La Gran Bretagna va al voto tra mille dubbi e incertezze

La prepotente ascesa dei liberaldemocratici ha messo in dubbio la vittoria dei Tories di David Cameron, data per scontata fino a poche settimane fa. Per i laburisti, il premier Gordon Brown e l’ex premier Tony Blair hanno allontanato la tentazione del “voto utile”, del voto cioè che i simpatizzanti del partito dovrebbero
dare al candidato liberaldemocratico nelle circoscrizioni in cui quello del Labour non ha la possibilità di battere i conservatori.

“Chiedo alla gente di votare laburista perché voglio il massimo dei voti laburisti”, ha chiesto Brown dalle colonne del “Times”. “È semplice, votate per ciò in cui credete, se pensate che le politiche siano buone, votate per loro, altrimenti no”, ha scritto Blair sul “Guardian”, ricordando che i lib-dem non hanno invitato a un analogo voto utile per i laburisti.

Intanto più di un terzo degli elettori pensa di poter ancora
cambiare idea prima sul voto. Da un sondaggio ComRes per ITV e Independent, emerge una situazione
di stallo. Con i conservatori al 37%, i laburisti al 29% e i liberaldemocratici al 26%. Tradotti in seggi: 294 ai
Tories nella Camera dei Comuni, 32 in meno della maggioranza che servirebbe loro per governare senza
rischi di imboscate, 251 per i laburisti e 74 per i liberaldemocratici.

Il 71% degli intervistati intende andare a
votare (nel 2005 l’affluenza era stata del 61%). Ma il 38% potrebbe cambiare la sua scelta su chi votare all’ultimo momento: questo vale per il 34% dei laburisti, il 32% dei conservatori e il 41% dei lib-dem.