Brunetta: «65 anni alle donne ma non prima del 2018»

ROMA – “Prenderemo una decisione e la prederemo velocemente, probabilmente al prossimo consiglio dei ministri” – ha detto ai microfoni di radio Rtl. Intanto occhi puntati sull’incontro di oggi, in Lussemburgo, tra il ministro del Welfare Maurizio Sacconi (destinatario della missiva Ue), con il vicepresidente della Commissione Ue Viviane Reding. Incontro che si preannuncia decisivo: il governo sembrerebbe puntare, stando alle parole di Brunetta, su una soluzione intermedia tra la scadenza 2012 chiesta da Bruxelles, e quella del 2018 per l’equiparazione, così come deciso dal governo, attraverso un innalzamento graduale.

– Si tratterà di trovare una giusta mediazione- ha commentato -. Penso che si troverà una soluzione equilibrata. Non il 2018, non il 2012, probabilmente un’interessante via di mezzo. La Ue si è un po’ accanita, dice che il lasso di tempo da qui al 2018 è troppo lungo.

Il nodo quindi è capire se Bruxelles accetterà questa ‘interessante via di mezzo’ o spingerà per andare immediatamente all’equiparazione, pena il rischio di infrazione o addirittura di multa.

– Mi sembra che la lettera che Bruxelles ha inviato alle autorità italiane – ha osservato da parte sua Sacconi – sia molto ferma nel chiedere l’ immediata equiparazione nel settore pubblico, e sottolineo pubblico. In questo caso l’aspetto che avevamo cercato di attenuare con l’equiparazione graduale, di cui discuteremo con la commissaria Reding, era proprio quello di un immediato passaggio a un regime diverso in un ambito, quello del pubblico impiego, nel quale peraltro vige la sicurezza del posto di lavoro.

D’altra parte, ha ricordato Brunetta, sono decisioni che ‘’coinvolgono decine di migliaia di cittadini, non si può dire con un tratto di penna, ‘da domani tu non vai in pensione quindi rimani ancora per 5 anni’, si tratta di 20-30mila uscite l’anno, ‘’persone, famiglie, storie, non si può dire: abbiamo scherzato’’.

Per rispettare pienamente la sentenza della Corte di giustizia europea, la Ue chiede all’Italia di abrogare il periodo di transizione di otto anni e di ‘’sanare immediatamente una situazione che dura da anni e che per la legge comunitaria è discriminatoria’’, ha spiegato nei giorni scorsi il portavoce della Reding.