Il giallo di Playa Colorada ancora senza risposte

CARACAS – Sono accorsi dall’Italia appena hanno saputo dell’omicidio del loro caro. Hanno parlato con tutti, interrogato, cercato di capire. Ora, senza risposte definitive, torneranno a casa. Perchè il nome di chi ha premuto il grilletto contro Luca Truffa Giachet, piemontese di 42 anni, assassinato a Playa Colorada lo scorso 6 luglio, è ancora sconosciuto. Si sa solo di una rapina ad opera di tre uomini. Nulla più.


“L’ispettore che segue il caso ci ha detto che ci sono delle piste. Ma forse lo dice per farci stare tranquilli, per rincuorarci” ci dice il fratello di Luca, Roberto. Accanto a lui, il suocero Adriano e l’amico Massimo.


 


La cronaca


Luca Truffa era nella sua abitazione nella parte alta di Playa Colorada, paradisiaca meta turistica di Puerto La Cruz, quando hanno fatto irruzione i malviventi. Forse stava guardando la televisione, forse era al computer com’era solito fare la sera. La porta sul retro, era aperta.


“La sua casa è tutta recintata, l’entrata principale ha un cancello con lucchetto. Ma la porta posteriore, che dà sul giardinetto con l’amaca, Luca non la bloccava mai se era ancora sveglio. Gli assassini sapevano di dover entrare da lì…” ci dice con rabbia l’amico Massimo. A fargli eco Roberto Truffa: “Non c’è stato nessun tentativo di scasso. Sicuramente era qualcuno che conosceva i movimenti di mio fratello, che sapeva di trovare via libera sul retro. O, al massimo, qualcuno mandato da chi lo conosceva”.


L’ipotesi trova conferma nel fatto che la rapina nell’appartamento è stata fatta a colpo sicuro. Senza necessità di rovesciare cassetti, senza disordine, senza bisogno di cercare nulla. I rapitori sapevano dove e cosa cercare.


Secondo la ricostruzione degli agenti, i delinquenti hanno trovato Luca in salotto. Hanno provato ad imbavagliarlo e legarlo, ma Luca ha reagito scatenando l’ira di uno dei malviventi che non ha esitato ad usare la pistola.


Uno dei due spari, quello che trafigge Luca al costato attraversandolo da sinistra a destra, lo lascia agonizzante.


“C’è un testimone parziale – ci dice Roberto – che purtroppo, forse per paura di ritorsioni sulla propria persona, esita a parlare. È un vigilante della stazione di controllo vicino all’abitazione di Luca, che ha sentito gli spari e ha visto scappare tre uomini in un’automobile. L’uomo è il primo ad essersi precipitato a casa di mio fratello, che però era già in una lago di sangue”.


Il vigilante cerca aiuto, chiama i vicini di casa di Luca, molti italiani. Tutti accorrono. Ma il tentativo di soccorrerlo portandolo all’ospedale di Santa Fè si rivela inutile. Quando arriva al centro assistenziale, Luca è già morto.


 


Luca Truffa


Italiano originario di Pont Canavese, in Piemonte, Luca Truffa si era trasferito da un anno in quello che molti definiscono un vero paradiso.


In Italia era geometra e possedeva una ditta edile con una decina di operai. Faceva lavori in subappalto, spesso pubblici. Ma, come disse un giorno al fratello Roberto, “in Italia tu devi sempre pagare mentre gli altri non ti pagano mai”. Ed infatti, dopo essersi scontrato con tre imprese in fallimento ed aver dovuto chiedere aiuto finanziario alla famiglia, aveva deciso di cambiare radicalmente vita.


“La prima volta è venuto qui per una vacanza – ci racconta l’amico Massimo, in Venezuela da quattro anni -. Poi ha deciso di stabilirsi e di lavorare con me come guida turistica per la Masetti Tour. Ma il progetto era quello di costruire qualcosa di nostro, forse una posada”.


A parenti ed amici Luca confidava di essere felice della sua nuova vita oltreoceano.


“Gli piaceva il Venezuela. Ci faceva il confronto con l’Italia: qui da noi scartoffie per tutto, là più libertà per il lavoro e il divertimento. Per lui si stava bene” ci racconta un amico piemontese di Luca, Fabrizio Bertolo.


 


Gratitudine


Come Roberto Truffa, Adriano Marchetto e l’amico di Luca, Massimo, ringraziano calorosamente tutti coloro che li hanno aiutati in questo lugubre soggiorno (la rappresentante del Consolato Onorario di Puerto La Cruz, l’ex maresciallo Franco che li ha accolti nella propria casa e accompagnati passo a passo senza chiedere nulla in cambio, l’amico Arcangelo che ha trovato un buon avvocato e tutti gli altri amici di Playa Colorada, italiani e venezolani), anche il nuovo Console Generale di Caracas Giovanni Davoli riserva qualche parola di gratitudine.


“Volevo ringraziare gli italiani della zona di Cumana, Puerto La Cruz e Barcellona. Sono stati molto vicini al dramma vissuto dai Truffa. Un grazie anche al Consolato Onorario di Puerto La Cruz, che ha speso intere giornate dando il tutto e per tutto per aiutare. Senza di loro non saremmo riusciti a dare l’assistenza dovuta. Ancora una volta, si è dimostrato come la comunita italiana è capace di essere solidale con qualunque italiano in difficoltà. A tutti il mio grazie più sincero”.


 


Ritorno a casa


La polizia sta ora cercando di mettere i tasselli al loro posto. Nel frattempo, la salma di Luca Truffa farà presto ritorno in Italia, per essere tumulata nel cimitero del piccolo comune della valle Orco. Lontano dalle bianche spiagge del Venezuela.