Federalismo, Bossi preoccupato, Fini vuole equità e solidarietà

ROMA – ”Stiamo cercando di partire, ma sono molto preoccupato. C’è molta preoccupazione”. E’ un Umberto Bossi che non nasconde i timori per la sorte del federalismo quello che per tutto il giorno segue a Montecitorio i lavori parlamentari che riguardano la sua amata creatura.

Eppure la Camera si appresta a dare il suo via libera al decreto attuativo del federalismo demaniale, quello che consegnerà alle regioni spiagge, fiumi, laghi e una bella fetta di caserme non più utilizzate dai militari.

Lo stesso Bossi dice di vedere la possibilità di un voto bipatisan.

– Stiamo andando avanti piano piano, ma anche la sinistra ci sta dando una mano – sottolinea il senatur. All’origine della sua preoccupazione ci sono probabilmente i distinguo e le perplessità che continuano a venire da Gianfranco Fini. Il presidente della Camera, in visita in Calabria, si fa paladino delle regioni più svantaggiate.

– Non verrà meno la mia attenzione – promette – affinchè il federalismo sia equo e solidale. Il federalismo deve essere consapevole dei ritardi del meridione. E il fondo perequativo dovrà servire ad un riequilibrio generale, altrimenti viene a mancare la coesione.

Intanto, in attesa del voto della commissione bicamerale, al quale seguirà, giovedì prossimo, il via libera definitivo da parte del consiglio dei ministri, continuano le schermaglie tra maggioranza e opposizione . L’ultima battaglia riguarda la sorte del fiume Po, che nell’immaginario collettivo leghista è il simbolo della Padania.

Il Po, secondo le regole messe a punto nel decreto attuativo, dovrebbe restare di proprietà dello Stato, insieme al Tevere, all’Adige e a tutti i fiumi che attraversano più regioni. Analogamente, restano statali i laghi condivisi da più regioni, come quello di Garda. Una sciagura per i leghisti, non solo sul piano simbolico, ma anche su quello materiale della gestione delle acque: per evitare l’affronto, i rappresentanti del Carroccio nella bicamerale hanno dato battaglia fino all’ultimo, ma non sono riusciti a strappare il loro fiume allo Stato centrale.

Il Pd, tra l’altro, era contrario, e ha chiesto al ministro Calderoli di non fare ”passi indietro”. Il federalismo ”demaniale”, fatto di spiagge, corsi d’acqua, caserme, fari, forti militari, ha un valore economico di tutto rispetto. Secondo le stime si tratterebbe di un patrimonio pari a circa 3,2 miliardi di euro. Il Pd vuole sapere se questi soldi rappresenteranno una voce della prossima manovra economica.

– Nei giorni scorsi sulla stampa, per quanto riguarda la manovra si era parlato di un patrimonio alienabile per 3,5 miliardi e qui stiamo trasferendo 3,2 miliardi, vogliamo capire se è lo stesso – dice il rappresentate del pd Lucio D’Ubaldo.

Sempre a proposito di soldi: le regioni e gli altri enti locali che venderanno il patrimonio ricevuto, tratterranno una quota un po’ più piccola del previsto: il 75 per cento, e non più l’85. Lo ha deciso la bicamerale, che ha confermato l’obbligo per le autonomie di utilizzare queste somme per ripianare i loro debiti. Il restante 25 per cento finirà nelle casse dello stato, che lo utilizzerà per pagare gli interessi su Bot e Cct.