Nel Popolo della Libertà nasce la corrente di Fini

“Non ho intenzione di stare zitto né di togliere il disturbo”. Gianfranco Fini lo dice durante la riunione con gli ex An che andranno a far parte della componente interna del Pdl vicina alle posizioni del presidente della Camera. I finiani hanno firmato un documento, dove si spiega che viene data fiducia a Fini per esporre i temi avanzati alla direzione nazionale del partito di domani. Fini ha assicurato lealtà al governo ma “ora si apre una fase nuova con un confronto aperto nel partito.

Il Pdl è un progetto politico riuscito solo in parte”, il problema “non è di poltrone o di potere”, la questione è che “c’è una scarsa attenzione alla coesione sociale del Paese” e il motivo è da ricondurre “al rapporto con la Lega”.”Ci sono punti di vista diversi tra me e il premier”, osserva presidente della Camera, e “se giovedì usciremo con un’ampia maggioranza sul documento del presidente nel Consiglio, ma con una pattuglia minoritaria significa che ci sarà un confronto
aperto. Spero che Berlusconi accetti che esista un dissenso, vedremo quali saranno i patti consentiti a questa
minoranza interna”.

Nel documento dei finiani tra l’altro si sottolinea: “Occorre rilanciare il progetto del Pdl aperto a tutte le componenti del partito” e ancora: “L’opinione pubblica si aspetta una fase più incisiva
dell’azione del governo”. È poi Ffwebmagazine, il periodico online della Fondazione FareFuturo, a evidenziare
la proposta dei finiani: “Arriva il momento in cui la normalità divenata rivoluzionaria. Arriva il momento in cui
la politica diventa una cosa seria. In cui i contenuti, gli ideali, le differenze hanno un senso dal quale non si
può più prescindere. Arriva il momento in cui l’obbedienza non può essere un valore. In cui disobbedire
è onesto. E morale, in cui qualcuno deve alzare la testa e dire quel che non va, quel che non piace, quel che non sopporta. Arriva il momento in cui bisogna conquistarsi i propri spazi di libertà, di partecipazione”.

Il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, definita un ‘pontiere’ tra Berlusconi e Fini rileva: “Mi pare che la disgregazione del partito sia al momento scongiurata e ne sono felice: sarebbe stato un autentico suicidio per
un’intera storia. Lavoro perché si trovi un accordo forte. Tuttavia se proprio si vuole fare una minoranza non
sarebbe un dramma, i partiti si sono sempre articolati cosi”. Più netto il parere il ministro per l’Attuazione
del programma di governo, Gianfranco Rotondi: “La gente sta con Berlusconi e non se ne importa se facciamo un Pdl o due o tre. Più ci dividiamo e più facciamo un favore alla Lega, che appare agli elettori più berlusconiana del Pdl”.