L’Inter accarezza lo scudetto

MILANO – Ancora novanta minuti di passione. All’Inter non basta superare il Chievo per far scorrere, a tinte nerazzurre, i titoli di coda sul campionato. Accarezzato il ‘game-over’ per un quarto abbondante del secondo tempo, la squadra di Mourinho dovrà rimboccarsi le maniche con il Siena per sistemare in bacheca il secondo ‘titulo’ stagionale e mettere mano sullo scudetto numero 18.
Un tricolore sfuggito con il rigore di Totti al Cagliari. Bramato da un intero stadio, voglioso di Grande Slam e preoccupato per un possibile addio, a fine stagione, di José Mourinho. Condottiero venerato come Helenio Herrera e forse più: tesoro da blindare a doppia mandata di fronte alle lusinghe dell’intero universo pallonaro. Così a San Siro, gli striscioni più dolci sono tutti per lui. “Mourinho resta almeno fino al dicembre 2012” scrivono i tifosi a margine della Nord, facendo il verso alla profezia maya che data appunto la fine del mondo per il 2012. E poi, in vista della finale di Madrid, le parole prese in prestito da Julio Iglesias, già ex portiere del Real: “Mou, se ci lasci non vale”. Poco più di una carezza rispetto alla dichiarazione d’amore a penzolare a lettere cubitali dalla ringhiera della curva interista: “Pensi come noi, agisci come noi, ami l’Inter come noi. Sei l’unica certezza di questa meravigliosa stagione infinita: comunque vada, Mourinho a vita”. Quanto basta per ribadire, se ce ne fosse bisogno, la fede cieca del popolo nerazzurro nel suo condottiero. Uno che se riportasse la Coppa dei Campioni a Milano dopo 45 anni, per tacere del Grande Slam, la gente nerazzurra non esiterebbe un solo istante a proporre “santo subito”. Diversamente dal capitano della Roma, salutato con un secco e poco misericordioso “Totti uomo di m…”.
Tra una dichiarazione d’affetto a Mourinho, cui gli ultras legano anche Moratti “Con voi due non ci sono sogni proibiti: Moratti-Mourinho per sempre uniti” e uno sberleffo anche a Rosella Sensi, (“Chi da anni continua a dominare non ha nulla di cui doversi vergognare”), sul prato di San Siro ci sarebbe anche una partita da giocare. Contro un Chievo, in salvo da giorni e la mente sgombra da assilli, l’Inter, scende in campo con un aggressivo 4-3-3, Pandev in panchina e Stankovic a fare reparto, con Cambiasso e Thiago Motta, alle spalle del trio composto da Eto’o, Milito e Balotelli. Figliol prodigo nerazzurro, coccolato già alla Pinetina durante la settimana, Supermario fa piovere applausi ad ogni tocco, lasciando sbiadire – almeno per ora – quel lancio a terra della maglia al termine di Inter-Barcellona che potrebbe avere fatto scendere il sipario sulla sua avventura nerazzurra.
Pronti via e l’Inter schiaccia subito sull’acceleratore con Balotelli a seminare avversari e Stankovic a scheggiare la traversa di Sorrentino con una bordata da fuori area. Pare l’inizio di un assedio, invece, dopo 11’ è il Chievo a passare. Punizione dalla sinistra, Samuel irrompe di testa verso la porta sbagliata e supera Julio Cesar per il più classico degli autogol. Autogol che, solo 60 secondi dopo, punisce i veronesi: questa volta è Mantovani, su tiro-cross di Eto’o a deviare nella propria porta. Da lì in poi, San Siro assiste ad un monologo nerazzurro con Cambiasso a siglare il vantaggio e Milito a sigillare il 3-1, in meno di quaranta minuti, con un delizioso ‘cucchiaio’, lasciato partire da pochi metri dentro l’area piccola clivense. San Siro esplode per il suo Principe, prima di regalare un boato assordante a Balotelli quando Supermario mette la sua firma in calce alla gara, con un tocco sotto a scavalcare Sorrentino. E’ l’apoteosi per il Meazza che non si cura del 4-2 di Granoche, va in delirio per il momentaneo vantaggio del Cagliari a Roma, soffre per il 4-3 di Pellissier e impreca per il 2-1 di Totti all’Olimpico. Preambolo di altri 90’ di passione e, prima di saggiare la storia a Madrid.