Diego ispira, Ferrara sorride


TORINO – Grande Diego, bella Juve nel primo e poi piccola nel secondo tempo. Ma basta e avanza per battere un Chievo che non si è mai arreso e che nella ripresa ha messo sotto i bianconeri con una condizione fisica nettamente superiore. Il brasiliano è come uscito da un’ostrica, presentando la sua perla al campionato italiano: un gioiello fatto di assist (suo quello per il gol di Iaquinta), cambi di passo prepotenti, illuminazioni di gioco che non si vedevano dai tempi di Zidane, ma anche robustezza nei contrasti e bacchetta da direttore d’orchestra. Insomma, la Juve della qualità e dei piedi buoni nel primo tempo ha fatto stropicciare gli occhi agli spettatori, cercando il gol sempre in maniera diversa, segnandone uno e sfiorandone altri tre, con lo stesso Iaquinta (miracolo di Sorrentino), con Tiago e con lo stesso Diego.


Purtroppo per la Signora, già priva di grossi calibri come Sissoko, Melo e Del Piero, rimasto in tribuna per i postumi del mal di schiena, i piedi buoni non li hanno i terzini, unico sbocco alla manovra dalle fasce nello schema di Ferrara. Grygera da una parte e Salihamidzic dall’altra (ma De Ceglie, entrato al suo posto, non ha fatto meglio), hanno vanificato le ottime idee del nuovo re bianconero, ma anche di un Tiago ritrovato e ben sorretto da Marchisio e Poulsen, che ha vinto almeno stasera la battaglia del riscatto tecnico. E così, nella ripresa, è stata notte fonda: il Chievo arrivava prima su ogni palla, schiacciava i bianconeri senza benzina e arrivava due volte a un passo dal pari, con Pellissier a tu per tu con Buffon al 10’ e nel finale con Frey che ha tolto una palla sicura di testa al centravanti suo compagno. Poi ci sono due sospetti arbitrali, una strattonata in area su Pellissier e una mancata doppia ammonizione a Poulsen, compensata da una palla del Chievo raccolta oltre il limite del campo e rigiocata pericolosamente. In mezzo, c’é anche un palo di Amauri su assist naturalmente di Diego, ma il 2-0 avrebbe punito troppo severamente i veneti.


Alla Juve tutta luci o quasi di centrocampo e attacco, risponde quella tutta ombre della difesa. Con il 4-3-1-2, senza gli uomini adatti (cioé stasera Sissoko, Melo e due terzini di corsa) il centrocampo avversario ha il sopravvento sulle fasce, anche quello del Chievo di stasera, che pure giocava con un modulo speculare, ma aveva interpreti più reattivi in dinamismo. La Juve ha sofferto in particolare a destra, dove spesso Grygera si trovava con un uomo in più da marcare e il Chievo spesso l’ha fatta da padrone in quella zona. Ma anche a sinistra la manovra gialloblù era troppo fluida e con un passaggio Luciano arrivava in zona pericolosa. Buon per Ferrara che Cannavaro ha ancora nei piedi giocate da Pallone d’oro, perché la squadra ha rischiato troppo anche contro un avversario senza fuoriclasse capaci di giocate straordinarie, ma ‘soltanto’ bravissimo nelle sovrapposizioni. Considerata la serata da canicola, il fiatone ancora in agguato e le grandi assenze, per la Juve è buona la prima, soprattutto alla luce del risultato dell’Inter. Luciano, Pellissier, Yepes e Sorrentino i migliori tra gli ospiti, ma complimenti a Di Carlo, perché la squadra è la fotocopia di quella che ha salvato lo scorso anno.


JUVENTUS (4-3-1-2): Buffon 6, Grygera 5.5, Cannavaro 6.5, Chiellini 6, Salihamidzic 5 (1’ st De Ceglie 5.5), Tiago 6 (28’ st Marrone sv), Marchisio 6.5, Poulsen 6.5, Diego 7.5 (41’ st Camoranesi sv), Amauri 6.5, Iaquinta 6.5. (13 Manninger, 19 Molinaro, 33 Legrottaglie, 17 Trezeguet). All.: Ferrara 7


CHIEVO (4-3-1-2): Sorrentino 6, Frey 6, Morero 6, Yepes 6.5, Mantovani 6, Luciano 7, Marcolini 6 (21’ st Bentivoglio 6), Rigoni 6, Pinzi 6.5 (37’ st De Paula sv), Bogdani 6 (25’ st Granoche 6), Pellissier 6.5. (18 Squizzi, 5 Mandelli, 8 Malagò, 19 Ariatti). All.: Di Carlo 7.


Arbitro: Gava di Conegliano Veneto 6


Reti: 11’ Iaquinta Angoli: 9-2 per la Juventus Recupero: 2’ e 3’ Ammoniti: Rigoni, Poulsen, Pinzi, Cannavaro, Marrone per gioco falloso. Note: caldo afoso, spettatori 20 mila circa.