“A Villa Sant’Angelo costruiremo il centro aggregativo Gaetano Bafile”

VILLA SANT’ANGELO – E’ bastato un attimo per cambiare la vita di 450 persone; per trasformarne gli stati d’animo, i caratteri, le abitudini. Villa Sant’Angelo, dal 6 aprile dello scorso anno, non c’è più.

Ovvero, sì, c’è. Ma i suoi abitanti, oggi, non vi possono vivere. Al massimo, possono osservarlo con malinconia da lontano, dal silenzio spettrale dei Map, i “Moduli abitativi provvisori” che loro hanno ribattezzato “casette”. Ed è vero, lo sono. Sono appartamenti completi di ogni confort; manca, però, il calore umano. Quello è rimasto tra le pietre, i calcinacci caduti nel paese; tra le macerie di quelle che erano le loro case.

I “Map” sono semplicemente il luogo dove gli anziani trascorrono le ore nel loro dolore e solitudine; dove i giovani si recano solo per dormire. La vita, i ricordi, le nostalgie sono rimaste sepolte poco più in là, nel paese, in attesa che un giorno ognuno possa ritrovarli. Villa Sant’Angelo si nega a morire.


– Molti sfollati di Villa Sant’Angelo avevano trovato alloggio negli alberghi della costa adriatica; altri in case di parenti, amici e conoscenti in città vicine e distanti; altri ancora nella tendopoli allestita in tempo record. Si temeva che molti, ormai, non sarebbero più tornati. Insomma, che il terremoto avesse distrutto non solo il paese ma la volontà di ricostruirlo. Non è stato così. Gli abitanti di Villa Sant’angelo, appena le “casette” sono state pronte, sono tornati, uno dopo l’altro, lo sguardo perso nel vuoto, le parole rotte dall’emozione. – Pierluigi Biondi è Sindaco di Villa Sant’Angelo, un ruolo che nei giorni della tragedia ha assunto con coraggio e dinamismo. Coraggio e dinamismo che, oggi, tutti gli riconoscono e ripagano con manifestazioni di affetto e di fiducia.


– Come avete trascorso i giorni seguenti al sisma?


– Sono stati momenti difficili, di disperazione – racconta ricordando le notti ed i giorni in cui la terra tremava ancora con violenza e la paura, il dolore e la disperazione erano scolpiti nei volti della sua gente -. Nella nostra tendopoli, proprio qui in questa area – prosegue insegnandoci una vasta pianura coperta di breccia e ghiaia ora deserta -, sorse la nostra tendopoli: un paese. Abbiamo ospitato 350 sfollati oltre a 200 volontari. Abbiamo preparato oltre mille pasti al giorno: colazione, pranzo e cena. A causa del livello di distruzione, la vita del paese si trasferì completamente nella tendopoli.


Ricorda che dopo lo choc iniziale, hanno reagito tutti con coraggio.

– Abbiamo cercato di fare il punto della situazione, di capire quali fossero le necessità reali dei cittadini. La vita continuava. Più che studiare i danni subiti dalle case per iniziare a pianificarne la ricostruzione, certamente importante; abbiamo capito che era più urgente imbastire di nuovo il tessuto sociale che era rimasto sconvolto, devastato.

– Innanzi tutto – prosegue -, si doveva ricostruire la vita degli abitanti. Al momento del terremoto sono scappati tutti, abbandonando ogni cosa. E quando dico ogni cosa, dico proprio tutto, anche ciò che può sembrare banale ma che poi, nel fondo, non lo è: lo spazzolino dei denti, il pettine o anche semplicemente uno specchio. Così ci siamo trovati di fronte a necessità che non immaginavamo: protesi dentali, occhiali, bastoni, sedie a rotelle e, per i più piccini, giocattoli. Abbiamo immediatamente allestito un’area dove i bambini potessero giocare e, con la collaborazione di altre regioni abbiamo potuto dotare, chi ne aveva bisogno, di protesi dentali e ortopediche, occhiali e così via.


All’inizio il vuoto era preoccupante, spiega Biondi, la tragedia aveva privato il paese di tutto: scuole, farmacie, generi alimentari, bar.


– Abbiamo dovuto gestire tutto noi – commenta -. E abbiamo iniziato subito dalla scuola che è stata allestita in una tenda. I nostri giovani non potevano perdere l’anno scolastico… Poi, abbiamo provveduto a ricostruire le relazioni sociali, basate questa volta sulla solidarietà.


