Preziuso: “Impellente inserire l’Alitalia nelle nuove realtà del Paese”

CARACAS – Nuove idee, nuova immagine, nuove sfide. Se ieri la trasformazione dell’Alitalia in Venezuela, iniziata con prudenza dal suo direttore Fabio Fantini, era semplicemente un “desideratum”; oggi, all’alba del secolo XXI, è un’esigenza improcrastinabile. Svecchiare la compagnia di bandiera, spogliarla dei retaggi del passato imbevuti di nostalgia non è tradire i pionieri della nostra Collettività, che l’hanno sempre preferita ad altre. Al contrario, è adattarsi alla nuova realtà. E’ accompagnare una comunità che ha lasciato alle spalle la valigia di cartone e viaggia con laptop e “24 ore”. Insomma, una collettività che conosce le lingue, non teme attendere coincidenze in aeroporti sconosciuti e al momento della scelta tra un vettore e l’altro mette sulla bilancia la relazione prezzo-qualità. E’ questa la comunità italo-venezolana alla quale l’Alitalia, oggi, deve rivolgersi. E deve farlo dimenticando i discorsi nostalgici e offrendo servizi migliori e sempre più efficienti. Fantini, che ha assunto da poco la direzione degli uffici Alitalia di Buenos Aires, lo aveva capito; Gibson Preziuso Urbaneja, che lo sostituisce a Caracas, ne è convinto.


– E’ questa l’evoluzione che siamo stati chiamati a gestire – spiega alla “Voce” Preziuso -. Vogliamo inserire la compagnia di bandiera nelle nuove realtà: sia quella italo-venezolana che quella venezolana. Quest’ultima, in particolare, è assai sensibile alla relazione prezzo-qualità, ed esige efficienza


Una delle strategie per raggiungere l’obiettivo punta su un aspetto molto delicato: la responsabilità sociale. Non c’è da meravigliarsi, quindi, se il nome di Alitalia, in futuro, sarà accostato a quello di associazioni come “niños con cáncer” o  “Senosalud”, solo per accennare a due tra le più note. Insomma, ad iniziative lodevoli che, come illustra Preziuso, “aiutano ad inserire la compagnia aerea nel tessuto sociale venezolano”.


– Per quello che riguarda, poi, nello specifico la nostra collettività italo-venezolana – afferma –, sono in studio nuove iniziative.


Riconosce senza indugi che la nostra comunità resta sempre il punto di forza dell’Alitalia. Quindi, “non va trascurata; ancor meno, abbandonata”. E’ consapevole che, con la presenza della seconda e terza generazione, la collettività, oggi, non è più quella di ieri. Le strategie per continuare ad averla come cliente, quindi, non possono essere le stesse: devono necessariamente rispondere ai nuovi “imput”.


– I pionieri, ma anche le generazioni successive – sottolinea -, vogliono sentirsi in Italia fin dal loro arrivo a Maiquetia. E’ nostro dovere mantenere viva questa sensazione di appartenenza. Lo consideriamo importantissimo. Ma l’Alitalia deve anche aggiornarsi, ammodernizzarsi, così da coinvolgere le nuove generazioni, che hanno maniere diverse di pensare.


Preziuso, quindi, sostiene che la nostra comunità non può essere un limite: trasformarsi da punto di forza a barriera per ulteriori sviluppi. E spiega:


– Non dobbiamo accontentarci; non possiamo considerarci soddisfatti e appagati. L’Alitalia può essere un vettore “corporated”. Abbiamo già avuto approcci assai interessanti con Pdvsa e altre aziende che operano nell’ambito petrolifero. La nostra ambizione è diventare veramente competitivi.


Il nuovo General manager dell’Alitalia in Venezuela parla con cognizione di causa. Conosce il mercato venezolano. Sa quali ne sono i limiti e le potenzialità. Così, dal suo ufficio, un oasi di pace dove le nuove tecnologie (messenger, skype, facebook) convivono con altre meno moderne, ma ancora non passate definitivamente di moda (telefono e fax), traccia strategie, disegna progetti, costruisce sogni.


Il team di Preziuso è in prevalenza italo-venezolano. E’ una squadra che, sostiene il General manager, “conosce il mercato ed offre alti livelli di professionalità”.


– Ma va motivato – ammette senza esitazione -. E’ indispensabile un processo di “reingeneering”. Insomma, dobbiamo assegnare le persone al posto giusto. Il nostro “team” è costituito da 20, 25 professionisti. Sono ottime persone, tutte valide. In passato, hanno sofferto gli alti e bassi della compagnia.


Nuovi orizzonti per chi vuol fare carriera? Ne è convinto Preziuso che, tra l’altro, sottolinea quanto “sia importante lo sviluppo dei talenti”.


– L’Alitalia, oggi – spiega -, è proprietà della Cai. Non è più una compagnia statale ma una holding privata. C’è spazio per chi vuol fare carriera. In Venezuela, è molto forte il sentimento di italianità. La presenza di tanti, tantissimi connazionali è un valore aggiunto che va valorizzato.


– L’Alitalia, come ha appena affermato, è una holding privata. Verrà gestita con criteri imprenditoriali?


– Si, quella è la parola giusta – commenta -. La gestione aziendale sarà senz’altro improntata su criteri imprenditoriali. Ora dovremo essere tutti più produttivi. Per chi ha le capacità si apre un mondo di possibilità. E’ importante, in questa fase, motivare il personale.


Air France e Alitalia: due compagnie competitive. Ma, si sa, la prima è azionista se non maggioritario, senz’altro importante della seconda. Ed allora, come conciliare questa dualità? Lo chiediamo a Preziuso il quale, anche in questa occasione, non indugia nella risposta.


