L’Ue si compatta in difesa dell’euro

BRUXELLES – L’Unione europea, dopo essere arrivata sull’orlo del baratro, tira un sospiro di sollievo e guarda al suo futuro con maggiore fiducia. Al termine di undici ore di febbrili trattative, è riuscita a superare divisioni ed egoismi nazionali arrivando a varare un pacchetto di interventi senza precedenti, per importo e modalità, destinato ad assicurare la stabilità dell’Eurozona e della moneta unica.

I mercati hanno festeggiato con rialzi degli indici di borsa come non si vedevano da tempo, i leader europei si sono compiaciuti del risultato raggiunto facendo a gara per attribuirsene il merito e il presidente della Commissione europea, Jose’ Manuel Barroso, non ha esitato battezzare come ”storica” la decisione adottata nel cuore della notte tra domenica e lunedì.

– L’Europa ora è molto più forte – ha commentato il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti — Abbiamo temuto non che fosse più debole, ma che alla fine si dissolvesse. La partita che abbiamo giocato era quasi per la vita o per la morte. Se fosse fallita avremmo avuto la caduta dell’euro e quindi del dollaro e delle altre monete. Sarebbe stata un catastrofe quasi globale.

Ma se è sicuramente vero che si può parlare, almeno per ora, di scampato pericolo per Eurolandia e l’Ue, è anche vero che sono ancora molti i nodi che devono essere sciolti in tempi rapidi per dimostrare che la ritrovata unità europea non è stata solo il frutto della paura dei danni enormi che l’implosione dell’area euro avrebbe potuto causare.

Per completare il lavoro avviato dall’Ecofin con il maxi-piano salva-euro occorrerà ora accelerare il risanamento dei conti pubblici nei Paesi più esposti, ma anche fare passi in avanti significativi nel campo del coordinamento delle politiche economiche nazionali. In questa prospettiva la Germania della cancelliera Angela Merkel continua ad essere un interlocutore difficile quanto ingombrante e la Francia di Nikolas Sarkozy avrà il suo bel daffare per convincerla a intraprendere la strada di una vera governance economica europea.

La scorsa notte, con il sostegno dell’Olanda, uno dei suoi più fedeli alleati, Berlino ha dimostrato ancora una volta quanto sia determinante la sua parola dicendo ‘no’ alla proposta di base salva-euro presentata dalla Commissione europea. Ed ha opposto un deciso rifiuto a un meccanismo che, secondo i tedeschi e gli olandesi, sarebbe stato l’equivalente della firma di un assegno in bianco. Ci sono volute ore e ore di colloqui e incontri bilaterali, due teleconferenze tra i ministri delle Finanze del G7, due telefonate tra il presidente Usa Barack Obama e la Merkel e una tra Obama e Sarkozy per riuscire nella quadratura del cerchio.
Si è così arrivati alla definizione di un meccanismo che in realtà poi così ben definito non è, ma che ha consentito all’Ecofin di ‘sparare’ cifre in grado di impressionare i mercati. Ma non è solo la Germania a rappresentare un’incognita per il futuro dell’Ue. Anche la Gran Bretagna – sempre molto abile a condizionare il futuro del progetto europeo stando con un piede dentro e uno fuori dall’Ue – fa la sua parte. Alle prese più che mai con una evoluzione politica che rischia di allontanarla ulteriormente dall’Unione, Londra ha provato a fare il ruolo del guastafeste chiamandosi fuori dal piano salva-euro in virtù della sua non adesione alla moneta unica.
Peccato che la sua posizione sia stata giudicata ”irrealistica” perfino da un altro Paese ‘non-euro’ come la Svezia.


– Londra è il centro finanziario dell’Europa – ha spiegato il ministro delle Finanze Anders Borg. Se il sistema bancario europeo dovesse entrare in crisi, nel giro di pochi giorni le conseguenze sul mercato finanziaria londinese sarebbero ”drammatiche”.

Per Barroso, comunque, la lezione da trarre dalla crisi è chiara: a undici anni dalla nascita dell’euro, è ora più evidente che mai che non ci può essere unione monetaria senza unione economica. Ma per ora Germania, Olanda ed Austria non la pensano allo stesso modo e – scottati dalle esperienze fatte con Grecia, Spagna e Portogallo – chiedono soprattutto all’Ue di stringere le maglie dei controlli sui conti pubblici. Mercoledì prossimo la Commissione Ue presenterà le sue proposte per la riforma del Patto di stabilità, per il rafforzamento della vigilanza e per un maggiore coordinamento delle politiche economiche nazionali. E a quel punto, nel giro di pochi giorni, si vedrà se la seconda gamba del piano salva-euro sarà in grado di far camminare l’Eurozona e l’Ue verso una fase veramente nuova di cooperazione e integrazione.