Contro la marea nera la ‘siringa’ funziona

Il siringone sta funzionando, e se tutto andrà bene, il pozzo verrà chiuso entro 7-10 giorni, visto che il dispositivo di controllo della valvola principale è stato riportato in superficie. È quanto ipotizza la Bp, che lo ha spiegato in una conferenza stampa domenica (nella notte in Italia) a Houston, in Texas, la sede della sua
filiale americana.

Dopo diversi tentativi, la siringa per pompare il petrolio in superficie ha iniziato infatti a funzionare domenica. Mentre i lunghi tentacoli di greggio color ruggine tingono di morte il Golfo del
Messico dove gran parte della ‘macchia nera’ sarebbe concentrata nei fondali, affiorano quindi le prime
serie speranze di risolvere il dramma in tempi non troppo lunghi.

Grazie al siringone introdotto nel braccio
flessibile del pozzo gli ingegneri al lavoro per arginare quella che rischia di trasformarsi nella più grande
marea nera della storia, stanno pompando in superficie le prime piccole quantità di greggio e di gas naturale,
ha spiegato il vicepresidente responsabile per lo sfruttamento dei pozzi e la produzione, Kent Wells. Il
dirigente della multinazionale britannica ha aggiunto che per chiudere il pozzo la Bp intende ‘sparare’ nei
prossimi 7-10 giorni fanghi pesanti attraverso le cosiddette ‘choke and kill lines’ del pozzo, fino a bloccare la
valvola principale, il cosiddetto Blowout Preventer (Bop).

Il Bop verrebbe poi sigillato in maniera definitiva
con del cemento, grazie ad una pressione dall’alto superiore a quello del petrolio che fuoriesce.
Wells ha aggiunto che un dispositivo di controllo della valvola, che secondo alcune fonti sarebbe difettosa,
è stato ritrovato e riportato in superficie. L’intenzione della Bp è di riprogrammarlo elettronicamente
in modo da gestire le valvole e le linee del pozzo che lo ‘soffocheranno’ e lo ‘uccideranno’. Wells, riferendosi
al siringone, ha detto che “per il momento sta funzionando molto bene”. La Bp sta agendo però con grande prudenza, per evitare, come è successo nella notte tra sabato e domenica, che la siringa si stacchi di nuovo dal tubo flessibile del pozzo, rendendo ancora una volta vani tutti gli sforzi.

Per ottenere risultati significativi occorreranno giorni, forse oltre una settimana. “Continueremo ad aumentare le quantità “ di petrolio
estratto, ha precisato il vicepresidente, ma “civorrà un certo tempo”. Questi primi segnali di speranza
non cancellano però il dramma ecologico che il Golfo del Messico sta vivendo.

Il New York Times scrive oggi che nelle acque profonde ci sarebbero diversi pennacchi di greggio, tra cui uno colossale di oltre 15 chilometri di lunghezza, 5 di larghezza, di uno spessore che in alcuni punti supera i 100 metri. Ci
sono infine polemiche sui solventi utilizzati per disperdere o sciogliere il petrolio: secondo alcuni esperti
sarebbero ancora più inquinanti del greggio stesso.