In Italia un cittadino su sette a rischio povertà

Roma – Un contribuente italiano su sette è a rischio povertà e le maggiori criticità si registrano nei piccoli capoluoghi sardi e al Centro-Nord. Rimini, Brescia, Cesena, Verbania e soprattutto alcune piccole città della Sardegna quali Villacidro, Sanluri e Tortolì sono i comuni capoluogo che presentano il maggior numero di soggetti con reddito inferiore alla soglia di povertà. A rilevarlo è una ricerca effettuata dal Centro Studi Sintesi di Venezia sul ‘rischio povertà’ a livello territoriale, realizzata su l’elaborazione di dati 2006 Istat e Mef-Dipartimento delle finanze.


L’indice del rischio di povertà locale, sottolinea il Centro Studi Sintesi, esprime la percentuale di contribuenti che dichiarano un reddito inferiore ad una determinata soglia critica. Questa soglia è variabile da comune a comune, in quanto dipende sostanzialmente dai differenti livelli di spesa per consumi delle famiglie, dalla dimensione media familiare e dal numero medio di percettori di reddito per ciascun nucleo familiare.


Considerando i 114 comuni capoluogo di provincia, la ricerca rileva che nel 2006 circa il 14,5 per cento dei contribuenti (1,4 milioni di individui) dichiara un reddito inferiore alla soglia media di povertà locale pari a 10.388 euro annui, a fronte del quale il reddito medio è di 24.593 euro.


(Continua a pagina 6)


 


L’analisi per singoli comuni realizzata dal Centro Studi Sintesi di Venezia evidenzia che Villacidro, cittadina di 14.000 abitanti e capoluogo della nuova provincia sarda di Medio Campidano, è il comune più esposto al rischio “povertà’’, in quanto il 32,2 per cento dei contribuenti presenta un livello di reddito inferiore alla soglia di povertà locale.


Al secondo posto si colloca Rimini, con una quota di contribuenti con reddito al di sotto della soglia di povertà locale del 26,3 per cento: il capoluogo romagnolo, infatti, fa registrare un reddito medio inferiore di circa 4.300 euro alla media nazionale, con una forte presenza di redditi inferiori ai 10.000 euro (il 18,1 per cento dei contribuenti, a fronte di una media del 12,8 per cento) ed un livello elevato di spesa per consumi che fa innalzare la soglia di povertà ben oltre il riferimento medio generale.


Tuttavia, sulla situazione di Rimini, ha un peso rilevante l’economia turistica e la relativa presenza di numerosi soggetti impiegati in lavori stagionali, quindi con redditi tendenzialmente più bassi. Dopo Rimini, la graduatoria è composta da altre due piccole città sarde, Sanluri e Tortolì, rispettivamente col 24,8 per cento e 23,0 per cento di soggetti a ‘rischio povertà’, e da comuni del Nord come Brescia (21,7 per cento), Cesena (20,7 per cento) e Verbania (20,3 per cento). Minori quote di contribuenti al di sotto della soglia di povertà locale si registrano in città del Mezzogiorno come Avellino (6,6 per cento), Potenza (6,8 per cento), L’Aquila (7,1 per cento) e Matera (7,2 per cento).


Restringendo l’osservazione alle grandi città, la ricerca rileva che Torino, con il 19,1 per cento dei contribuenti con livello di reddito inferiore alla soglia di povertà locale, si attesta sull’11ma posizione e risulta in una situazione più rischiosa di Napoli (16,4 per cento) che occupa la 36ma posizione. Inoltre, Roma (11,5 per cento) con l’80ma posizione sembra stare meglio di Milano (19,1 per cento) che si attesta sulla 12ma posizione, mentre Genova (13,9 per cento) al 57mo posto appare più ‘tranquilla’ rispetto a Venezia (17,4 per cento) che occupa il 26mo posto.