La recessione rallenta e la ripresa arriverà prima

PARIGI – Miglioramenti negli Stati Uniti e dei mercati immobiliari inglesi, rimbalzi dei mercati azionari e rientro nel costo del finanziamento del mercato monetario. Sono tra le relazioni favorevoli che suggeriscono che la ripresa economica arriverà prima del previsto. Lo spiega l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse).


“Sulla base di alcuni indicatori l’Ocse prevede un recupero prima di quanto previsto qualche mese fa”. Come conseguenza del miglioramento della situazione, “il tasso di deterioramento delle condizioni del mercato del lavoro dovrebbe migliorare“. Tuttavia non tutte le notizie sono buone: ad esempio, “i prestiti bancari continuano a diminuire e le preoccupazioni circa la salute del sistema bancario rimangono“.


Inoltre, il recupero dovrebbe essere debole per qualche tempo, il che significa che le politiche di forte stimolo saranno necessarie a breve termine. Questo significa anche che i tassi di interesse, che sono attualmente a livelli storicamente bassi, non devono essere normalizzati “fino a buona parte del 2010 e in alcuni casi anche al di là”, spiega l’Ocse.


Quanto alla recessione, rallenta nei paesi del G7. Secondo l’Ocse il Pil delle principali economie mondiali dovrebbe scendere quest’anno del 3,7%, rispetto alla precedente stima di giugno (-4,1%).


Segnali positivi anche per l’Italia dove per il 2009 l’organizzazione parigina stima una contrazione del prodotto interno lordo del 5,2%, a fronte del -5,5% stimato a giugno.


Nell’area dell’euro il Pil dovrebbe registrare un calo del 3,9% (contro -4,8% previsto a giugno). In Germania dovrebbe segnare un calo del 4,8% nel 2009 (contro -6,1%), in Francia del 2,1% (contro -3%) e in Canada del 2,5% (contro -2,6%). Nel Regno Unito le stime sono peggiorate e il Pil, inizialmente stimato in calo del 4,3%, dovrebbe registrare una contrazione del 4,7%.


La stima per gli Stati Uniti resta invariata e quindi il prodotto interno lordo dovrebbe registrare una contrazione del 2,8% quest’anno. In Giappone, invece, dovrebbe segnare un calo del 5,6% contro il -6,8% precedentemente stimato.