Nasce «La nostra Destra» La Russa: «Non chiamatela corrente»

MILANO – Non è certo un nuovo predellino e guai a parlare una corrente, termine tabù soprattutto dopo la strappo di Gianfranco Fini nel partito del ‘’centralismo carismatico’’. Piuttosto meglio definirlo un polo culturale che sottolinei, grazie ai valori tradizionali che erano e sono di Allenza nazionale, sia la differenza tra le spinte ‘’liberal-radical’’ del presidente della Camera, sia la diversità che diventano competizione con la Lega Nord.

Si chiama ‘’La Nostra destra nel PdL’’ ed è la una nuova ‘area’ che chiede cittadinanza nel Partito delle Libertà, tenuta a battesimo a Milano da Ignazio La Russa che ha riunito nel centro congressi della Provincia i quadri lombardi del partito compresi alcuni parlamentari, tutti rigorosamente ex An.
– Un partito come il Popolo delle Libertà del 40 per cento non può immaginare di avere all’interno di ‘colonne d’Ercole’ ben definite posizioni culturali non identiche – ha detto La Russa – credo che la posizione politica e culturale della destra debba essere rivendicata e sostenuta e utilizzata anche ai fini della ricerca del consenso.

Ecco perchè oggi con maggiore chiarezza, salutando la posizione del presidente Fini, che è assolutamente lecita ma che sicuramente non rispecchia le posizioni della ‘nostra’ destra, oggi nasce la posizione politica e culturale all’interno del PdL, rispettosa delle decisioni degli organi statutari ma orgogliosa di rappresentare una storia, una posizione politica, una cultura, una prospettiva per il futuro. Insomma, è giusto che dentro il PdL, così come vi è una tradizione socialista, una cattolica, persino una radicale, vi sia una forte presenza di destra.

Più presenza sul territorio, tornare ad una politica del radicamento nella società: La Russa fa leva sull’orgoglio della destra ex aennina, indica la strada alla platea – tra cui compare anche Daniela Santanchè – e spiega, incassando quasi una ovazione, che ‘’tutti noi dobbiamo qualcosa a Gianfranco Fini, non ho difficoltà ad ammetterlo, penso alle battaglie che abbiamo fatto insieme. Ma nessuno di noi deve tutto a Fini e se qualcuno gli deve tutto forse si trova tra gli 11 che hanno votato’’ a favore di Fini nella direzione del PdL.
– Fini ha sbagliato? Non ci interessa dire chi ha ragione e chi ha sbagliato – dice il ministro della Difesa – dico che personalmente con grande sacrificio e amarezza ho dovuto rilevare che fosse giusta una strada diversa, quella di rimanere nel Pdl. Quello che è successo poteva facilmente essere evitato. Non c’erano ragioni profonde, non si viene da una sconfitta, anzi si viene da una innumerevole serie di successi elettorali, da un solo anno di vita del Pdl. Credo che se non ci fosse stato lo spauracchio, l’annuncio da parte di Fini di voler creare gruppi autonomi e quindi di aprire la strada alla secessione si sarebbe potuto arrivare a soluzioni completamente diverse e noi stessi avremmo assunto atteggiamenti diversi.

«La nuova Destra», corrente o polo culturale?

ROMA – E’ appena nata, ancora non dà i primi passi ed è già al centro della controversia. Sebbene accolta con simpatia dalla maggioranza, l’iniziativa del ministro Ignazio La Russa ha dato spunto anche a dichiarazioni polemiche, come ad esempio quella di Carmelo Briguglio, vicepresidente dei deputati del Pdl.
– La nascita di un’altra area o corrente che dir si voglia dentro il Pdl annunciata curiosamente da uno dei tre coordinatori, Ignazio La Russa, è un dato positivo perchè sancisce tutte le ragioni della minoranza interna circa la necessità del pluralismo nel partito – dichiara Carmelo Briguglio, della minoranza finiana -. Speriamo che la neonata corrente che si dice ‘di destra’ non incorra in alcuna censura, sanzione o epurazione…
Immediata la risposta dello stesso ministro La Russa che ha definito una sciocchezza il commento del deputato finiano.
– E’ tutto meno che una corrente perché noi – spiega – vogliamo rafforzare veramente il Pdl ed insieme rivendicare e sostenere la cultura politica da cui proveniamo. La posizione di Fini è assolutamente lecita ma non rispecchia la nostra destra. Di qui il senso dell’iniziativa. Il caro Briguglio – prosegue il coordinatore del Pdl – spera disperatamente chi si tratti di una corrente per poter dire ‘mal comune, mezzo gaudio’. Mi dispiace, ma si sbaglia. E’ una vera sciocchezza. E poi – aggiunge La Russa – non vorrei essere presuntuoso ma, se davvero volessi fondare una corrente, non lo farei da solo e non lo farei solo in Lombardia. Lo farei a livello nazionale e con me ci sarebbero Gasparri, Alemanno, Matteoli e tanti altri, non solo ex-An.
A stretto giro di posta la replica di Briguglio.

– Caro Ignazio, stai attento che processano anche te – ammonisce il vicepresidente dei deputati -. Non so se dico sciocchezze – aggiunge – ma so che quando qualcuno definisce tali le tesi di altri, come ha fatto la Russa con me, è un modo per esorcizzare proprie contraddizioni politiche. Sarà La Russa a spiegare ai custodi del documento politico della Direzione, che riecheggia concetti più da Fuhrerprinzip e dottrine maoiste che da un partito liberale di massa, qual è la differenza sul piano politica tra un’area, una componente e una corrente. Per parte mia – conclude l’esponente finiano – l’area o corrente promossa da La Russa è benvenuta perchè arricchisce il pluralismo dentro un partito che di pluralismo e di libero dibattito ha veramente bisogno.
L’augurio di Briguglio è condiviso da Bocchino che sostiene:
– L’iniziativa di La Russa è da valutare assai positivamente perchè favorisce quel partito plurale da noi chiesto in direzione nazionale e lo struttura definitivamente per aree interne (leggasi correnti), smentendo dalla maggioranza l’assurdo editto votato che voleva vietare il pluralismo interno.

Invece, per Carlo Giovanardi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, è azzeccata ‘’la definizione di area con la quale Ignazio La Russa ha battezzato la sua componente di destra del Pdl’’.
– Noi popolari liberali, che veniamo dalla storia democristiana potremmo definirci ironicamente ‘entità’ – sostiene -, ma al di là degli eufemismi rimane la fondamentale esigenza che un grande partito democratico come il Pdl, con la leadership fuori discussione di Silvio Berlusconi, debba arricchirsi di una dialettica interna per arrivare ad una sintesi tra sensibilità, culture e storie diverse.