In carcere 31 caporali di Rosarno, lavoro nero e sfruttamento di immigrati

REGGIO CALABRIA – Duro colpo al caporalato nel reggino. In un’operazione congiunta di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, denominata ‘Migrantes’, a Rosarno sono stati eseguiti 31 provvedimenti cautelari (tra arresti in carcere e ai domiciliari, obblighi di dimora) nei confronti di altrettante persone accusate di associazione per delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina, violazione della normativa prevista nella legislazione del lavoro subordinato, truffa agli enti pubblici. Tra gli arrestati figurano sia italiani che stranieri, finiti in manette grazie alla collaborazione di una quindicina di stranieri, nei confronti dei quali è stata avanzata una richiesta di permesso di soggiorno per motivi speciali.


L’indagine, coordinata dalla procura della Repubblica di Palmi, ha fatto luce sulle storie di caporalato e illegalità diffusa che da anni si sono succedute nella Piana di Gioia Tauro ed ha avuto un input importante dopo la rivolta di Rosarno a gennaio scorso.
Contemporaneamente all’e­se­cu­zione dell’ordinanza di custodia cautelare sono stati sequestrati beni per 10 milioni di euro. Gli investigatori hanno messo i sigilli a venti aziende, di cui cinque cooperative, e sequestrato 200 terreni dove venivano sfruttati gli extracomunitari

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Tre euro per essere portati sul luogo di lavoro a bordo dei furgoncini era il prezzo che gli immigrati dovevano pagare ai caporali per andare a raccogliere arance. Tre euro che dovevano essere scomputati dai 25 euro di paga giornaliera per turni massacranti di lavoro, dall’alba al tramonto, a fronte dei 38 euro di tariffa sindacale, che gli imprenditori agricoli davano loro.


Le posizioni degli indagati sono state distinte: delle 31 ordinanze di custodia cautelare nove in carcere riguardano stranieri che sfruttavano i connazionali, e 21 sono italiani posti agli arresti domiciliari, vale a dire i proprietari dei terreni e gli imprenditori agricoli che facevano lavorare gli extracomunitari in condizioni pessime. Un altro italiano è stato sottoposto all’obbligo di dimora nel comune di residenza. Uno degli immigrati finiti in manette è stato arrestato a Casal di Principe; potrebbe dunque sussistere un forte legame tra i fatti emersi nell’operazione ‘Migrantes’ e le dinamiche del casertano.
“I provvedimenti giudiziari rivolti a perseguire i reati commessi da datori di lavoro e ‘caporali’ in violazione dei diritti fondamentali del lavoro si iscrivono nella più ampia iniziativa di contrasto del lavoro nero in agricoltura che interessa non solo la Regione Calabria ma anche le Regioni Campania e Puglia” ha detto il ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi.


Le tensioni esplose a Rosarno, spiega il ministro, “hanno peraltro solo intensificato una linea adottata sin dall’inizio dell’attività di governo e rivolta a dare assoluta priorità nelle funzioni ispettive alle violazioni più gravi, a partire da quelle che negano con l’impiego di lavoro sommerso tutti i più elementari diritti o determinano con il ‘caporalato’ odiose forme di sfruttamento del lavoro”.


Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha sottolineato in una nota che l’operazione di ieri ‘’dimostra che la strada intrapresa dal governo per riaffermare la presenza dello Stato in Calabria è quella giusta”.
“I fatti confermano una preoccupazione che c’era e danno forza e ragione alla nostra scelta di celebrare a Rosarno il primo maggio” ha dichiarato Guglielmo Epifani, a margine della presentazione del 16° congresso nazionale della Cgil. “Ci sono altre situazioni come Rosarno – ha sottolineato Epifani – in ogni caso dove non c’è legalità, non c’è rispetto del lavoro”.


Intanto, a Rosarno un carabiniere è rimasto ferito a una mano mentre sedava una rissa. Lo ha rivelato il questore di Reggio Calabria, Carmelo Casabona durante la conferenza stampa tenuta in questura per illustrare i dettagli dell’operazione. Nella rissa, scoppiata tra rosarnesi e bulgari, è stata usata una pistola ad aria compressa.

L’operazione smentisce Maroni


ROMA – Gli arresti a Rosarno smentiscono la semplicistica analisi del ministro dell’Interno, Roberto Maroni che aveva parlato di ‘’troppa tolleranza verso gli stranieri’’. Lo afferma Rosa Villecco Calipari, vicepresidente dei deputati del Pd.
– È confermata una realtà malata nella quale uomini senza scrupoli costringono altri a vivere in condizioni di quasi schiavitù, non rispettandone la dignità e violandone i diritti. L’unica tolleranza, alimentata da assenza dello Stato, pessime politiche del Governo in tema d’integrazione, indifferenza, sfascio della Pubblica amministrazione e complicità, era, purtroppo, nei confronti di chi sfruttava questa gente. Il ministro Maroni dovrebbe prendere atto dell’inadeguatezza delle politiche del Governo in tema di immigrazione e del fallimento della legge attuale.


Desidero esprimere gratitudine alle forze dell’ordine che hanno contribuito a cancellare questa brutta e vergognosa pagina dell’Italia repubblicana.