Lippi, il countdown mondiale è cominciato

“Cento anni di storia del calcio e noi ne rappresentiamo una bella fetta. Fa nulla se il mondo non ci dà mai per favoriti: noi siamo l’Italia”: così Marcello Lippi comincia il suo personale countdown verso Sudafrica 2010, a 40 giorni dall’esordio azzurro a Città del Capo contro il Paraguay, e dà la carica ai suoi nazionali.

L’appuntamento della Borghesiana ricalca lo stage di quattro anni fa, quando i nuvoloni di Calciopoli carichi di veleni si addensavano sul calcio italiano. Oggi, a confronto, la cosidetta Calciopoli 2 e la brutta serata di Lazio-Inter sono “da rose e fiori”, assicura Lippi. E anche la “parodia” dell’Olimpico non scuote il ct: “Certo, una cosa del genere non l’avevo mai vista in carriera, uno stadio intero che tifa contro la propria squadra. È successo – dice, aprendo l’unica parentesi extra-azzurra – quel che era lecito aspettarsi, e anche il non lecito. Ma ora non dite che è il calcio italiano, quello è un’altra cosa. E una Nazionale che ha vinto il Mondiale mentre a casa stava scoppiando un casino infernale…”. Con i 30 azzurri del primo listone già definiti (i 29 della Borghesiana più De Rossi, con l’opzione inserimento per i Totti o i Rossi), Lippi ha di fatto avviato l’operazione Sudafrica.

L’età avanza, i talenti spariscono, le certezze tattiche diminuiscono. E tuttavia – debolezza o forza che sia – Lippi rilancia. E rifiuta l’idea di una Nazionale ripiegata su se stessa e sulle glorie della vittoria di Berlino.

“Ho detto ai ragazzi che dobbiamo essere convinti della nostra qualità – la spiegazione del ct – Ho ricordato loro che 100 anni di storia dicono che non siamo secondi a nessuno, anche se il mondo non ci vede favoriti. Tutti, da sempre, dicono Brasile: è l’essenza del calcio. Ma in questo secolo di pallone, loro hanno vinto cinque mondiali, noi quattro. E pensate se a Usa ’94 i rigori fossero andati all’inverso…”. “Ecco – prosegue Lippi – noi abbiamo fatto una bella parte di questa storia. La Spagna ha un calcio bellissimo ma non ha mai vinto, l’Inghilterra è la tradizione eppure ha un solo titolo. Insomma, arriva il Mondiale e torna l’Italia. Si chiama competitività. E io ho molta, molta fiducia in questo gruppo, senza far paragoni col 2006”.

Tra chiamate all’orgoglio e silenzi formali sul futuro (“con Abete ho un ottimo rapporto e sono stato chiaro, sarà lui ad annunciare quel che sarà della panchina”), Lippi rifiuta perciò di fissare un’asticella mondiale: “Il mio prossimo obiettivo si chiama Paraguay”.Ancor prima, ci sono da definire le ultime scelte. Anche ai convocati per lo stage ha ribadito: attenti a non considerarvi arrivati, attenti alle sorprese. “Rossi è ancora nel mio taccuino. Amauri? Non devo dare spiegazioni. Totti? Aspettate il listone dell’11 maggio: e comunque non serve andare a Trigoria, c’è il telefono”.