E’ una bufera politica sulla lista di Anemone

La pubblicazione della lista dei personaggi più e meno pubblici che hanno avuto rapporti di affari (non si sa quali leciti e quali no) con l’imprenditore Diego Anemone ha riacceso un dibattito politico finora incentrato stancamente su altri temi.

È il momento delle precisazioni, ma soprattutto della valutazione delle possibili
conseguenze dell’inchiesta. Non a caso Umberto Bossi si schiera, ma solo a metà, quando dice che il governo
rischia solo “se portano via tutti i ministri”, ma immediatamente assicura: “ma fin quando ci siamo io, la
Lega e Tremonti, il governo non rischia, non lo buttano giù”. In ogni caso, aggiunge, l’inchiesta “sembra un po’ strana, un po’ preparata”. E, ad una domanda sul ritorno ai tempi di tangentopoli, risponde: “Non lo so. La
situazione è brutta. Meglio prendersi un appartamento in affitto con qualche bella donna”. Più aspro il commento di Fabrizio Cicchitto: “Siamo in una situazione per un verso paradossale per un altro verso gravissima: prima vengono offerti in pasto elenchi di nomi poi, chissà quando, verranno fatte le indagini. Ci troviamo di fronte all’ennesima lista di proscrizione”.

Dall’opposizione, il segretario dei Ds Pier Luigi Bersani sembra abbandonare la cautela di alcuni esponenti del suo stesso partito sulla lista di Anemone, e avverte: “A queste cose bisogna andare assolutamente a fondo”. Anche perché “con tutta evidenza non è una somma di casi ma un meccanismo che ha origine in una intenzionale politica di allargamento degli appalti riservati e fuori gara in una applicazione distorta delle direttive comunitarie”. Dunque “il governo lasci fare alla magistratura quel che deve fare e si preoccupi invece di dire cosa pensa di questo meccanismo perché noi su questo vogliamo chiarezza: bisogna rimettere mano a tutto l’impianto”.

“Noi – conclude – chiediamo che si vada a fondo altrimenti la corruzione dilaga”. Segue un messaggio all’alleato Di Pietro (ma forse non solo a lui) che chiede con insistenza che si vada alle urne: “Noi all’occorrenza siamo sempre pronti”.

Intanto reagisce Nicola Mancino, vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, uno dei nomi pubblicati dai giornali: “Il signor Anemone non mi ha fatto alcun regalo”. Nel 2004-2005 “feci eseguire a mie spese modesti lavori di messa in opera di due librerie a muro e di un armadio, anch’esso a muro: fu naturale per me rivolgermi ad un’impresa che godeva della fiducia di istituzioni prestigiose, e perciò dava garanzie di affidabilità”.