I dolori dell’emigrante e la bellezza del pianto

CARACAS – Le gioie per l’emigrante arrivano solo dopo l’integrazione. E… perché l’uomo non dovrebbe piangere? Queste le due riflessioni che Antonio De Santis ha tradotto in toccanti poesie: “Valenzano memory” e “Lacrime”.


La prima dipinge in maniera semplice e concisa le emozioni che tanti lettori, separati dall’oceano dal proprio paese d’origine, hanno provato nel corso della vita. Antonio descrive con schietezza i sentimenti dell’emigrante italiano, arrivato nel dopoguerra, che solo poche volte è potuto tornare nella propria casa natale. La piazza, la chiesa, il bosco, i giochi, le abitudini di altri tempi… sono tutte immagini che chi è emigrato ha tenuto ben impresse nella sua memoria. Ma oggi non è più così. Non vi è bisogno solo della memoria per ricordare e rimanere legati alle proprie origini. Gli emigranti di oggi hanno a disposizione, oltre a mezzi di trasporto più veloci ed economici, anche nuovi strumenti per rimanere in contatto con la propria città natale (network, mail, cellulare). E il più delle volte né gli italiani né i venezolani emigrano più con una valigia di cartone.


“Le gioie dell’emigrante sono poche – spiega Antonio con tono sincero -. La felicità arriva solo dopo l’integrazione. Ma è difficile riuscirci ed è facile rompere i legami con il luogo d’origine. I primi anni dopo l’arrivo sono struggenti e si vivono nella nostalgia”. Poi con un ampio sguardo al mondo dell’emigrazione sostiene: “Molti italiani arrivati in Venezuela sono ascesi nella vita: questi sono quelli che si assurgono a modello. Ma tanti altri di cui non si parla, sono invece ‘andati giù’ “.


In “Lacrime”, invece, non è solo l’emigrante che si può ritrovare, ma tutti. Visto che all’uomo è proibito piangere, Antonio si è chiesto il perché di questo fermo divieto.


“Perché i ‘machos’ non possono piangere? L’uomo come la donna – afferma partendo dal presupposto di un’eguaglianza sostanziale tra i generi – sono essere umani che provano emozioni. Il pianto è solo la manifestazione di una sensibilità dinanzi alla gioia e al dolore. Io, per esempio, ho pianto quando ho scritto ‘Lacrime’”.


Allora forse vivere senza piangere è come vivere senza sentire?


“A volte sono invaso da emozioni forti, ho bisogno subito di fissarle su un pezzo di carta – così spiega l’iter della creazione di un poema -. Da quindici anni ho preso l’abitudine di fermarmi, prendere il mio taccuino e scrivere dei frammenti, che poi ricompongo in poesie. Per me la fiaba più bella, da cui ho preso ispirazione, è ‘La piccola fiammiferaia’ per la sua semplicità e tenerezza”.


Circondato dalle foto della sua famiglia, Antonio seduto davanti alla scrivania si ferma a riflettere e, corrugando la fronte, racconta la storia della sua emigrazione:


Sbarcato in Venezuela ventitrenne, nel ’65, si è diplomato al liceo classico a Merida. Ha vissuto a Valencia dove si è sposato con una ragazza di un paesino limitrofo, a soli 3 km, dal suo: Valenzano, in provincia di Bari. Prima di attraversare l’oceano alla volta del nuovo mondo faceva il falegname, in Venezuela ha svolto diversi lavori e oggi è membro dell’Associazione dei pugliesi di Carabobo e possiede un negozio di autoricambi.


Due poemi. Due emozioni. Due ricordi. Due immagini. Questo quello che Antonio offre alla Collettività per farla riflettere.


 


Lacrime



di Antonio de Santis



“Vellutate, celestiali e fantasiose


giù dalle gote scendono silenziose,


splendenti, morbide e diamantine,


sì gemme luccicanti e cristalline.



Il mistero che rinchiudono in sé


al mondo nessuno mai svelare poté.


Rivelatrici di grandi emozioni,


di vittorie, trionfi e delusioni.



Le loro leggende emotive e tante,


sono dolorose, alcune di gioia altre.


Tenere e preste sono nell’ apparire,


quando l’amorosa tresca e sul finire.



Una fanciulla ansia per soffocare


la furtiva che vorrebbe erogare,


quando l’innamorato suo appare,


e tutto il suo essere fa estasiare.



Dei nostri trecento valorosi eroi,


que lottaron per la patria e per noi,


nessuno mai dimentica dai loro visi,


le cocenti lacrime e i bei sorrisi.



Sopprimerle non è nessun vanto,


ed io contenerle non potetti quando,


abbandonar dovetti la terra natia,


ed a mancar mi venne la madre mia”.


 


Valenzano memory



di Antonio de Santis



“Culla dei miei avi, mio bel paesino


ove son nato un bel di’ settembrino,


lontano da te anni fa’ sono andato


con i capelli non più scuri ritornato.



Tu conoscevi i miei pregi e diletto,


ma sono andato via ancor giovinetto,


euforico e ottimista alla partenza,


assai ben diversa era l’esperienza.



Al ritorno ti ho trovato in salute


molte opere nuove a me sconosciute,


trovoti moderno bello ed elegante,


sei l’invidia del paesino limitante.



Il boschetto periferico non c’è più


portandosi i ricordi della gioventù,


oleandri e pini di tanta storia,


sono sempre vivi nella mia memoria.



La fiaccola dell’ amore pel paesino,


arde anche se non gli sto vicino,


Valenzano tanto amato paesino mio,


tornare da te sempre anelo anch’io”