Maldini e la moglie indagati per corruzione

MILANO – Per lui le accuse sono di corruzione e accesso abusivo al sistema informatico dell’anagrafe tributaria, perché, per evitare controlli fiscali, avrebbe versato soldi e altre “utilità” a un funzionario dell’Agenzia delle entrate, al quale si sarebbe rivolto anche per acquisire dati riservati su un socio, nell’ambito di un’operazione immobiliare che voleva portare a termine.


Maldini, intanto, attraverso il suo legale, l’avvocato Danilo Buongiorno, fa sapere di essere “tranquillo e sereno”. All’ex terzino rossonero e a sua moglie, Adriana Fossa, indagata anche lei per corruzione, è stato notificato nei giorni scorsi l’avviso di chiusura delle indagini, in vista della richiesta di processo, firmato dal pm di Milano Paola Pirotta, nel quale compaiono anche altri 41 indagati. Si tratta di un’inchiesta, avviata tempo fa e proseguita con arresti a più riprese, che coinvolge diversi dipendenti dell’Agenzia delle Entrate e commercialisti, i quali avrebbero aiutato decine di imprenditori e titolari di società ad aggirare i controlli fiscali o ad ottenere trattamenti più favorevoli.


Il nome di Maldini, invece, era già comparso nell’indagine nei mesi scorsi, quando era finito in carcere il funzionario dell’Agenzia delle entrate Luciano Bressi. Tramite Bressi Maldini avrebbe acquisito “dati riservati” e di qui l’accusa di accesso abusivo a sistema informatico. A cui si aggiunge quella ancora ‘inedita’ di corruzione, contestata anche alla moglie.


Maldini e la consorte, stando all’avviso di chiusura indagini, fino al 23 giugno del 2009 avrebbero corrotto Bressi, titolare anche di uno studio commerciale, con somme di denaro per garantirsi “‘l’esenzione di controlli fiscali da parte dell’ufficio di Milano 1” dell’Agenzia delle entrate. Come si legge nel capo di imputazione, i coniugi Maldini avrebbero offerto a Bressi, come contropartita, non solo “l’onorario per lo studio (circa 40 mila euro annui)” ma anche la “procura speciale” della loro società, la Velvet Sas, “da cui scaturivano ingenti corrispettivi ‘in nero’ (somma non inferiore a 185 mila euro)”. Bressi, da parte sua, agiva “in violazione dei principi di imparzialità e trasparenza e con l’assenso e la consapevolezza di entrambi i coniugi Maldini”, si interessava “e curava personalmente tutte le più svariate pratiche fiscali inerenti” la Velvet “ed i loro interessi personali”, garantendogli “l’esenzione di controlli fiscali”.