Clima: Morales all’Onu per salvare il pianeta

NEW YORK – Spara a zero contro il ‘capitalismo selvaggio’ e sulla conferenza di Copenhagen il presidente boliviano Evo Morales, arrivato al Palazzo di Vetro per parlare di clima e dei diritti della ‘madre terra’. Sulla scia della Prima Conferenza Mondiale dei Popoli sul Cambiamento Climatico e i Diritti della Madre Terra, tenutasi in Bolivia dal 19 al 22 aprile scorsi, Morales ha incontrato ora Ban Ki-moon.


“Alla cerimonia hanno partecipato rappresentanti dei popoli indigeni, ricercatori, intellettuali e giornalisti”, ha detto Morales. Un fiume multicolore di persone, razze e culture provenienti da 5 continenti e oltre 140 paesi del mondo. “Abbiamo discusso di come cambiare il sistema, non il clima – ha ribadito all’Onu il presidente boliviano – Per la prima volta c’è stata una partecipazione globale. Copenhagen non è stato un fallimento totale, ma erano presenti solo capi di stato e delegazioni dei governi, non era la voce dei popoli a parlare.
Spero che Cochabamba diventi l’esempio a cui fare riferimento per l’organizzazione dei prossimi appuntamenti, in primo luogo per il vertice che si terrà a Cancun a fine anno”.

Il segretrario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha lanciato un appello affinché governi, rappresentanti del sistema economico e società civile lavorino insieme per iniziare una nuova era. “La voce dei popoli indigeni e della società deve essere ascoltata – ha detto Ban Ki-moon – le risorse del pianeta devono essere utilizzate per ridurre la povertà e rispettare i diritti umani”.


E il presidente boliviano ha risposto dichiarandosi onorato di parlare al Palazzo di Vetro. “Cochabamba e le Nazioni Unite sono i due pilastri su cui far riferimento per poter cambiare le cose – ha aggiunto – Insieme possiamo lavorare per fermare la distruzione del pianeta”. Il cambiamento climatico sta causando in quasi tutti i paesi del sud del mondo effetti diretti molto gravi. Sull’altipiano boliviano i ghiacciai si stanno sciogliendo gradualmente.


Anno dopo anno sono sempre di più le persone che non riuscendo più a coltivare la terra per mancanza di acqua si vedono costrette a lasciare la propria terra per trasferirsi nelle grandi città. “L’acqua, l’aria, sono diritti umani fondamentali – ha detto Morales – non possono essere colonizzati e diventare parte di un business selvaggio. Non ci possono essere popoli costretti ad emigrare a causa del riscaldamento globale. Gli indigeni in tutto il mondo stanno soffrendo”. Per il presidente boliviano è essenziale che il sistema capitalistico cambi direzione e si basi sull’armonia con la natura e con gli altri esseri umani.


“Altrimenti qualunque misura decideremo di adottare avrà carattere limitato e precario – ha precisato Morales – Come si può parlare di armonia con la ‘madre terra’ in un modello in cui l’1% della popolazione mondiale concentra nelle sue mani oltre il 50% della ricchezza del pianeta? Solo i popoli uniti possono cambiare le cose, e vincere contro i poteri che impongono questa economia di esclusione e distruzione”.

Il presidente boliviano, unico capo di stato indigeno del mondo, ha ribadito l’importanza dell’applicazione del protocollo di Kyoto, che dovrebbe essere la fonte di ispirazione per ‘invertire la rotta del sistema capitalistico’.


“Speriamo di portare al vertice di Cancun a fine anno il modello globale della conferenza di Cochabamba, un modello che dia voce a tutti i popoli. Il tempo dell’attesa è finito – ha concluso – E’ ora di agire”.