Tg1, Tiziana Ferrario: “Gli italiani ricevono un’informazione di parte”

PERUGIA – “Quello che mi è stato fatto è una grande porcata”. A parlare è Tiziana Ferrario, volto noto del telegiornale, che per la prima volta in pubblico ha commentato la scelta del direttore del Tg1 Augusto Minzolini di rimuoverla dalla conduzione.

È successo a Perugia, durante il Festival internazionale di giornalismo, cui la Ferrario ha preso parte come relatrice dell’incontro sul tema “Donne, media e potere”. Alla domanda se tornerà mai a fare il mezzobusto, la risposta è stata: “Purtroppo non dipende da me”.
E mentre sull’argomento cercava di calmare le acque il moderatore del dibattito Angelo Mellone, giornalista de Il Tempo, la Ferrario si è lasciata andare a un breve sfogo seguito dall’applauso della platea della Sala dei Notari.
– Quello che mi è stato fatto è una grande porcata – ha detto al microfono -, i giornali hanno raccontato le loro versioni a seconda delle fonti a disposizione ma il fatto è che non si può occupare un telegiornale di un servizio pubblico. I telespettatori non pagano un tg per ricevere un’informazione di una parte.

Le dure affermazioni arrivano dopo giorni di tensioni nella redazione diretta da Minzolini, che ha da poco sostituito tre volti noti della tv: oltre alla Ferrario, i giornalisti Paolo Di Giannantonio e Piero Damosso. Su questa scelta erano seguite numerose critiche, comprese quelle dei consiglieri di minoranza della Rai
Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten, consiglieri di minoranza Rai, hanno sottolineato che la situazione “non è più tollerabile” e richiede un intervento del presidente della Rai Garimberti a garanzia di chi lavora nella tv pubblica.
– Ormai è evidente che al Tg1 è in corso una vera e propria epurazione dei giornalisti che non hanno firmato la lettera in favore del direttore – dichiarano i due consiglieri -. La settimana scorsa era toccato al caporedattore Massimo de Strobel, oggi Minzolini ha annunciato al comitato di redazione che sono stati sollevati dal loro incarico di conduttore Tiziana Ferrario, Paolo Di Giannantonio e Piero Damosso, tutti professionisti che hanno contribuito a scrivere la storia di quella che un tempo è stata la più importante testata televisiva.

Avevamo chiesto al direttore generale di fermare il disegno di annientamento dei valori, delle culture e delle autonomia professionali portato avanti con determinazione stalinista dal direttore del Tg1 e pertanto lo riteniamo corresponsabile di queste decisioni. Al presidente – concludono i due consiglieri – chiediamo un intervento a garanzia e in difesa di tutti coloro che in questa azienda hanno lavorato e lavorano con professionalità, serietà ed apprezzamento generale. Quanto sta avvenendo al Tg1 è il segno di un’arroganza che calpesta regole aziendali e dignità personali e per questo non è più tollerabile: non è in gioco soltanto la credibilità di quella testata ma dell’intero servizio pubblico.
Critiche anche da Franco Siddi, segretario Fnsi, il sindacato dei giornalisti.
– Cambi così massicci nella proposizione del principale telegiornale del servizio pubblico – aveva affermato Siddi -, che riguardano tre colleghi autorevoli che, guarda caso, appena poche settimane fa non hanno firmato un documento di sostegno al direttore, suscitano più di un dubbio.
Il riferimento era al caso Mills (il 26 febbraio il Tg1 parlò nei titoli di “assoluzione”, non di prescrizione) e alla lettera di solidarietà al direttore firmata soltanto da 95 redattori su 162. La tesi sarebbe che il direttore sostituisce chi non si è schierato con lui.
Una teoria subito smentita dal diretto interessato:
– Sono stati assunti diciotto precari e per dare un segnale di cambiamento al Tg1 bisogna mostrare volti nuovi – ha spiegato Minzolini -. Sono decisioni prese da tempo e i documenti, quelli a favore e quelli contro, non c’entrano assolutamente niente. Sono liturgie che non mi appartengono.
Anche la Ferrario aveva detto la sua con una lettera rivolta ai colleghi Rai e affissa in bacheca:
– La redazione non era mai scesa così in basso. Al Tg1 si sta consumando un disastro. L’ambizione di alcuni di voi e la paura di altri vi impedisce di parlare apertamente. Siamo stati messi gli uni contro gli altri, molti sono emarginati, altri hanno tripli incarichi.

A PERUGIA

Ezio Mauro vs Silvio Berlusconi

PERUGIA – Al Festival internazionale di giornalismo in corso a Perugia è intervenuto anche il direttore di Repubblica, Ezio Mauro. Sollecitato da una domanda sul suo impegno politico, Ezio Mauro ha risposto:
– Io il capo dell’opposizione? No, è solo amore per il mio lavoro. Le 10 domande che per mesi Repubblica ha rivolto, inutilmente, a Berlusconi, sono un esempio di inchiesta giornalistica poco abituale nel nostro paese.
Dopo aver definito Bruno Vespa “il notaio di fiducia di Berlusconi“, Ezio Mauro si è domandato:
– Le bugie del Presidente sono o no un problema politico per l’Italia? In un paese normale tutti i giornalisti avrebbero chiesto a Berlusconi di queste contraddizioni, discrasie, come noi abbiamo fatto con le 10 domande. In Italia, invece, è successo il contrario.

Nel suo intervento al teatro Pavone, gremitissimo, Ezio Mauro, che è stato molto applaudito, ha criticato l’opposizione che non riesce ad approfittare della “crepa tra Berlusconi ed i suoi elettori che continua ad allargarsI“ e per non avere affrontato la questione del conflitto di interessi “anomalia principale”.