Calderoli: «Un taglio del 5% agli stipendi dei parlamentari e dei ministri». Bersani: «Bene, ma non demagia»

ROMA – Un taglio del 5 per cento agli stipendi dei parlamentari e dei ministri per dare il ”buon esempio” in vista dei ”sacrifici” che comporterà la mini-manovra finanziaria che il governo varerà ”a breve”. Sulla scia di quanto fatto in Inghilterra e Portogallo a causa della crisi economica, il ministro Roberto Calderoli lancia la proposta ‘anti-crisi’ della Lega Nord. Una ‘idea’ che anche l’opposizione ‘sposa’, mettendo però in guardia dal rischio di fare ”demagogia” o – come spiega il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani – dall’essere soltanto uno dei ”primi slogan sulla manovra che tutti nella maggioranza sempre hanno detto che non ci sarebbe stata”. Calderoli presenterà la proposta ‘anti-casta’ del Carroccio ”in sede di Governo, quando affronteremo la manovra finanziaria”, spiega che si tratta di ”un taglio, almeno del 5 per cento, agli stipendi di ministri e parlamentari”.


Il ministro si spinge anche oltre:


– La regola del 5 per cento che hanno applicato in altri Paesi europei – afferma – può valere in alcuni settori, ma in altri potrebbe essere anche più pesante.


Anche il ‘Palazzo’, insomma, dovrà farsi carico di quei ”tagli alle spese che comporteranno sacrifici per tutti”. La manovra ‘anti-crisi’ arriva in un momento in cui classe politica e governo, in particolare, sono nell’occhio del ciclone per gli scandali sugli appalti del G8. E certo non aiutano le ultime polemiche sulla ‘patente speciale’ agli autisti della casta o la richiesta di ‘un intervento’ per le multe alle auto degli onorevoli. Non a caso la proposta Calderoli raccoglie molti favori, anzi dà il via ad una gara a chi ‘taglia’ di piu’.


Alessandro Pagano del Pdl si dice pronto ”anche a un taglio ben superiore del 5 per cento, magari creando anche un fondo a favore dei disoccupati”. Il ministro Gianfranco Rotondi invita a ”rinunziare tutti a tre mensilità da versare a favore di chi perde il lavoro”.


– Non risolve i problemi – ammette – ma mostra la sensibilità di una classe dirigente.


Il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, afferma che ”questa volta bisogna tagliare davvero la spesa pubblica” e che ”bisognerà intervenire anche sui costi della politica comprese le retribuzioni degli eletti da un certo livello in su” per ”dare al Paese la tangibile sensazione che tutti, senza eccezione alcuna, sono coinvolti in un’operazione resa indispensabile dal quadro economico internazionale”.


Sui ”sacrifici” si concentrano alcune critiche del Pd. Per Michele Ventura, ”ora vengono annunciati manovra economica e sacrifici per tutti ma non vorremmo che a pagare siano sempre gli stessi”.


L’Idv giudica ”la proposta un primo passo”, anche se ”serve molto di più per eliminare sprechi e ingiusti privilegi”.


– Si deve intervenire strutturalmente – afferma il capogruppo alla Camera, Massimo Donadi – altrimenti si fa solo demagogia.


Un ‘ironico’ ”bene” a Calderoli arriva da Federazione della Sinistra e Verdi.


– Si riducano le indennità del 50 per cento e aboliscano privilegi e vitalizi – afferma Angelo Bonelli, presidente del partito ambientalista.


– Il 5 per cento? Meglio se si dimezzassero lo stipendio – chiosa Paolo Ferrero portavoce della Federazione della Sinistra.