Corea, Seul adesso è pronta alle sanzioni

Sale la tensione nella penisola coreana: Seul ha annunciato “una campagna diplomatica a tutto campo” contro Pyongyang, in risposta all’affondamento della corvetta Cheonan di cui ritiene responsabile la marina nordcoreana.

In particolare sono stati interrotti gli scambi commerciali e la questione sarà portata davanti al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Gli Usa hanno appoggiato “incondizionatamente” il giro di vite, con il presidente Barack Obama che ha ordinato di rafforzare il coordinamento con le forze armate sudcoreane
“per garantire” prontezza in caso di attacco militare del Nord.

Lo stesso Obama ha anche disposto un riesame della politica verso la Corea del nord, “alla luce delle sue provocazioni e delle sue sfide al diritto internazionale”. È stato il ministro degli Esteri sudcoreano, Yu Myunghwan, ad annunciare la
risposta alla “provocazione armata” in cui sono morti 46 marinai sudcoreani. “È stato un atto volto a distruggere la pace e una minaccia diretta alla sicurezza e alla stabilitàdella penisola coreana e dell’Asia
nordorientale e oltre”, ha denunciato. Di qui la decisione di prendere “ogni contromisura diplomatica possibile
in cooperazione con i Paesi alleati, vicini e organizzazioni internazionali”.

All’appello di Seul, ha aggiunto,
hanno già aderito 21 Paesi, tra cui Stati Uniti, Giappone, Gran Bretagna, Francia, Australia, Canada e
Svezia. Il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, in visita a Pechino, ha affermato che gli Stati Uniti stanno “lavorando duramente per evitare un’escalation” e “contenere la situazione altamente precaria”
creata da Pyongyang.

In un comunicato la Casa Bianca ha fatto sapere che “gli Usa appoggiano la richiesta del presidente Lee perché la Corea del nord si scusi immediatamente e punisca i responsabili dell’attacco e soprattutto ponga fine al suo comportamento bellicoso e minaccioso”.

Washington sostiene anche l’approdo della questione davanti al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Il governo giapponese di Yukio Hatoyama si è schierato a favore di nuove sanzioni contro Pyongyang, oltre a quelle che hanno già azzerato
gli scambi bilaterali e imposto il divieto di attracco nei porti del Sol Levante per le navi nordcoreane.