“Pdl in grave crisi, Fini è un interlocutore”

ROMA – -.Ci sono in campo due visioni diverse non solo del ruolo che deve avere la destra in Italia ma anche di come deve funzionare il sistema politico. Fini dice che la difesa dell’unità nazionale o il governo dell’immigrazione sono questioni su cui occorre uno spirito bipartisan e non possono essere poste come temi divisivi del Paese: nella sua posizione c’è una critica radicale al carattere populista e aggressivo della destra che governa l’Italia. Sarebbe un errore interpretarlo in chiave strumentale, in una logica di schieramento. Ma non vedere che si è aperto un grande problema che riguarda le prospettive stesse del sistema democratico e che Fini su questo può essere un interlocutore sarebbe un altro errore”.


L’ex presidente del Consiglio avverte: “Fini non è diventato di sinistra e non è l’alleato di operazioni strumentali, ma è l’interlocutore importante – e per questo dialogo con lui da anni – di un centrosinistra che capisce che il Paese non si può più governare in questo modo, altrimenti non saremo capaci di affrontare i problemi di fondo. Già, perchè l’altro tema, che il centrodestra si ostina a nascondere, riguarda il fatto che mai l’Italia ha raggiunto risultati cosí negativi. È vero, la crisi c’è stata per tutti ma non c’è confronto tra la nostra capacità di reazione e quella degli altri Paesi”.

“Malgrado l’enorme concentrazione di potere nelle mani di Berlusconi, il suo governo non è stato in grado di promuovere nessuna delle riforme strutturali necessarie al Paese -fa notare D’Alema -. Significa che questo tipo di democrazia plebiscitaria non produce decisioni perchè si basa sull’accumulazione del consenso, sui sondaggi e gli indici di gradimento, mentre sappiamo bene che per fare le vere riforme è necessario sfidare interessi costituiti, rischiare di creare dissensi e scontento. Altrimenti è solo demagogia. Per questo, le riforme esigono la politica democratica, quella politica capace di chiedere un sacrificio oggi per un vantaggio domani. Questa politica, però, non va d’accordo con la ricerca continua del gradimento personale. Ecco, penso che Fini abbia capito che questa democrazia plebiscitaria e personalistica di Berlusconi non funziona”.