Mario Benedetti, l’italianità-altra portata in scena dal ‘Tina Modotti’

CARACAS – Come Mario Benedetti in Uruguay, il Centro Culturale Tina Modotti continua a diffondere in Venezuela l’idea di un’italianità-altra, che unisce le generazioni in un flusso senza tempo. Questa volta lo ha fatto con una tre-giorni dedicata al grande poeta uruguaiano, un omaggio nel primo anniversario dalla morte organizzato in collaborazione con l’Ambasciata della Repubblica Orientale dell’Uruguay, il Centro Uruguaiano Venezolano, La libreria mediatica e il Centro de Estudios Latinoamericanos Rómulo Gallegos.

Un vero successo di pubblico, che ha riempito le sale del Celarg lasciando in piedi o sulla porta numerosi spettatori.
Ad aprire ‘Tres dìas alrededor de Benedetti’ è stata l’introduzione di Marcos Tassino, presidente di origini italiane del Centro Uruguayo-venezolano, cui è seguita la conferenza tenuta da Marialcira Matute (Premio periodismo 2010) e Isidoro Hugo Duarte, sull’intervista realizzata all’autore dalla Libreria Mediática

. Il Centro Culturale Tina Modotti ha poi messo in scena ‘Relato de Púas’, adattazione teatrale dell’opera ‘Pedro y el capitán’ di Benedetti, diretta dal responsabile del Tina Modotti, Antonio Nazzaro, e interpretata dal Gruppo Teatrale Comunardos: Amanda Key, José Ignacio Pulido e Jonathan Ochoa.

Relato de Púas

– L’idea mi è venuta quando ho visto la famosa foto della soldatessa statunitense del carcere di Baghdad – racconta Nazzaro – che tiene un prigioniero iracheno al guinzaglio come se fosse un cane.

Un palcoscenico essenziale. La torturatrice, il torturato e la Memoria sullo sfondo, che martella senza sosta il pubblico con il tic tac di una macchina da scrivere. Il mondo dei personaggi è un cubo chiuso da due schermi che costringono gli spettatori a confrontarsi in modo asfissiante con quello che, in fondo, è il nostro mondo e la nostra storia.

– Sono immagini taglienti – spiega Nazzaro – di torture, soprusi, violenze. Come dire: la quotidianità della globalizzazione.

I video palpitano di dolore. Un ritorno al passato forte soprattutto per gli uruguaiani presenti. Uno dei responsabili del Centro Uruguaiano Venezolano, è scoppiato in lacrime ricordando il fratello torturato ed ucciso durante gli anni della dittatura. Ha dovuto aspettare venticinque anni per avere la conferma ufficiale della sua morte. Molti, forse troppi, ancora aspettano.

– Ci si rende conto di come la Carta dei Diritti umani sia un canto gregoriano all’inutilità, una litania – afferma Nazzaro – che gli Stati cantano mentre con le mani torturano. L’Italia non ha ancora ratificato la legge contro la tortura eppure a Roma esiste il Museo della tortura nazi-fascista…

La violenza è una condotta tipica dell’uomo, affermava Benedetti. Torturatore e torturato si scambiano i ruoli in una sadica reciprocità. Qui ‘Relato de Púas’ si ferma.

– Era troppo – spiega Nazzaro -. La storia ci insegna che il torturatore esce sempre immune. Spagna, Cile, Uruguay, Argentina, Paraguay, Mexico, Italia e mancano all’appello tutti gli altri Paesi del mondo. Nessuno ha avviato un processo ai torturatori. Gli Stati garantiscono l’impunità e violentano la Storia. La tortura – continua – è una condotta umana, occultarla e volerla dimenticare è una scelta coscientemente disumana.

“Ballando” Benedetti

La rassegna non voleva lasciare il pubblico con il Benedetti del dolore doveroso della Memoria Storica. Voleva restituire l’amore per la vita dell’autore ironico, pronto al dialogo. Così è entrato in scena ‘Tangueando Benedetti’, miscela passionale di poesia, tango ed immagini con Marco Tassino come voce narrante.

Sulle poesie dedicate al Tango da Benedetti, Eduardo Galean destreggiandosi al bandonéon, il cantante Yamandu Pereira ed i ballerini Yore Rivas e Frank Zambrano raccontando con la gestualità e le sonorità del Tango le strofe del Montevideano. Tutto sullo sfondo delle immagini prodotte dal Centro Culturale Tina Modotti, un video di 45 minuti su Montevideo ed i suoi protagonisti: Torres Garcìa, Gurvich, Onetti, Galeano. Dopo lo spettacolo, tutti al Centro Uruguaio.

– Benedetti è contemporaneo a tutti – spiega Nazzaro -. Condividevano la tavolata ragazzi di 15 anni come anziani. È bello vedere come un’entità volatile quale il Tina Modotti abbia riunito tante persone di alto livello che hanno contribuito e partecipato in forma gratuita, mettendo a disposizione tempo e professionalità. Grazie appunto a Mario Benedetti.