Si sofferma pensieroso quindi, con voce commossa, racconta:


– Abbiamo avuto 17 morti. In un primo momento, si pensava che fossero 18 perchè tante erano le persone che non rispondevano all’appello. Il nostro, in percentuale, è stato il comune più colpito. Quello che ha avuto più morti. Ora gli abitanti di Villa Sant’Angelo sono tornati tutti. Hanno un alloggio, una casa. Ma bisogna restituire loro i luoghi dove socializzare, dove incontrarsi, dove sentirsi di nuovo uniti. Vogliamo ricostruire un villaggio a misura d’uomo.


Dalla tragedia emergono anche aspetti positivi. Ad esempio, come fa notare il sindaco Biondi, il ritorno dei bambini ai giochi di una volta.


– I nostri figli – commenta Biondi – erano abituati ai giochi elettronici, ai computer, ai video-giochi, al messenger, alle comunicazioni via skype, al wi-fi. Dopo il terremoto, giocoforza, hanno recuperato il gusto per le macchinette, i trenini, i soldatini ed anche la lettura. Hanno ritrovato il piacere della partitella di pallone in strada, così come facevamo noi. Ci siamo ritrovati anche a vedere le coppiette di adolescenti passeggiare prese per mano, come non accadeva prima. Insomma, la tragedia ci ha fatto riscoprire la nostra umanità, il valore della solidarietà.


Il Sindaco Biondi ci riceve nel suo “ufficio”, un container provvisto di telefono, fax, computer, tanta, tanta carta, scatole di documenti, bandierine e stemmi regalati dalle organizzazioni ed istituzioni che hanno collaborato spontaneamente alla ripresa della vita in Villa Sant’Angelo: “Gruppo Alpino di Bozza”, “Associazione Nazionale Alpini – sezione Piacenza”, “Associazione Volontari Donanti di Sangue”, “Comune di Noceto” e così via. Anche il calcio ha il suo spazio. E’ evidente che se non il Sindaco, qualcun altro è tifoso dell’Inter, visto che tra le tante cose vi è anche una immensa bandiera neroazzura.


Il pensiero di Biondi, ora, va ai connazionali all’estero, che in tanti, spontaneamente, hanno contribuito alla ricostruzione della provincia, con le loro sottoscrizioni. Un ringraziamento lo rivolge in particolare agli italiani del Venezuela, che, con la loro generosità, hanno permesso la creazione di un Centro Aggregativo che, per sua espressa volontà, sarà intitolato al nostro direttore, abruzzese doc, Gaetano Bafile.


– Si – ci dice – lo costruiremo in un’area di circa 300 mq. Sarà un Centro Aggregativo dalle molteplici funzioni. Insomma, uno spazio nel quale i cittadini di Villa Sant’Angelo potranno di nuovo cominciare a tessere la loro vita sociale. Un punto di riferimento per gli anziani ma anche per i nostri giovani. Un luogo in cui ospitare manifestazioni culturali, con una sala multimediale insonorizzata per concerti, proiezioni cinematografiche e conferenze.


– Avete già studiato la collocazione? Avete già il progetto?


– Si – risponde immediatamente -. Si costruirà in un’area tra il Paese, che tornerà ad essere più bello di prima, e le “casette”. Il progetto è già stato approvato e gli studi del terreno già realizzati. Tutto sarà possibile grazie al denaro che ci è stato donato dagli italiani del Venezuela (denaro raccolto dalla Fondazione Abruzzo Solidale, il Centro Italiano Venezolano di Caracas, l’Associazione Abruzzesi e Molisani ed il Gruppo dei quindici con la collaborazione del nostro Giornale ndr). A questo, si sommano i 30 mila euro che stanzierà il comune e i 100 mila euro che ha offerto la ditta incaricata dei lavori. Ottenuti i fondi, l’inizio delle opere avverrà nei prossimi giorni e, tempo sei mesi, vi sarà l’inaugurazione.


Il progetto del Sindaco Biondi è molto ambizioso. Ed infatti, non si limita alla semplice costruzione del Centro Aggregativo Gaetano Bafile, che tra l’altro sorgerà assai vicino al monumento eretto in onore di un altro italo-venezolano: Tiero Pezzuto, autore dell’inno a Caracas. Va molto più in là. Il suo sogno è trasformare Villa Sant’Angelo, ed il Centro Aggregativo Gaetano Bafile, nel centro delle attività più importanti e prestigiose della provincia e della regione. Ma questo ce lo racconterà personalmente durante la sua visita in Venezuela. Infatti, nella sua agenda sono previsti incontri con la nostra comunità, organizzati dalla Fondazione Abruzzo Solidale, il Centro Italiano Venezolano di Caracas, il gruppo dei 15, l’Associazione Abruzzesi e Molisani ed il nostro Giornale.