Carcere all’ex-dittatore italo-argentino Bignone

BUENOS AIRES – L’ex generale italo-argentino Reynaldo Benito Antonio Bignone Ramayón è stato condannato a 25 anni di carcere per crimini contro l’umanità, tra i quali 56 omicidi, sequestri e torture di prigionieri politici. La sentenza è stata emessa da un tribunale di San Martin, in provincia di Buenos Aires. La corte ha revocato a Bignone, che oggi ha 82 anni, gli arresti domiciliari ed ha disposto che sconti la sua pena in carcere.

Bignone, ultimo “presidente” designato della giunta militare, era sotto processo per atrocità compiute quando era vice comandante nella famigerata base militare di Campo de Mayo tra il 1976 e il 1978.
Con Bignone, i cui legali hanno annunciato ricorso in appello, sono stati condannati a 25 anni di prigione i due ex generali Santiago Omar Riveros e Fernando Verplaetsen. All’ex militare Carlos Tepedino sono stati comminati 20 anni di carcere Altri due ex esponenti della dittatura, Jorge Garcia e Eugenio Guanabens Perellò, sono stati condannati rispettivamente a 18 e 17 anni di carcere. Assolto l’ex poliziotto German Montenegro.

Alla lettura del verdetto presenti familiari di desaparecidos, che hanno molto applaudito. “La giustizia si è fatta attendere parecchio ma alla fine per fortuna è arrivata e questa è la cosa importante” ha commentato soddisfatta la presidente Abuelas de Plaza de Mayo Estela Carlotto.
Per il ministro della Giustizia argentino, Julio César Alak, la sentenza è “un atto di giustizia esemplare perché riguarda uno dei più sanguinari rappresentanti del genocidio nazionale tra gli anni 1976 e 1983”.
“Non può aspettarsi altro chi ha commesso tante atrocità”, ha detto il sottosegretario per i diritti umani, Eduardo Luis Duhalde dicendosi “soddisfatto” per la condanna.


Soddisfazione per la sentenza anche da parte della senatrice italo-argentina Mirella Giai. “La pena inflitta all’ex dittatore Reynaldo Bignone rappresenta un punto di svolta per tutti quei crimini avvenuti durante la dittatura e per tutte quelle violenze consumate nei confronti di persone innocenti” ha commentato Mirella Giai da Rosario, dove si trova in questi giorni.
“Chi si è reso complice di quei terribili delitti è giusto che paghi; nessun ideale può giustificare l’efferatezza di quegli omicidi che hanno cancellato un’intera generazione” ha rimarcato Giai. “Questa condanna – ha concluso la senatrice – chiude un’altra triste pagina del nostro Paese”.