Hudson, l’allarme: “Potete spostare quel Piper?” Ma il controllore chiacchera al telefono


NEW YORK – Chiacchiere e scherzi al telefono su una grigliata, sul gas da fare, su un gatto morto da bruciare. Poi il gelo, e l’orrore. “O mio Dio! Ho sentito giusto?”. Siamo a New York sabato 8 agosto, alle 11.55, l’ora della collisioane nei cieli sopra il fiume Hudson tra un Piper e l’elicottero Liberty Tours con a bordo cinque turisti italiani.


Nell’ufficio dell’aeroporto di Teterboro una donna ha appena sentito l’annuncio: “Un aereo si è scontrato con un elicottero a sud del Lincoln Tunnel un minuto fa”. Lei stenta a crederci, chiede all’amico controllore di volo: “Ho sentito giusto?”. Lui, Carl Turner, è di servizio nella torre di Teterboro che aveva dato l’ok al decollo del Piper. Fino a quel momento con la testa altrove, a conversare al telefono con quella donna che è la sua fidanzata, in un ufficio separato dello scalo di Teterboro nel New Jersey. La loro telefonata è già scandalo.


La Federal Aviation Authority ha sospeso Turner e l’ha sottoposto a provvedimento disciplinare, per “comportamento inappropriato”. Il National Safety Transportation Board ha ipotizzato una precisa responsabilità del controllore per il crash sullo Hudson in cui sono morte nove persone, anche se poi ha fatto una parziale retromarcia. Ora la trascrizione di quei minuti di dialogo restituisce una scena agghiacciante.


Fino alle 11 e 50 i nastri registrati riportano un contatto di routine fra il controllore Turner e il pilota del piccolo velivolo da turismo Stephen Altman. Dalla torre di Teterboro arriva la segnalazione che un pilota (non quello con gli italiani a bordo) ha avvistato il Piper in arrivo sopra lo Hudson: questo è un dettaglio che viene alla luce solo adesso. “L’elicottero ti ha visto” dice Turner alla radio, “grazie” risponde Altman. Poi il controllore comincia a parlare con l’amica: “Abbiamo gas per le bombole della grigliata?” Poi scherza, “diamo fuoco al gatto”, allude ad un gatto morto ritrovato nell’aeroporto. Lei: “Disgustoso, che schifo”. Lui: “Ma non lo fanno i cinesi?”.


Alle 11 e 52 in questa conversazione irrompe un messaggio dalla torre di controllo di Newark, il più grande scalo del New Jersey. “Teterboro, qui Newark – chiamano i controllori dell’altro aeroporto con competenza sul corridoio aereo dello Hudson – non potresti deviare quel tizio per allontanarlo dall’altro traffico per favore?” Turner ha ben altro per la testa e non capisce subito: “Ripeti, Newark”. Le istruzioni s’incrociano ma nel frattempo il tecnico di Teterboro non interrompe la telefonata con la fidanzata, il dialogo fra i due va avanti. Alle 11 e 53 Turner ha la sensazione che qualcosa giri storto: “Accidenti”. “Che succede” gli chiede la donna. Quattro secondi prima della collisione, smette di parlare con lei e chiede notizie a Newark sul Piper. La risposta terribile arriva un minuto dopo: “Credo che sia andato giù, nello Hudson”. Due minuti dopo Turner chiama di nuovo la sua amica, che sente la notizia alla radio.