Premier: per divorziare basta uno. Fini: garantiamo lealtà al governo

MONZA – Ancora acque agitate all’interno del Pdl. I due cofondatori Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, dopo le scintille alla Direzione di giovedì scorso, continuano il confronto a distanza. Il premier ha avvisato che per ‘’divorziare basta uno…’’. Mentre il presidente della Camera ha riunito i suoi e messo in chiaro che ‘’non è in discussione la permanenza nel Pdl e nella maggioranza’’.

“Sono esperto di molte cose, urbanistica, sport, editoria, televisione e amministrazione pubblica – ha detto il presidente del Consiglio, nella conferenza stampa conclusiva del vertice Italia-Russia di Lesmo -. Ma sul segreto di una collaborazione proficua in politica non mi esprimo, del resto non ho un’esperienza particolarmente felice nei matrimoni. Comunque ho già detto di non aver litigato con nessuno, per litigare bisogna essere in due, per divorziare basta uno”.

Intanto, l’ex leader di An ha riunito ieri pomeriggio i ‘fedelissimi’, 40-50 circa, nella sala Tatarella alla Camera. “Assoluta lealtà alla maggioranza, al governo e al programma elettorale”, avrebbe detto Fini ai parlamentari del Pdl a lui vicini. Quindi niente voto anticipato ma dobbiamo essere competitivi con la Lega su alcuni temi, in particolare il federalismo, di cui si deve capire esattamente la quantificazione degli oneri.
“Tutti voi avete capito – avrebbe affermato Fini nella sala rimasta lontana dalla portata dei giornalisti – che non è in discussione la permanenza nel Pdl e nella maggioranza”, mentre ha spiegato che all’origine dell’incontro odierno c’era la necessità di fare il punto dopo la Direzione di giovedì scorso anche in vista dell’organizzazione di questa nuova “area politico-culturale di minoranza”. Ma, ha chiarito, non siamo una corrente organizzata, né vogliamo rifare An, vogliamo essere un arcipelago con le sue strutture per dire la nostra. Il nostro obiettivo, avrebbe detto, come raccontano alcuni presenti, è trovare consenso nel Pdl, recuperando in particolare i delusi. Non a caso, il presidente della Camera ha lanciato un grande convegno che getterà le basi di una piattaforma programmatica. In quell’occasione saranno presentate 10 proposte per dare un contributo forte al Pdl.

Il presidente della Camera ha affrontato anche il caso di Italo Bocchino che oggi presenterà le sue dimissioni da vicepresidente vicario del Pdl. E’ giusto dimettersi in questo momento, bisogna evitare polemiche e strumentalizzazioni politiche, avrebbe detto l’ex leader di via della Scrofa. Secondo quanto riferiscono alcuni partecipanti alla riunione, il presidente della Camera non avrebbe invece affrontato i temi della giustizia e delle intercettazioni.

Sono pronte, dunque, le dimissioni da vicepresidente vicario dei deputati del Popolo della libertà di Italo Bocchino. La lettera arriverà sul tavolo di Fabrizio Cicchitto entro domani. Spetterà poi al presidente dei deputati del Popolo della libertà e al suo omologo al Senato, Maurizio Gasparri, valutare il caso e sottoporlo all’attenzione dei coordinatori nazionali del partito e, soprattutto, di Silvio Berlusconi. Il Cavaliere, infatti, avrà l’ultima parola sulla vicenda (vale a dire, respingere o accogliere le dimissioni).

Nel frattempo, il segretario del Pd Pierluigi Bersani spiega che alle offerte di dialogo del Cavaliere non crede. In questa maggioranza “non ci sono le condizioni per affrontare le riforme”. Anzi, Silvio Berlusconi utilizzerà il primo pretesto possibile per andare al voto. “Colpiscono le sue altalenanti contraddizioni. Da mesi va avanti a strappi con i successivi aggiustamenti”. E il risultato e’ che “non ci sono scelte in nessun campo. Ne’ in economia, ne’ sul terreno istituzionale. Io – prosegue Bersani – ho profonda sfiducia che si voglia mettere davvero mano a qualcosa di concreto”.

Per questo Bersani torna a parlare di “patto repubblicano” che “non esclude Fini, ma certamente non e’ rivolto solo a lui” perche’ “bisogna stringere le maglie per una piattaforma che abbia il sapore di un’alternativa di governo. Dobbiamo essere pronti perche’ il Paese sta scivolando”. E’ una premessa per un governo di transizione? “Niente di tutto questo. Non voglio sproloquiare su formule”. L’unica strada sono le elezioni: “Quel che vedo e’ che non si potra’ andare avanti cosi’ altri tre anni e non vedo scenari intermedi”. Ma, conclude, “la sorte della legislatura non e’ in mano a un uomo solo, c’e’ anche il presidente della Repubblica”.