Clima, al via in Bolivia il forum alternativo

COCHABAMBA – Un mix eterogeneo di 15.000 indigeni, scienziati, sindacalisti, politici e qualche star di Hollywood arriverà in Bolivia per la “conferenza dei popoli” sul riscaldamento globale, la risposta dei movimenti ai negoziati sul clima Onu per il momento impantanati.

La conferenza di Cochabamba, cittadina sull’altopiano centrale boliviano, vuole essere una via di mezzo tra una “Porto Alegre del clima”, una versione ambientale del Forum sociale mondiale, e una tribuna per i leader dell’America latina. Al convegno partecipano, a fianco del boliviano Evo Morales, quattro capi di Stato, il venezuelano Hugo Chavez, il nicaraguense Daniel Ortega, l’ecuadoriano Rafael Correa e il paraguaiano Fernando Lugo.


Ma la presenza dei vip dell’ecologia, dei diritti umani, dell’altermondialialismo e di una manciata di star farà della ‘Conferenza mondiale dei popoli sul cambiamento climatico, e i diritti di madre terra’ l’appuntamento climatico alla moda del 2010. Vi sono attesi la sociologa canadese Naomi Klein, il climatologo militante della Nasa James Hansen, l’eurodeputato José Bové e il premio Nobel per la pace Adolfo Perez Esquivel oltre all’attore Usa Danny Glover e al regista di Avatar James Cameron.


Il forum di Cochabamba si apre in piena crisi dei negoziati Onu sul clima, dopo l’accordo di minima a Copenaghen per limitare il riscaldamento a due gradi e in attesa di risultati limitati dal prossimo round di Cancun, in Messico, a dicembre.
Per la Bolivia, che si presenta come il motore della mobilitazione per “Pachamama” (la Madre Terra nella cosmologia andina) “l’unico modo di rimettere sui binari i negoziati Onu è di farvi partecipare la società civile”, nelle parole del suo ambasciatore all’Onu, Pablo Solon.

Il brainstorming sulle Ande ha l’ambizione di influenzare l’agenda mondiale sul clima, di far sentire la voce di “chi non ha voce” ed è più colpito dal riscaldamento globale. Questo all’indomani della riunione a Washington del Major economies forum, che riunisce 17 grandi economie, responsabili dell’80% delle emissioni di gas serra mondiali.
Cochabamba non mancherà di ricordare che attorno al luogo del forum i ghiacciai si sciolgono a vista d’occhio: secondo la Commissione economica dell’America latina dell’Onu, la Bolivia, l’Ecuador e il Perù sono i paesi la cui biodiversità è più minacciata dal riscaldamento globale. Nel menu della conferenza il “debito ecologico” dei paesi industrializzati, l’instaurazione di un “tribunale climatico” e un referendum planetario per dettare le scelte sul clima: tutte le proposte di Morales al vertice di Copenaghen.


Nel nome del loro “saper convivere” con il pianeta, i delegati indigeni chiederanno formalmente di essere inclusi nella Conferenza Onu di Cancun, “non più come figuranti o osservatori, ma come partecipanti”, ha detto Rafael Quispe, indio aymara del principale consiglio indio di Bolivia. Il programma del forum ha un filo conduttore: “il cambiamento climatico non è solo un problema ambientale, tecnologico o finanziario, ma di stile di vita, di di modello occidentale di cupidigia capitalista”.

Con queste premesse Cochabamba, a 2.500 metri sul livello del mare, sarà una boccata d’ossigeno tra Copenaghen e Cancun o un semplice sfogo anticapitalistico, senza esiti, con un finale giocoso il 22 aprile per la giornata della Terra? Nel dubbio il comune di Cochabamba ha decretato una “settimana asciutta”, proibendo la vendita e il consumo di alcol sul territorio comunale.