Il ddl intercettazioni sarà in aula da lunedì

ROMA – Alle tre del mattino di ieri la commissione giustizia del Senato ha dato il via libera al ddl intercettazioni. L’opposizione protesta e annuncia battaglia per l’aula. Dopo una maratona durata circa sei ore il testo che, per ora, impedisce ai cronisti di pubblicare ogni atto di indagine e rende “molto più complessa” la procedura per autorizzare le intercettazioni, passa tra mille proteste dell’opposizione nonostante una sensibile marcia indietro da parte del ministro della Giustizia, Angelino Alfano, che a inizio seduta annuncia la possibilita” di tornare al testo licenziato da Montecitorio.

Il Guardasigilli prende anche, per alcuni versi, le distanze da ciò che è stato approvato fino a quel momento in commissione giustizia.

“Vorrei ricordare – sottolinea il numero uno di largo Arenula – che il governo ha presentato solo un emendamento per trasformare gli ‘evidenti indizi di colpevolezza’ in ‘gravi indizi di reato’”. Il resto è stata un’ “iniziativa di singoli parlamentari”. La presa di distanza piace poco agli esponenti della maggioranza che si sono esposti in prima persona per inasprire ulteriormente il testo. Il relatore, Roberto Centaro, infatti, non esce per tutta la sera dall’aula della commissione e rifiuta di parlare con i giornalisti. L’opposizione ha proseguito per tutta la seduta con il suo ostruzionismo e c’è stata anche un’iniziativa piuttosto singolare da parte del senatore del Pd, Stefano Ceccanti, che ha raccontato minuto per minuto la seduta della commissione su facebook.

Sono stati approvati solo due emendamenti dell’opposizione: uno di Luigi Li Gotti (Idv) e un altro di Felice Casson (Pd). Il primo per prevedere l’intercettabilità anche del reato di stalking, il secondo per stabilire un’azione disciplinare per il pm che non opera da subito una selezione tra gli atti processuali da considerare estranei alle indagini o relativi a fatti personali di terze persone e quelli, invece, inerenti al processo.

La calendarizzazione

Il ddl sulle intercettazioni sarà all’esame dell’aula del Senato da lunedì 31.
Sulla calendarizzazione c’è stata un’opera di mediazione del presidente del Senato, Renato Schifani, volta a cercare un punto di equilibrio tra maggioranza e opposizioni. A fronte di una richiesta da parte della maggioranza, in particolare del presidente dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri, affinché la discussione generale iniziasse in aula già da domani, Schifani ha proposto una calendarizzazione più ‘morbida’ in modo da lasciare più tempo alle opposizioni per la presentazione degli emendamenti.

– Confido che si possano trovare punti di convergenza, o quanto meno che si abbassi la tensione anche nei confronti della stampa e della comunicazione – ha detto più tardi ai cronisti – Vorrei evitare che dal Senato possa essere approvata una legge che venga interpretata, e non entro nel merito, come legge bavaglio nei confronti della comunicazione.

Le opposizioni denunciano però il contingentamento dei tempi e riferiscono che il governo non avrebbe escluso la possibilità di porre la questione di fiducia.

– Dopo le modifiche annunciate dal ministro Alfano, noi andremo in aula a discutere su un testo che è sostanzialmente carta straccia – dice Anna Finocchiaro, presidente dei senatori Pd, al termine della conferenza dei capigruppo dove, denuncia:

– Con una decisione di gravità inaudita la maggioranza si è irrimediabilmente chiusa ad ogni appello proveniente non solo dalle opposizioni, ma dai direttori di giornali, da costituzionalisti e intellettuali che protestano contro il ddl intercettazioni. In tutto questo – rileva – noi come gruppo avremo solo due ore per i nostri interventi, mentre probabilmente l’8 giugno il governo porrà la fiducia, visto che il ministro Vito non è stato in grado di escluderlo.

Secondo Maurizio Gasparri, invece, «tutto si può dire tranne che c’è stata una accelerazione» perché il ddl sulle intercettazioni «risale a due anni fa ed è stato in commissione al Senato per un anno». Il capogruppo del Pdl al Senato ha riferito che, se l’aula confermerà il calendario deciso a maggioranza dalla conferenza dei capigruppo, il termine per gli emendamenti da presentare è fissato per venerdì prossimo.
– La maggioranza – precisa al termine della capigruppo – si prepara a presentarne pochi e qualificati rivolti ad alcune modifiche come la possibilità di pubblicare gli atti per riassunto.

Le reazioni

Ma le opposizioni promettono battaglia. Antonio Di Pietro parla di «ennesima legge criminogena che questo governo e la sua maggioranza parlamentare si accingono a portare avanti».

– Senza che ogni volta sembri un’offesa di lesa maestà – dice il leader dell’Italia dei valori – saremo molto attenti a vedere come si comporterà il Capo dello Stato in relazione a questo provvedimento. Non lo vogliamo tirare per la giacchetta, non vogliamo renderlo corresponsabile, ma certamente ci aspettiamo da cittadini in difesa della Costituzione e dell’articolo 21 che il Capo dello Stato tenga la schiena dritta, mai come in questo momento che ce n’è bisogno.