Marea nera, la British Petroleum si assume gli oneri per il danno

L’affondamento di una sua piattaforma petrolifera sta causando un versamento che promette di essere la più grave catastrofe ecologica della storia. In un comunicato ieri il colosso petrolifero si è inoltre ufficialmente impegnato a pagare “tutti i costi necessari e adeguati per la ripulitura” della marea nera e a risarcire “tutte le domande di indennizzo legittime e oggettivamente verificabili per le perdite e i danni legati” al disastro.

Il colosso petrolifero britannico, proprietario della piattaforma Deepwater Horizon, aveva già espresso lo stesso concetto nei giorni scorsi tramite un portavoce, secondo il quale “il conto (del disastro) sarà nostro”. Due giorni fa la Bp, di fronte alle enormi difficoltà tecniche a chiudere le falle a 1.500 metri di profondità, che si stima riversino inmare 5.000 barili di greggio al giorno ma che potrebbero arrivare fino a 100.000, aveva confessato la propria impotenza e chiesto l’aiuto delle compagnie rivali.

Nel frattempo lavora alla creazione di pesanti “campane” di cemento per coprire temporaneamente le altre due falle in attesa di un rischioso intervento definitivo per chiudere il pozzo in fondo al mare. Domenica poi Obama, in visita a Venice, ha ribadito che “Bp è responsabile e pagherà per la perdita”.

Il presidente Usa, nella sua visita lampo a Venice, ha incontrato cinque pescatori locali sotto un gazebo, dove è stato messo al corrente degli ultimi sviluppi della situazione alla sede locale della guardia costiera. Poi, ripartito in elicottero alla volta di New Orleans prima di salire sull’AirForceOne, non ha potuto sorvolare il Golfo del Messico per vedere dall’alto la macchia di greggio per le cattive condizioni meteorologiche.