal presidente William Echeverria e dal Segretario di Finanza, Salvatore Lo Monaco letto da Letizia Buttarello, Segretaria dell’Associazione Nazionale di Giornalisti Italo-Venezolani.


Nelle frasi del Presidente del Centro Italiano Venezolano, Mario Chiavaroli, il ricordo di un uomo integerrimo e che ha voluto donare undici anni fa, una pagina della “Voce d’Italia” alla massima Istituzione italiana di Caracas, quella pagina che ogni venerdí ne racconta gli avvenimenti, fotografando gli istanti particolari di vita della nostra grande famiglia. E, questo gran Maestro, “forte e gentile”, come il suo Abruzzo  tanto amato, ha visto porre la prima pietra del Centro Italiano Venezolano dall’allora Presidente della Repubblica del Venezuela, dott. Rafael Caldera, ne ha stimolato la nascita e accompagnato la crescita, attraverso le pagine della “Voce”, sostenendo l’idea pura dei fondatori, primo fra tutti, il dott. Lorenzo Tomassi, coraggiosi lungimiranti pionieri che volevano un luogo in cui gli italiani del Venezuela potessero sconfiggere la solitudine e ricostruire famiglie e paesi lontani migliaia di chilometri. A ricordarlo, dopo le frasi del Presidente Chiavaroli, quelle del  Nunzio Apostolico Mons. Berloco che lo ha chiamato “il Maestro”, rammentando il momento in cui, appena giunto alla Nunziatura Apostolica di  Caracas, il nostro Direttore lo visitò facendogli omaggio di due dei suoi libri: “Passaporto Verde” e “Rojo y Negro”, la  cui dedica portava, generosa, uno stimolo, un auspicio: “A Mons. Giacinto Berloco col sincero augurio che arrida il migliore successo alla missione che l’attende in Venezuela”.


La dott.ssa Tina Di Battista, attuale Presidente dell’”Associazione Abruzzesi e Molisani nel Mondo”, presente ed emozionata, ha seguito durante tutta la serata l’evento che ha stimolato insieme ad Anna e Amedeo Di Lodovico, fautore di questo grande omaggio all’amico del cuore, accanto a Mario e Lucia Chiavaroli, il prof. Michele Castelli con la moglie Elba e l’instancabile Titina Bersani e poi, la cara Daniela Di Loreto che ha presentato la serata, ed i corregionali abruzzesi e molisani e tanti, tantissimi connazionali che attraverso “La Voce d’Italia” hanno letto delle loro vite, dell’epopea dell’emigrazione dei loro genitori. Il gran Maestro Corrado Galzio, caro, fraterno grande amico di Bafile, emozionato, sincero, presente e vibrante come la tastiera del suo amato inconfondibile pianoforte. Tutto é stato perfetto in questa serata dedicata al caro Direttore.


Il discorso di Mauro Bafile che oggi dirige il nostro Giornale con lo stesso brillante impeto e seguendo l’esempio di suo padre, ha saputo ricordare attraverso sincere, significative frasi, la vita  di colui che amava la propria professione piú di ogni altra cosa al mondo. E poi, il discorso del dott. Pasquali, rammentando Gaetano Bafile:  “comunicatore eccezionale, spirito democratico, giornalista, emigrante”, sottolineando che: “essere democratici senza democrazia come avvenne a Bafile al tempo di Pérez Jiménez, é fortemente rischioso. Se Bafile ha raggiunto gli ottantaquattro anni di vita- ha proseguito il dott. Pasquali- é stato per la sua sapienza ed  il suo angelo che doveva essere proprio speciale e temerario. Bafile ha trovato il giusto punto d’equilibrio, poiché, un giornale sbagliato non sarebbe vissuto cinquantotto anni”. Gaetano é stato uno dei principali leader d’opinione degli italiani in Venezuela. Pensava che bisognava integrare le culture senza distruggerle, poiché come soleva affermare: “l’emigrante deve integrarsi, non assimilarsi”. Prova ne é che “La Voce d’Italia” pubblica articoli in due lingue: italiano e spagnolo. Con il tempo, sorgerá un nuovo tipo di comunicazione sociale per aiutarci a convertire informazioni in conoscenza. Ma la necessitá di avere giornalisti come Gaetano Bafile sarà essenziale. Gaetano s’é guadagnato il diritto di convertirsi, nella nostra memoria, in uno di loro”.


