Inchiesta G8: Scajola resiste e minaccia querele

ROMA – Per tutta la giornata di ieri si sono rincorse le voci di dimissioni, ma il ministro Claudio Scajola, chiamato in causa nelle inchiesta di Perugia per la compravendita di una casa con presunti soldi in nero, punta i piedi e contrattacca minacciando querele, perchè – protesta – vittima di un ‘processo mediatico’ volto a gettare ‘’fango’’ sulla sua persona.

Ieri il responsabile dello sviluppo economico è stato tutto il giorno in missione ufficiale in Tunisia, mentre Silvio Berlusconi è rimasto ad Arcore e tornerà a Roma oggi. Non si esclude che nelle prossime ore ci possano essere contatti tra il premier ed il ministro.

La situazione è stata definita interlocutoria in ambienti di governo. E il presidente del Consiglio, si ragiona nel Pdl, non può che confermare la sua posizione garantista. Fermi restando sviluppi della vicenda che dovessero portare a fare altre considerazioni. Anche a breve. Intanto Scajola va avanti. D’altra parte lo aveva annunciato subito, venerdì scorso, che questa volta non si sarebbe arreso e non avrebbe lasciato il dicastero come invece aveva fatto nel caso Biagi.

Resiste, dunque, il ministro, incurante del terremoto politico che lo ha investito e che ha spinto tutte le opposizioni, anche il circospetto Pd a uscire allo scoperto chiedendo le sue dimissioni. Lo ha fatto, tra gli altri Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd, che lancia un aut aut: si presenti subito alle Camere per ‘’chiarire’’ la vicenda, oppure rassegni le dimissioni. L’Italia dei valori, però non ha perso tempo e ha messo nero su bianco la sua sfiducia al ministro in una mozione presentata alla Camera incalzando il Pd a sottoscrivere il documento politico. E Antonio Di Pietro ci ha inserito una sorta di ‘preambolo’ velenoso: ‘’Scajola è stato preso con il sorcio in bocca’’.

Ma al di là degli aspetti giudiziari, l’ex pm ironizza sul fatto che sul ministro pesi una ‘’responsabilità politica grossa come una casa’’. Anche i finiani come Fabio Granata, che tanto hanno martellato in queste ore sul ddl anticorruzione, hanno in qualche modo fatto fronte comune con le opposizioni ritenendo opportune, a questo punto, le dimissioni dal dicastero dell’ex coordinatore di Fi. L’Udc, al momento non spara contro Scajola, ma gli suggerisce, con il leader Pier Ferdinando Casini, di chiarire la situazione in Parlamento per un dovere di ‘trasparenza’ nei confronti dell’opinione pubblica’.


Scajola però, ha fissato una diversa tabella di marcia: per prima cosa si presenterà alla procura della Repubblica di Perugia (il 14 maggio prossimo) dove sarà ascoltato come ‘persona informata dei fatti’: come teste, dunque, e non come indagato. Solo successivamente sarà in Parlamento.
Non è mancata, anche ieri, l’ondata di solidarietà dei colleghi di governo, dopo quella giunta venerdì scorso dal consiglio dei ministri, su iniziativa dello stesso premier che, peraltro,ricevendo il ministro a palazzo Grazioli, lo aveva invitato, da ‘garantista’, a proseguire serenamente il suo lavoro senza farsi condizionare o intimidire.


In queste ultime ore, però, con l’ingarbugliarsi della vicenda corroborata da nuove carte e testimonianze, non si sono registrate nuove prese di posizione da parte del presidente del consiglio. Si sa che oggi tornando a Roma approfondirà il caso. La sua posizione sarebbe virata verso una maggiore cautela: Berlusconi ha preso atto che Scajola intende mantenere il punto. ‘Vediamo domani’, si ripete in ambienti vicini al premier, facendo intendere che la situazione in queste ore resta sospesa in attesa dei sviluppi. Un indicatore del tormento che attraversa il partito di Berlusconi è il sito internet del Pdl (Ex Forza Italia) dove fan e elettori hanno riversato dubbi e timori su Scajola invitandolo, in sostanza, a lasciare il dicastero e a farsi processare.