Tra questi, Isidoro Duarte, grande conoscitore di Benedetti ed amico di Eduardo Galeano, che ebbe tra le mani la prima brutta copia della celebre opera ‘Las venas abiertas de America latina’; Marco Tassino, sceneggiatore e regista del film ‘Milonga’; l’Ambasciatore dell’Uruguay, Jorge Mazzarovich, costantemente presente; l’attrice Amanda Key, protagonista del film ‘La ora 0’ che sarà presentato al pubblico tra qualche mese.

Nell’ultima giornata di ‘Tres dìas alrededor de Benedetti’ la ‘ponenciacción’ “Mario Benedetti: ritratto in forma di poesia e un solo racconto”, condotta da Nazzaro con un “intervento” dell’attore e scrittore Ezio Falcomer dell’Accademia dei Sensi. Nel web (http://accademiadeisensi.podomatic.com/), il suo è “teatro della voce”: interpreta in spagnolo, senza conoscere la lingua, il racconto ‘Cinque sogni’, sul quale Nazzaro ha montato un video. L’ironia di Benedetti, dell’interpretazione di Falcomer, del video.

– Molti materiali che si trovano nella pagina web dell’Accademia dei Sensi – sottolinea Nazzaro – sono usati dal Tina Modotti nelle sue lezioni virtuali di cultura italiana.

Modotti e Benedetti

Perchè Tina Modotti? Perchè Mario Benedetti?

– Tina Modotti rappresenta un tipo di migrazione diversa – spiega il responsabile del Centro, Antonio Nazzaro – che non arriva in America latina solo per fame di cibo ma perchè affamata di vedere e conoscere un altro mondo. E facendolo scopre una nuova visione del mondo, una nuova femminilità, un’ideologia, un’inseparabilità tra dignità politica ed artistica.

Uno sguardo diverso, un’italianità-altra che non crea distanze e barriere ma segna il punto d’incontro. Il sentimento umile di chi si rapporta alla pari con il nuovo popolo, che lo riceve, che si schiera al suo fianco. Soprattutto, non approfitta delle proprie conoscenze e della propria cultura per dominare.

A questa onestà intellettuale, poi, si aggiunge il fascino dello spirito artisticamente e politicamente rivoluzionario che univa Benedetti e Modotti. Spiega Nazzaro, a proposito della fotografa:

– Non è un caso che il grande Diego Rivera, in uno dei suoi murales, dia a Tina Modotti il compito di consegnare le armi ai contadini. La Modotti si può considerare la prima fotografa d’arte della storia.

Il Centro Culturale Tina Modotti, anche senza finanziamenti, ha già fatto e farà tanto altro ancora.

– Abbiamo portato a Caracas i poeti Davide Rondoni e Milo De Angelis – racconta Nazzaro – organizzato una tre-giorni su Pasolini all’Armando Reveron, preparato opere video di teatro didattico. Tra queste, ‘Tina Modotti. Una, nessuna, centomila’, usata da Monte Avila per presentare il libro ‘Tinissima’ di Elena Poniatowska durante il ‘Festival del libro’ di Caracas. Senza dimenticare la partecipazione alla Settimana della Lingua Italiana con la ‘ponenciacción’ su Galileo Galilei; le presenze al Museo de Arte Contemporanea con la mostra di video-poesia del gruppo italiano ‘Nomadi Mondi’; l’happening tra gli alunni dell’UNEARTE ed il poeta Davide Rondoni, sempre nel MAC.

Tutto preparato nel salotto di casa Mogoillon-Nazzaro, con Mariana Mogollon, presidente del Tina Modotti, piegando volantini, cucendo teloni o segnando a terra con nastro adesivo il perimetro di un inesistente palcoscenico.

– Senza l’aiuto di Mariana non si sarebbe potuto realizzare nulla. È lei che trasmette l’energia e la presenza continua al Tina Modotti.

– Voglio ringraziare Carlos Silva, reponsabile di Teatro Francia, per averci dato tre possibilità di provare in un vero teatro prima di andare in scena nel Celarg. Anche lui in forma gratuita.

E per il futuro?

– In programma – conclude il coordinatore del Centro Culturale – il ritorno sul palcoscenico a giugno con ‘Relato de púas’ e ‘Entrevista a Galileo’. Poi – questo è il sogno – trovare qualcuno che sponsorizzi il Progetto su Dante in collaborazione con il dantista Giorgio Battistoni, che potrebbe trasformarsi in un materiale didattico per tutte le scuole latinoamericane, in particolare per quelle italiane. E per il teatro pensiamo ad una adattazione di ‘Porta Chiusa’ di Sartre. O chissà che arrivi qualcuno con una proposta migliore…