Federalismo: Lega- Idv, un’accordo che spiazza tutti

ROMA – La mossa decisa da Angela Merkel, del resto, non è stata concordata con Bruxelles (l’appoggio di Barroso è giunto solo a cose fatte) e ha finito per ricordare le manovre estreme attuate dalle autorità americane nel 2008 dopo il fallimento Lehman Brothers. Eppure Silvio Berlusconi continua a mostrare un moderato ottimismo: a suo giudizio ci sono dati incoraggianti nella situazione italiana ed europea che possono preludere alla ripresa.


Il Cavaliere ha spiegato a Bruno Vespa, nel suo ultimo libro, i contenuti della telefonata con la Merkel che hanno schiodato lo scetticismo tedesco sulla maximanovra di salvataggio della Grecia e, indirettamente, aperto la via alla difesa concertata della moneta unica: un esempio un po’ alla Menenio Agrippa, l’euro come sangue dell’Europa, il rischio del contagio di una mano malata (la Grecia) a tutto il corpo.


L’impressione, tuttavia, è che nella Ue continuino a confrontarsi due posizioni se non antitetiche quantomeno molto diverse tra loro: da una parte quella (di cui è capofila proprio l’Italia) che giudica prioritario convincere i grandi investitori a sostenere il debito pubblico di Eurolandia, naturalmente con l’acquisto dei titoli di Stato e perciò punta a manovre strutturali; dall’altra quella di chi (come la Germania) ritiene indispensabile circoscrivere le operazioni di sostegno di Stati che potrebbero non essere in grado di restituire il debito, e colpire invece duramente la grande speculazione e i meccanismi perversi da gioco d’azzardo che già tanto sono costati agli Stati Uniti. Come dice Gianfranco Fini, l’Europa deve ristabilire le regole di un capitalismo equilibrato.


Work in progress, naturalmente, ma il Cavaliere osserva come la realtà economica sia ben distante dalla fluttuazione delle Borse: il calo dell’euro sul dollaro, per esempio, sta favorendo le esportazioni europee e dunque una piccola fase espansiva. Il premier ne approfitta per sottolineare come il federalismo di cui si sta dotando il nostro Paese costituisca lo strumento più efficace contro l’evasione fiscale. E’ la bandiera della Lega ma anche la principale novità politica degli ultimi mesi, una riforma destinata a modificare in profondità lo stile di vita degli italiani.


Antonio Di Pietro lo ha intuito con tempismo e oggi ha dato vita a sorpresa a una sorta di asse con il Carroccio, annunciando il voto favorevole dell’Italia dei valori al decreto attuativo del federalismo demaniale, il primo dei quattro che dovranno tradurre in pratica il federalismo fiscale. A uscirne spiazzato è stato il Pd: i democratici, dice Di Pietro, hanno contribuito al lavoro preparatorio ma alla fine si sono astenuti nella ”bicameralina” per non assumersi una chiara responsabilità.


Voto contrario invece dei centristi di Casini e Rutelli. Bisogna osservare come il leader dell’Idv ancora una volta abbia trascinato dietro di sè il Pd, il quale ha assicurato la propria disponibilità al dialogo con la maggioranza sui prossimi decreti. In sostanza Bossi e Di Pietro si sono dimostrati i veri sherpa di un negoziato di nuovo conio che i due partiti maggiori sembrano avere subito. Chiaro il dividendo politico per entrambi: il Senatur incassa il risultato di tutta una legislatura; il leader dell’Idv imbraccia la bandiera di un’opposizione dura ma responsabile che sa anche muoversi nell’interesse del Paese, e così oscura il Pd a dispetto dei rapporti di forza nel centrosinistra.


E’ un’intesa che potrebbe ripetersi anche per la manovra economica? Mentre nel Pd prosegue lo scontro tra maggioranza e minoranza e il dibattito su un possibile governo d’emergenza di cui per ora non si vedono assolutamente i presupposti, Di Pietro mostra più pragmatismo: guerra senza quartiere al ddl sulle intercettazioni che prosegue il suo iter in Senato, ma anche attenzione per le misure che dovranno essere prese sulla scia dell’Europa, soprattutto se ci sarà un giro di vite contro l’ evasione fiscale, suo tradizionale cavallo di battaglia. I sondaggi dicono che la maggioranza degli italiani ha paura di questa crisi ed è su questo terreno che i due poli giocano la partita dei prossimi mesi.


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