Granate a Bangkok: 3 morti e almeno 75 feriti

ANGKOK – Almeno 3 morti e 75 feriti ieri a Bangkok in seguito all’esplosione di 5 granate presso l’incrocio fra Silom e Rama IV road, dove migliaia di manifestanti delle camicie rosse antigovernative e i soldati thailandesi si fronteggiano da lunedì. Fra i feriti anche 4 stranieri, ma la Farnesina ha assicurato che non risultano coinvolti italiani.

Il vice primo ministro per gli Affari di Stato, Suthep Thausuban, ha dichiarato che il governo non ha intenzione di reprimere con la forza la protesta contro il governo, vista la presenza di donne e bambini fra i manifestanti. Le camicie rosse hanno negato ogni responsabilità per le granate, mentre il primo ministro Abhisit Vejjajiva ha convocato una riunione di emergenza dei vertici della sicurezza. Ieri circa 2mila camicie rosse si sono recate al quartier generale dell’Onu, su Ratchadamnoen Nok avenue, nella parte antica di Bangkok, per consegnare la richiesta dell’invio di caschi blu nella capitale thailandese.


“Voglio una forza di peace-keeping dell’Onu per impedire al primo ministro Abhisit Vejjajiva d’inviare soldati per sparare sulle magliette rosse che sono disarmate”, ha dichiarato Weng Tojrakarn, co-leader dell’Udd. Le magliette rosse, vicine all’ex premier Thaksin Shinawatra, hanno iniziato a manifestare a Bangkok il 12 marzo per chiedere lo scioglimento del parlamento e nuove elezioni. Dopo un fallito tentativo di pacificazione, la tensione è ulteriormente salita. Il 10 aprile il governo ha inviato migliaia di soldati per disperdere i manifestanti riuniti sul ponte di Phan Fa, ma ne sono scaturiti scontri con 25 morti, 5 dei quali soldati, e oltre 800 feriti.


I seguaci dell’Udd, in gran parte provenienti dalla Thailandia rurale, occupano dal 3 aprile l’incrocio di Ratchaprasong, bloccando il principale distretto commerciale e dei grandi alberghi. E all’imbocco di Ratchadamri Road, vicino a dove si sono verificate le esplosioni, sono state erette barricate di copertoni e bastoni di bambù appuntiti. L’Udd chiede nuove elezioni nella convinzione che verrebbero vinte dal partito di opposizione Puea Thai, alleato di Thaksin, costretto in esilio all’estero.


Thaksin, è stato primo ministro fra il 2001 e il 2006 prima di venir rovesciato da un colpo di stato militare. Le sue politiche populiste gli hanno conquistato il sostegno delle aree rurali e delle classi più povere, ma gli hanno alienato il l’elite del paese e la classe media di Bangkok. I leader dell’Udd sostengono che Abhisit è giunto al potere dopo un voto orchestrato “dall’elite burocratica”.
Abhisit risponde che dissolvere il parlamento e convocare elezioni non risolverebbe i problemi politici. La Thailandia rimane divisa sulla personalità di Thaksin e la crisi viene aggravata dall’età avanzata del rispettato re Bhumipol, che sembra non controllare la situazione. Nel 2008 un governo vicino a Thaksin cadde sulla spinte delle proteste delle “camicie gialle” dell’Alleanza del Popolo per la Democrazia che occuparono aeroporti ed edifici governativi facendo precipitare il paese nel caos.