Vino senza uva e formaggio senza latte, da oggi l’Europa cambia il menù degli italiani

ROMA – Sono alcune delle prese di posizione dell’Unione Europea che stanno cambiando le abitudini degli italiani, secondo uno studio della Coldiretti in occasione dell’entrata in vigore – oggi – del regolamento mediterraneo che rischia di far sparire dalle tavole degli italiani telline, cannolicchi e altri pesci della tradizione gastronomica nazionale.


A subire le normative comunitarie era già stato lo scorso anno il vino, per il quale a causa della riforma di mercato del settore vitivinicolo, è stata autorizzata la possibilità di zuccheraggio per i paesi del nord Europa, ma anche la produzione e la commercializzazione di vini ottenuti dalla fermentazione di frutti diversi dall’uva come lamponi e ribes, dopo che l’Unione Europea aveva già dato il via libera all’invecchiamento artificiale del vino, attraverso l’utilizzazione di pezzi di legno al posto della tradizionale maturazione in botti di legno.

Un inganno che – continua la Coldiretti – si aggiunge alla possibilità di vendita nell’Ue nei negozi, o con internet, di kit per la preparazione casalinga in meno di un mese di vini come il Chianti, il Barolo o il Valpolicella, per effetto di una curiosa interpretazione della legislazione.


E’ invece di poco più di un mese fa la decisione della Commissione Europea di non accogliere la proposta italiana di decreto ministeriale che obbliga ad indicare l’origine del latte, usato nel latte a lunga conservazione e in tutti i prodotti lattiero caseari ma vieta anche l’impiego di polveri di caseina e caseinati nella produzione di formaggi. Con la norma si stabiliva chiaramente che il formaggio si fa con il latte e non con le polveri mentre già dallo scorso anno l’Ue consente che possa essere incorporato fino al 10% di polvere di caseinati nel formaggio, al posto del latte.


La possibilità di vendere bibite al gusto e colore dall’arancia, senza contenere neanche una minima percentuale dell’agrume, è stata invece scongiurata in Italia dopo il tentativo di inserirla tra le norme di recepimento della legislazione comunitaria. Le contraddizioni delle scelte europee sono evidenti – sottolinea la Coldiretti – nelle norme che riguardano l’indicazione in etichetta l’origine dei prodotti agricoli impiegati che è obbligatoria per la carne bovina, ma non per quella di maiale, per la frutta fresca ma non per quella trasformata, per il latte fresco ma non per quello a lunga conservazione o per i formaggi.

Non mancano però – conclude – buone notizie come la decisione dell’Ue di rendere obbligatoria l’indicazione dell’origine dell’extravergine di oliva a partire da luglio 2009, favorita dal pressing della Coldiretti che ha avviato una campagna per l’etichettatura obbligatoria di tutti gli alimenti.