La nostalgia e la denuncia, due sguardi del Venezuela

CARACAS – Due fratelli, due premi nazionali e due visioni totalmente diverse del Venezuela. Graziano e Paolo Gasparini per la prima volta espongono insieme presso il centro ‘Trasnocho cultural’ a Caracas.
La mostra di fotografie ‘2 x Gasparini’, ovvero ‘Due sguardi dell’architettura venezolana’, promossa dall’Ambasciata d’Italia e dall’Istituto italiano di cultura, è stata inaugurata il 28 aprile e terminerà il 20 giugno.


All’entrata della sala ci si imbatte nelle immagini di Graziano (Gorizia, 1924) che ritraggono le campagne di Paraguanà e le montagne delle Ande in un gioco di chiaroscuri e con un netto contrasto, caratteristico dell’artista, fra luce e ombra.


“Le mie foto, tutte prese tra il 1948 e il 1958, sono una constatazione di come passano le epoche – spiega lo storico dell’architettura -. Con questi scatti ho voluto mostrare il Venezuela che non esiste più. Le case fotografate non ci sono più, non solo perché erano fatte di materiali deperibili ma anche perché non si usano più quei metodi di costruzione”.


E’ nostalgico lo sguardo di Graziano verso un passato in cui la gente viveva nella tranquillità e nella pace.
“Con l’arrivo della tecnologia, cambia il modo di vita delle persone – esclama il premio Nazionale di Architettura -. E pensare che prima in montagna si salutavano sempre gli sconosciuti alzando il cappello!”.
Negli scatti di Graziano le persone fanno da contorno alle case e alle chiese.


“Ho sempre usato la fotografia come complemento necessario nei miei studi di storia dell’architettura. Attraverso le immagini infatti sono riuscito a provare l’influenza di vari stili europei su diversi paesi dell’America latina”.


Al contrario il fratello minore Paolo (Gorizia, 1934) utilizza la fotografia per mostrare come la vita delle gente sia condizionata dallo sviluppo urbanistico della città. Le immagini esposte coprono un arco di cinquanta anni di storia: dal 1954 al 2004.


“Le foto sono frammenti attraverso cui cerco di spiegare il funzionamento della metropoli – illustra il premio Nazionale di Fotografia –. Sono un’allegoria dell’inizio della modernità e del caos della capitale”.
Paolo ha scelto di esporre dei diptici in cui si contrappongono est ed ovest di Caracas: i grattacieli lucenti e il lusso da una parte, i mattoncini rossi delle casupole e i ‘barrios’ dall’altra. Non ha infatti mai avuto problemi per confrontarsi con la gente che vive arroccata nei ‘cerros’.


“La situazione di oggi di Caracas – afferma il fotografo che ha fissato in immagini sia l’America latina che l’Europa – è la conseguenza della mancanza di uno sviluppo organico della città. Già nelle mie prime foto saltano all’occhio i forti contrasti economico, sociali e culturali all’interno della capitale”.
“La città, al contrario della campagna che mostra Graziano – conclude Paolo – è cambiata poco. Le carenze di oggi sono le stesse di mezzo secolo fa”.