Dietro-front di Bossi: “Sull’Inno solo forzature”


Roma – “Per non parlare dei salari, delle gabbie salariali e della necessità di aumentare i salari si sono inventati che la Lega è contro l’inno italiano. Invece noi siamo per aumentare i salari e chiediamo i salari su base territoriale legandoli al costo della vita’’.


Ai microfoni di Sky Tg24, il leader della Lega Umberto Bossi precisa il senso delle sue parole sull’inno d’Italia.


– I giornali d’estate – spiega il ministro delle Riforme – non vendono, per questo fanno qualche forzatura. Ho detto che ero commosso per il fatto che i padani conoscessero benissimo l’inno della Padania ‘Va pensiero’. Da lì – sottolinea il numero uno del Carroccio – uno può fare della dietrologia: se cantano ‘Va pensiero’ sono contro ‘Fratelli d’Italia’, ma non è così.


Per Italo Bocchino, vicecapogruppo del Pdl alla Camera, “con le sue parole di precisazione, Bossi conferma che le proposte su inno e dialetti sono soltanto boutade estive per fare un po’ di propaganda in vista delle elezioni regionali”.


Quanto alla proposta di Calderoli sui dialetti, “non solo è fuori dal programma di governo e dai vincoli di maggioranza, ma – rimarca Bocchino – è anche irrispettosa del galateo istituzionale”.


– Calderoli, infatti – precisa Bocchino -, è soltanto il ministro della Semplificazione legislativa e non ha competenza in materia. La competenza è del ministro Gelmini, che essendo una donna intelligente, sarà certamente contraria alla boutade estiva della Lega. Se invece Calderoli parlava soltanto come vice di Bossi e pensava ad una proposta di legge parlamentare, sappia – avverte Bocchino – che i deputati provenienti da Alleanza nazionale non la voteranno mai.


Intanto il presidente del movimento “Io Sud”, la senatrice ex An Adriana Poli Bortone, interviene nel dibattito politico intorno alle proposte della Lega e lancia un appello ai meridionali.


– Se Bossi insiste con la cancellazione dell’Inno di Mameli e la divisione dell’Italia – sottolinea con forza Adriana Poli Bortone – come presidente di “Io Sud” lancio l’appello a tutti i meridionali, quelli che vivono al Sud, ma anche a quanti vivono nel resto d’Italia, a non acquistare prodotti della Padania fino a quando non tornerà la ragionevolezza e quindi un’Italia federale all’interno di una Nazione unitaria.