– E’ vero – spiega -. Il gruppo Air France/Klm è azionista dell’Alitalia. Ed in Venezuela, in Colombia, in Perù, in Ecuador è molto attivo. Lo stesso va detto per Panamà ed altri paesi caraibici, dove è presente Klm, un vettore straordinario.


– Qual è la frontiera tra concorrenza e collaborazione? – incalziamo.


Sorride e illustra:


– Alitalia, Air France e Klm sono tre aziende diverse. Ognuna di esse ha una propria identità; caratteristiche che le distinguono l’una dalle altre. Quindi, è ovvio che la concorrenza rappresenti un qualcosa di normale. E’ la regola del mercato. Non va dimenticato, comunque, che siamo parte di un’alleanza importante: la “Skyteam” Ció permette ad Alitalia, Air France e Klm di offrire un valore aggiunto ai propri clienti.


Ed il valore aggiunto si traduce in fusione di sinergie, specialmente nel tema dei costi. Ad esempio, acquisto di beni immobili, affitto di camere d’albergo per gli equipaggi, impiego ove sia possibile di una unica sala vip, utilizzo di uffici comuni negli aeroporti ed anche della biglietteria. Ma la collaborazione, spiega Preziuso, non finisce qua.


– Vi sono voli Alitalia che, per mancanza di velivoli, sono operati da Air France o Klm – sottolinea -. Ció vuol dire che un cliente pur essendo in possesso di un biglietto Alitalia può essere imbarcato su un volo Air France o Klm. Questo, però, viene annunciato come volo Alitalia. Accade, ad esempio, in centroamerica. Sono operazioni congiunte – insiste – assai positive per quei vettori che operano in rotte per le quali ancora non ha aerei disponibili. Come Alitalia, appunto. Quando avremo i nuovi velivoli, poco a poco, quelle rotte verranno operate completamente dalla nostra compagnia di bandiera. Come dicono gli americani, bisogna avanzare “step by step”.


 


 


La prima volta


 


CARACAS – Prima o poi doveva accadere. Anzi, quel che sorprende è che sia trascorso così tanto tempo. Un italo-venezolano è finalmente “General manager” dell’Alitalia in Venezuela e dei paesi caraibici. Una grande soddisfazione, ma anche una grande responsabilità. Tocca a Gibson Preziuso Urbaneja inaugurare un’esperienza che, lo speriamo di cuore, possa essere coronata dal successo.


Loquace, buon conversatore ma, nello stesso tempo, prudente. Parla volentieri dei suoi progetti, delle sue ambizioni, delle sue speranze. Il suo ottimismo è contagioso.


– Ci sono amici – ci dice divertito – che mi considerano un “vecchio coccodrillo”, una vecchia volpe. Lo fanno con affetto. E, d’altronde, non hanno tutti i torti. Conosco questo mercato. Mi ci sono formato. I primi passi li ho fatti nella vecchia Aereopostal. E’ stata un’esperienza bellissima, prima nello scalo di Maiquetia e poi a Caracas, come “Gerente de Reservaciones y Control de Espacios”. Sono stato l’ultimo direttore di commercializzazione della compagnia.


Spulcia tra i ricordi, sorride e racconta:


– Sono stato tra i responsabili della crescita internazionale di Aereopostal. Quando fui chiamato a far parte di quella squadra, era un vettore essenzialmente nazionale. Aveva solo un paio di voli a Curacao e Aruba. Riuscimmo a trasformarlo. Aprimmo voli a La Habana, in altri destini caraibici e a Orlando e Atlanta. Ad Hartsfiel-Jackson, l’aeroporto di Atlanta, ricordo, volavano solo British Airway, Mexicana de Aviación, Klm e Jamaica. Il resto era vettori nordamericani.


A suo giudizio la chiusura di Aereopostal più che a ragioni aziendali ed economiche rispose ad interessi di carattere politico. Da Aereopostal passò a Air France. Fu “una magnifica esperienza”, che lo portò fino a Montreal.


– Sono francofilo e francofono – sostiene scherzosamente per poi proseguire:


– Ero il direttore commerciale di Air France per il Venezuela ed i Caraibi quando, nel 2002, Marcello Grimaldi  mi convinse di assumere nuove sfide, in Alitalia. Oggi, col senno del poi, posso dire che fu senz’altro una decisione vincente.


Promosso “General manager” per i paesi andini e centroamericani, lascia il Venezuela per gestire l’Alitalia in Colombia, Ecuador, Perù,  Bolivia, Panamà, Costa Rica ed altri piccoli paesi caraibici.


– Ed eccomi qui – conclude -. Con la ristrutturazione dell’Alitalia mi è stato proposto di tornare in Venezuela come General manager.


– Cosa si sente ad essere il primo italo-venezolano ad assumere una tale responsabilità?


– Contento – risponde -. E’ naturalmente motivo d’orgoglio. E’ una domanda che mi è stata già fatta da amici. Devo dire che la prima cosa che ho pensato, io che sono figlio di un emigrante campano, è che mio padre ha finalmente fatto l’America. Mi ritengo molto fortunato. Conosco le due realtà nelle quali mi tocca agire. Mia madre è venezolana ed io mi sento venezolano al 100 per cento. Conosco come pensano e come agiscono i venezolani. Ma mio padre è italiano. Ed io mi sento italiano al 100 per cento. Ho vissuto molto tempo in Italia e so come pensano ed agiscono gli italiani. Sono parte di queste due realtà. E poi, conosco molto bene il mercato venezolano; tutti gli operatori turistici del Paese, da quelli di San Cristobal a quelli di Cumaná, da quelli di Porlamar a quelli di Puerto Ayacucho. Ciò facilita molto il mio lavoro. E, sono sicuro, mi permetterà di raggiungere l’obiettivo che mi sono posto: il potenziamento e la crescita dell’Alitalia in Venezuela.