Dopo il discorso del dott. Pasquali, ha preso la parola il prof. Michele Castelli, in veste di Vicepresidente del Centro Italiano Venezolano, ma soprattutto di scrittore ed amato discepolo di Bafile. Per Castelli, le pagine della “Voce” rappresentano da  trentacinque anni, una storia di vita, di pensiero, di libertá, di generosa solidarietá. “Ho considerato Bafile il mio padre putativo. Quello biologico al quale ho dedicato il libro “Eras una vez Giuseppe”, mi ha ispirato i veritieri racconti della nostra emigrazione in Venezuela. Bafile, invece, é stato sempre presente nei miei scritti: riflesso delle quotidiane battaglie che “La Voce” promuoveva. Bafile ha saputo seguire passo passo la coscienza degli italiani che si svegliava al cospetto del totalitarismo dell’allora presidente Peréz Jiménez. Non tutti gli italiani avevano simpatia per il dittatore che governava il Venezuela cercando di costruire grandi opere pubbliche. Bafile, l’intrepido Direttore della “Voce”, ha saputo lottare per salvare la memoria dei poveri sette siciliani accusati allora ingiustamente dal regime, di promuovere un “magnicidio”. Ho avuto la fortuna- prosegue Castelli – di  seguire  l’iter del libro, intitolato “Inchiesta a Caracas” una prerogativa che Bafile mi aveva concesso mentre lo scriveva. Io ne lodavo lo stile, mi contagiava…”La Voce” era il suo grande amore condiviso con Yolanda, l’amore della sua vita. Tutti sappiamo che scontrarsi con la “Voce” significava toccare a Gaetano le sue stesse vene, il suo cuore. Bafile ha sempre sostenuto con orgoglio il lavoro, la fatica degli emigranti e, nelle tante battaglie del suo Giornale, si circondava di altri sognatori.  Ha raccontato l’epopea di questa nostra emigrazione in “Passaporto Verde”, commentato dalla figlia Marisa”.  Michele Castelli, ha ricordato quanto aveva desiderato poter scrivere le memorie di Bafile e come, il Direttore stesso, stimolato dal discepolo, ne avesse iniziato il racconto attraverso i suoi scritti a penna su pagine a quadretti. Michele si commuove, e come non farlo, ricordando le nostre “tertulias” tra i corridoi della “Voce”, l’affascinante rumore della rotativa che iniziava a partorire le prime edizioni e il Direttore che ci lasciava con le parole in bocca:”Scusate un momento, devo controllare la stampa”..e giú di volata per le scale… La pipa in bocca, lo sguardo vigile scorrendo i titoli di  prima pagina: il segno d’approvazione quando il colore aveva raggiunto il “punto giusto”. Bafile: il Maestro “La Voce”: il nostro mondo parallelo a quello vissuto ogni giorno, mai stanchi di ascoltarlo raccontare, conservando i suoi insegnamenti nel profondo del cuore e della mente poiché, come Lui affermava: “il Giornale si fa con il cuore”. Cosí, come stiamo continuando a farlo.


In seguito, la presidentessa dell’Associazione Abruzzesi e Molisani, Tina Di Battista, ha letto, un saluto fatto pervenire dall’Italia da Marisa Bafile, inconfondibile sostenitrice dei valori della nostra Collettivitá e dell’importanza di un Giornale che ci rappresenti. Marisa ha saputo delineare , cosí come in precedenza aveva fatto Mauro, gli ideali della nostra Voce, “un giornale, il nostro, che non sarebbe esistito senza la silenziosa abnegata e importantissima figura di mia madre Yolanda, stimolo quotidiano di un uomo che voleva e sapeva raccontare la veritá, anche se a volte troppo rischiosa”. Marisa, soprattutto “giornalista di razza”, cosí come lo é il fratello Mauro, ha seguito passo passo le vicende della nostra Collettivitá. E, non dubita un istante nel  sottolineare che “una Collettivitá senza un mezzo di comunicazione é una comunità muta”. Prima del terremoto che ha colpito L’Aquila, Marisa Bafile stava organizzando un magnifico programma con l’adesione unanime di prestigiose personalità che apprezzano ed ammirano l’opera di suo padre, per creare la “Fondazione Gaetano Bafile”. Percorrendo questo cammino ha potuto constatare ulteriormente quanto profonda sia la stima professionale e umana che, a tanti livelli, accompagna il ricordo di Gaetano Bafile in Italia così come in Venezuela e nel mondo dell’Italia fuori d’Italia. Per la nostra collettività sarà sempre un onore averlo avuto come suo esponente.


Dopo le belle sincere frasi di Antonio Pasquali, Michele Castelli, Mauro e Marisa Bafile gli astanti si sono spostati presso l’ingresso del gran Salone una volta conosciuto come “Vip”. Li, all’entrata della bella sala la cui terrazza domina Caracas, una targa voluta dalla Giunta Direttiva del Centro Italiano Venezolano presieduta da Mario Chiavaroli, dedica questo elegante spazio dove si organizzano le riunioni piú importanti della nostra Collettivitá a “Gaetano Bafile” . Il nastro inaugurale é stato tagliato dal Nunzio Apostolico, S.E. Giacinto Berloco, dal Presidente del Centro Italiano Venezolano, Mario Chiavaroli, dalla sua gentile consorte, dott. Lucia in Chiavaroli, dal nostro Direttore, dott. Mauro Bafile.


In ultimo, a conclusione dell’emotiva serata, la presidentessa dell’Associazione Abruzzesi e Molisani, Tina Di Battista, ha sottolineato con emozione, l’importante contributo dato alla crescita della collettività dal direttore de La Voce d’Italia; collettività nella quale ha sempre creduto accompagnandola in ogni suo  momento.