Per i toscani una retrocessione tra veleni e contestazioni

LIVORNO – Gli amaranto tuttavia sono retrocessi il 14 febbraio, quando persero in casa con il Bologna. Nel giorno degli innamorati e del 95esimo compleanno del club, i toscani hanno sbagliato la partita della vita: lo scontro diretto con i felsinei ha visto in campo una squadra timorosa e impacciata, incapace di evitare la sconfitta con un Bologna che, durante la gara, aveva perfino perso Di Vaio, il suo uomo migliore.

Da quel momento il Livorno ha vissuto un inarrestabile calvario che ha spazzato via Cosmi e non ha riabilitato Ruotolo, tornato in panchina a Pasqua, dopo l’esonero del tecnico umbro da parte di Spinelli, quando ormai era già in corso una penosa guerra di tutti contro tutti, all’interno del club, e la stagione abbondantemente compromessa. Eppure quando Cosmi fu chiamato in panchina al posto di Ruotolo (il 20 ottobre), la svolta ci fu eccome. Il Livorno inanellò una serie di successi che gli permisero di chiudere il girone di andata nettamente sopra la zona retrocessione e spinsero Cosmi a dichiarare: “Siamo vivi adesso, perché quando sono arrivato ho trovato una squadra che nella testa era già retrocessa”. E forse era vero, non tanto per colpa di Ruotolo quanto perché il Livorno era ed è oggettivamente la squadra con la rosa più debole della serie A. Lo sanno i tifosi (che contestano da mesi anche i giocatori) e non perdonano a Spinelli di avere venduto i pezzi migliori (Diamanti e Candreva) senza sostituirli adeguatamente. E lo sanno, forse, anche i giocatori che alle prime difficoltà hanno alzato bandiera bianca. A rendere tutto più difficile, se non impossibile, poi ci si è messo Spinelli.

Il suo rapporto con Cosmi non è mai stato sereno e a fine gennaio (quando si era capito che il mercato di riparazione era stato gestito solo con l’imperativo di fare cassa) il tecnico, dopo la sconfitta interna con il Napoli, esplicitò il suo stato d’animo annunciando le dimissioni “per divergenze insanabili sulla conduzione tecnica della squadra”. Seguirono due giorni di choc durante i quali squadra e tifosi si schierarono con l’allenatore che alla fine fece pace con Spinelli. Ma ormai era tardi. La tregua mal sopportata dal presidente non portò benefici e il benservito per Cosmi arrivò, il 4 aprile, dopo il pari in trasferta con il Genoa con il conseguente ritorno di Ruotolo in panchina. Tornato a essere però un comandante del Titanic dopo lo scontro con l’iceberg: classifica proibitiva, spogliatoio dilaniato tra fazioni rivali, giocatori e presidente in perenne polemica e tifosi inferociti. Livorno lascia la serie A nella stagione peggiore dell’era Spinelli. Che ora rischia di essere anche l’ultima visto che il patron ha più volte ribadito di voler passare il testimone a qualcun altro.