Mourinho lancia la sfida al ‘maestro’

L’allievo è pronto a superare il maestro. La finale di sabato a Madrid tra Bayern Monaco e Inter è anche la sfida tra Louis Van Gaal e Josè Mourinho, nello staff del tecnico olandese ai tempi del Barcellona. Lo Special One aveva ricevuto altre offerte, ma l’attuale tecnico del Bayern lo convinse a rimanere. “Quando gli dissi che
volevo tornare in Portogallo e accettare l’incarico di viceallenatore del Benfica mi chiese di rinunciare –
racconta Mourinho -. Mi disse di accettare solo come primo allenatore. Ma se volevano un vice, avrei
fatto meglio a restare”. Una scelta che il tecnico di Setubal non ha rimpianto.

“Van Gaal aveva molta fiducia in
sé e quella era un qualità importante per un giovane allenatore come ero io all’epoca – continua – È lui che
mi ha insegnato come si guida una squadra sul campo. Nelle gare amichevoli, in Copa Cataluna,
lasciava a me le responsabilità. Mi diceva: ‘Io vado in tribuna, pensaci tu’. È stato fondamentale per la mia
crescita”.

E a dieci anni di distanza i due si ritrovano avversari in una finale di Champions League. “Non
lavoriamo insieme dal 2000 – sottolinea Mourinho – Da allora forse lui è cambiato. In ogni caso, resta un grande allenatore e un’ottima persona, credo che in questo sia rimasto uguale”. Entrambi hanno ora l’occasione di affiancare Ottmar Hitzfeld ed Ernst Happel nel ristretto club degli allenatori che hanno conquistato la Coppa dei Campioni alla guida di due squadre diverse, visto che Van Gaal l’ha già vinta con l’Ajax e Mourinho con il Porto. “Prima o poi raggiungerò quell’obiettivo, perché sono ancora giovane per essere un allenatore – replica il portoghese – Mi auguro che il Signore mi dia la possibilità di riuscirci e spero di avere davanti ancora 20 anni di carriera, perciò credo che ce la farò. Ma mi piacerebbe riuscirci tra un paio di settimane piuttosto che tra un paio d’anni e non perché voglia a tutti i costi entrare a far parte di un gruppo di allenatori che ha fatto la storia del calcio. Vorrei riuscirci con questi giocatori, con questo club e con
questi tifosi e vorrei riuscirci subito perché l’Inter non vince questo trofeo da troppo tempo”.

Van Gaal non è
l’unico pezzo di passato che Mourinho si troverà a fronteggiare sabato: il portoghese dovrà fare i conti anche
con Arjen Robben, con il quale vinse la Premier League nel 2005 e nel 2006 col Chelsea. “Messi è Messi, ma
quando Arjen riesce a giocare per quattro, cinque o sei mesi di fila diventa un giocatore straordinario – ricorda lo Special One – È esattamente il tipo di calciatore di cui bisogna preoccuparsi, ma non cambierò il mio
modo di intendere il calcio, perché lui, proprio come Messi e Cristiano Ronaldo, è un giocatore che si sposta
molto in campo. Perciò, la nostra arma di difesa sarà il pressing a zona. Non cambieremo il nostro atteggiamento, ma dovremo raddoppiare l’attenzione nella zona di Arjen, perché è un giocatore super”. Fermo restando, però, che la differenza in campo non la fa il singolo ma la squadra e l’Inter lo ha dimostrato lungo il cammino verso Madrid. “Il gruppo viene sempre prima dei singoli – il pensiero di Mourinho – Eto’o ne è l’esempio perfetto. È un giocatore di livello internazionale e dalle caratteristiche squisitamente offensive, ma
quando la squadra è in difficoltà è il primo a sacrificarsi in copertura. Quando si hanno a disposizione giocatori
del genere, è facile essere un leader”.