Di Martino: “Mi sono sempre sentito italiano”

– Sono venezolano, sono nato qua. Eppure, mi sono sempre sentito italiano. E’ inevitabile, non posso non pensare, non posso non agire come un italiano. E’ tutta colpa dei miei genitori che mi hanno educato come un italiano -. Parole semplici, sincere, commosse. Le pronuncia la sera precedente al suo viaggio al Belpaese. Giancarlo Di Martino, l’ex sindaco di Maracaibo e coordinatore del Psuv nello Zulia, è a tutti gli effetti già Console del Venezuela a Milano.

– Noi figli di italiani – prosegue – abbiamo un vantaggio. Siamo stati educati al lavoro. Considero che siamo una ricchezza per i due paesi, un valore aggiunto importante. Insomma, un patrimonio. Quella che mi accingo ad affrontare rappresenta per me una sfida. Credo di poter fare un buon lavoro. Mi considero fortunato. Parlo la lingua e conosco l’Italia: la sua storia, le sue tradizioni, la sua realtà politica.

Ci riceve nella “hall” nel Melià Caracas, l’elegante hotel a poche centinaia di metri dal “Boulevard Sabana Grande”. Questo, un tempo, era il luogo di passeggio preferito degli italiani. Ci si veniva per ritrovarsi al “Gran Caffè”, per fare acquisti in negozi che oggi non ci sono più, per assaggiare un gelato o semplicemente mangiare una pizza. Oggi molto è cambiato. Sabana Grande, la Via Veneto caraqueña di una volta, è oggi tra i luoghi “a rischio” della capitale. Prostituzione, spaccio di droga, contrabbando. Pochi vi si avventurano dopo l’imbrunire.

Accompagnano Di Martino l’ex ambasciatore del Venezuela in Italia, Rafael Lacava, oggi sindaco di Puerto Cabello, l’efficientissima Isvelyce Martinez, segretaria del Sindaco Lacava, ed alcuni amici, la maggior parte italo-venezolani venuti a salutarlo.

– I miei genitori – ci dice il Console Di Martino – sono nati in Abruzzo, a Chieti. Sono emigrati in Venezuela nel 1959. Erano già sposati quando decisero di cercar fortuna in America Latina. Ho una sorella che vive in Inghilterra ed il resto dei parenti nella penisola.

Ci spiega che dall’età di cinque anni viaggia periodicamente in Italia, paese che conosce molto bene.

– Quali sono stati gli aspetti positivi e quali i negativi della tua esperienza come sindaco di Maracaibo?

– L’aspetto positivo – afferma – è la soddisfazione di aver potuto aiutare tanta gente. E questo ti permette di crescere dal punto di vista spirituale, come essere umano. Quello negativo, invece, di aver dato fiducia anche a chi non la meritava. C’è tanta gente che si avvicina solo per un tornaconto personale. Diventi un loro anmico e poi ti scontri con la realtà.

– Sei stato sindaco di Maracaibo, una città in cui il fenomeno dei sequestri è particolarmente frequente. Perchè tanta violenza?

– Credo che vi è una condizione geo-politica che permette la crescita di questo tipo del delitto – spiega -. Lo Zulia è uno stato di frontiera. Soffre di riflesso i fenomeni delittuosi della Colombia: paramilitarismo, traffico di droga, guerriglia. Tutto è concentrato in quell’area.

Sostiene che per arginare il fenomeno, e poi sconfiggero, è indispensabile una buona organizzazione delle forze dell’ordine. Sottolinea che la polizia deve essere addestrata e, soprattutto, ben pagata.

– La polizia deve rispondere ad un interesse nazionale – prosegue -. I Sindaci, i Governatori non possono avere la loro “guardia pretoriana”. Eppoi ogni polizia deve conoscere la realtà della regione in cui opera. E’ evidente che lo Zulia non ha le stesse caratteristiche e neanche le stesse necessità dello Stato Aragua.
Punti di vista diametralmente opposti. Trincee diverse. Di Martino, come sindaco di Maracaibo, ha vissuto senza dubbio un’esperienza difficile. Ed in effetti, si è dovuto confrontare quotidianamente con un Governatore dell’opposizione: Manuel Rosales.

– E’ stato molto difficile – ricorda -. Fin dal principio le relazioni sono state molte tese. Poi, ad un certo momento, si è interrotta ogni comunicazione. Non abbiamo avuto più contatti. Da allora è stata una gara a chi faceva di più e meglio per la regione, per la città…

– Una concorrenza che, a conti fatti, ha avuto riflessi positivi sulla popolazione…

– Si – ammette -. Credo di si. Questa rivalità ci ha fatto lavorare di più e meglio. Oggi la gente ha nostalgia di quella particolare circostanza. Maracaibo non è più come prima.

Per quel che riguarda, invece, la nuova responsabilità che assume confessa che si sente orgoglioso.
– La mia missione è moltiplicare e sommare – afferma per concludere -. Se è vero che Roma è il centro della vita politica italiana, lo è anche che Milano è la capitale economica. La missione che mi è stata affidata, quindi, è particolarmente delicata. Mi impegnerò a fondo per rafforzare ed incrementare le relazioni economiche del Venezuela con l’Italia.