“I nostri due alpini non sono morti invano”

“Massimiliano e Luigi non sono morti invano”. L’ordinario militare monsignor Vincenzo Pelvi, nell’omelia ai funerali solenni per il sergente maggiore Ramadù ed il caporal maggiore scelto Pascazio, cerca di consolare i familiari affranti dei due alpini uccisi lunedì scorso da un ordigno artigianale in Afghanistan.

Presenti alla cerimonia il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, il premier Silvio Berlusconi, i presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani, tanti ministri, i vertici militari.Folta la rappresentanza della Lega, con in testa il leader Umberto Bossi.

La missione in Afghanistan, ha detto il senatur alla fine della funzione, “è purtroppo necessaria e da confermare. Il terrorismo, se non si blocca dove nasce, si espande”. Non ha voluto mancare – pur sulla sedia a rotelle per la frattura alla tibia riportata nell’agguato – il caporal maggiore Gianfranco Scirè, il militare che era con Ramadù e Pascazio (e con il caporale Cristina Buonacucina, ancora in ospedale a Ramstein in Germania) sul Lince colpito dall’ordigno. La basilica è gremita soprattutto di ‘penne nere’, gli alpini commilitoni di Massimiliano e Luigi, che hanno portato a spalla i due feretri avvolti nel tricolore e li hanno deposti davanti all’altare. Su ogni bara la fotografia ed il tradizionale cappello con la penna.

Momento centrale del rito funebre, l’omelia di mons. Pelvi. “Il sacrificio dei nostri militari – ha sottolineato l’ordinario – non è vano. Luigi e Massimiliano hanno vissuto per gli altri e sono morti per gli altri: sono morti come hanno vissuto, offrendo la loro giovane vita per gli altri”. Ha quindi appoggiato la missione in Afghanistan, sostenendo che “ignorare il pericolo terrorista non allontana la minaccia, ma la porta dritta al cuore delle nostre città. Le condizioni di insicurezza delle altre nazioni, se non contenute e sradicate, possono ostacolare il progresso della famiglia umana. La rinuncia a pensare il mondo al di là del proprio interesse immediato, la sfiducia nell’azione umanitaria, la diffidenza verso ogni universalismo, tutto
questo è la tomba dell’umanità”.

La funzione è poi terminata, gli alpini hanno ripreso sulle spalle i feretri
per portarli fuori dalla basilica. Su quello di Pascazio, spiccava un’orchidea rosa. A poggiarla è stata la fidanzata Tonia, che ha voluto dare così l’ultimo saluto al suo Luca, morto a soli 25 anni. Un applauso ha accolto l’uscita delle bare.

Il presidente Napolitano ha quindi salutato e abbracciato, visibilmente
commosso, le famiglie dei due alpini; si sono poi uniti al capo dello Stato anche Berlusconi, Fini e Schifani. “Voglio ringraziare a nome di tutte le forze armate ma prima di tutto delle famiglie dei militari
caduti e di quelle dei feriti – ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, all’uscita dalla chiesa – non
solo le istituzioni, ma tutti i cittadini per la vicinanza che stanno esprimendo e che aiuta a superare
momenti come questi”.