Gaza, pressioni contro l’embargo

Cresce il pressing internazionale per la fine del blocco di Gaza mentre il rientro a casa degli attivisti della Freedom Flotilla riaccende le polemiche sul blitz israeliano. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha
affermato che il grave incidente “mette in luce il blocco dei Territori che dura da troppo tempo”, un blocco che è “controproducente, insostenibile e sbagliato”.

“Punisce civili innocenti e deve essere levato immediatamente”, ha chiesto Ban. E mentre il presidente turco Abdullah Gul assicura che i rapporti con Israele “non sarannomai più gli stessi”, anche il Sudafrica ha richiamato il proprio ambasciatore. Intanto si è appreso che i nove attivisti uccisi nell’assalto israeliano erano tutti turchi, ma uno aveva la cittadinanza Usa, e sono morti per colpi d’arma da fuoco.

Con il rientro in Turchia e in Grecia, molti dei loro compagni
hanno denunciato maltrattamenti e si essersi visti negare i diritti civili. “A bordo non c’erano armi, ma solo pacifisti, la nave trasportava aiuti umanitari e generatori di corrente”, ha assicurato Manuel Zani, il primo dei sei italiani a rientrare in patria.

Il presidente della ong turca Ihh che era tra gli organizzatori della flotta
umanitaria, ha dato la sua versione dei fatti: ha confermato che alcuni attivisti si impadronirono di armi dei soldati israeliani, ma ha aggiunto che le gettarono in mare. “Sì, abbiamo preso loro le pistole. Sarebbe stata autodifesa anche se le avessimo usate ma le abbiamo lanciate in mare”. E ha affermato che tutte le vittime
non sono note, ma che “la lista dei martiri è più lunga”

. Al loro arrivo a Istanbul, le centinaia di pacifisti filo-palestinesi hanno ricevuto un’accoglienza da eroi. Molti hanno denunciato il brutale trattamento ricevuto da parte delle autorità israeliana, dal momento della cattura a bordo delle imbarcazioni, ma anche
durante il soggiorno in Israele.

E adesso si teme per la sorte della Rachel Corrie, l’altra imbarcazione della Flottiglia della Libertà che vuole portare aiuti umanitari verso Gaza. Israele vuole evitare un nuovo assalto in alto mare e sta negoziando perché i suoi occupanti accettino di lasciare il carico umanitario nel porto di Ashdod.

“Ma finora hanno rifiutato, non vedo un atteggiamento diverso nei membri di questa barca rispetto a quelli precedenti”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri. E nell’ennesimo tentativo di riguadagnarsi i favori dell’opinione pubblica mondiale, Israele ha diffuso un video, apparentemente girato
a bordo della nave turca Navi Marmara, in cui uno degli attivisti si augura di diventare shahid, martire, nello scontro con le truppe israeliane.

L’esercito – secondo cui la nave turca diretta a Gaza e attaccata dall’esercito israeliano era controllata da un gruppo terroristico vicino ad al Qaeda- ha postato su Youtube un video in cui si vede uno dei passeggeri che dice: “Voglio essere uno shahid”.