Storie, luoghi, tempi e forme dell’emigrazione in Argentina

I flussi migratori dall’Europa al Sud America, gli scambi culturali, la percezione e la rappresentazione
delle tradizioni nei due Paesi. Un parallelo forte tra Italia e Argentina con le diverse sfumature derivanti
da altrettanti settori di indagine.

Questi i temi del workshop-dibattito “L’emigrazione italiana in Argentina”,
organizzato da Società geografica italiana, Università di Tor Vergata e l’Istituto di storia dell’Europa
mediterranea del Cnr, in collaborazione con il Consorzio universitario italiano per l’Argentina. Un evento
importante all’interno della rassegna Festival della letteratura di viaggio, perché organizzato in occasione
del Bicentenario argentino e in un momento topico per le relazioni tra i due Paesi.

Tanti i nomi degli
studiosi intervenuti al workshop nella sede della Società geografica italiana a Villa Celimontana: dal presidente della Sgi Franco Salvatori a Luca Codignola Bo, direttore dell’Isem-Cnr, da Ana Emilia Sarrabayrouse, addetto culturale dell’Ambasciata argentina, a Raimondo Cagiano de Azevedo,
direttore del Consorzio interuniversitario italiano per l’Argentina. Insieme a loro docenti di università di
tutto il mondo e ricercatori del Centro studi emigrazione e del Consiglio nazionale delle ricerche.

I dibattiti si sono concentrati sul tema “Luoghi, tempi e forme dell’emigrazione italiana in Argentina”, con accenti particolari sui diversi modi utilizzati dalla carta stampata nel raccontare le migrazioni e i diversi contesti culturali e temporali che hanno accompagnato il viaggio oltreoceano dei nostri connazionali.

Interessanti anche i prospetti messi in risalto dalla letteratura sull’emigrazione italiana in Argentina. All’interno
del workshop anche la proiezione del docufilm di Franco Brogi Taviani “Italiani in Argentina”, un’antologia
di interviste e storie di vita sul senso dell’identità tra gli italo-argentini di seconda e terza generazione.


Nell’organizzazione è stato fondamentale l’apporto della segreteria scientifica composta dai ricercatori
dell’Istituto di storia dell’Europa mediterranea del Cnr, Luciano Gallinari e Luisa Spagnoli, dall’antropologo
dell’Università di Tor Vergata, Ernesto Di Renzo, e da Marco Maggioli della Società geografica italiana.

“E’ stato un lavoro interessante e molto minuzioso anche in fase di organizzazione – ha spiegato Luisa Spagnoli – perché frutto del coordinamento tra l’Università di Tor Vergata, la Società geografica italiana e l’Isem-Cnr. Abbiamo messo insieme le nostre idee e portato avanti un evento certamente completo e ricco di confronto per chiunque abbia a cuore le relazioni tra Italia e Argentina”

Più tecnico il commento di Luciano Gallinari, che nel corso dell’incontro ha preso anche la parola per illustrare la sua personale ricerca sui rapporti tra i due Paesi attraverso l’analisi della stampa nel XX e XXI secolo. “C’è tanta gente – ha esordito Gallinari – che considera l’Argentina come la seconda Italia. E i motivi sono abbastanza chiari: gli italiani, infatti, hanno contribuito notevolmente alla nascita demografica ed economica del Paese sudamericano”. ha puntualizzato ancora il ricercatore dell’Isem- Cnr – sono focalizzati su due periodi cruciali: il primo centenario argentino, che coincide con il momento della massima emigrazione italiana, e il secondo centenario, quello che stiamo vivendo in questi mesi. Sto analizzando quotidiani e periodici italiani, argentini e di lingua italiana diffusi in Sud America. Un lavoro certosino e ripetuto per ogni periodo storico. La ricerca è ancora in corso ma i dati fin qui ottenuti, se incrociati, mettono in risalto notevoli differenze tra le visioni dei due periodi. Oggi, per esempio, i quotidiani italiani quasi ignorano le vicende di cronaca e politica argentina. Preferiscono il calcio, lo sport. E visioni diverse ci sono anche oltreoceano nei confronti dell’Italia. Le storie di Italia e Argentina – ha concluso Gallinari – sono ricche di relazioni e concezioni diversi. Il workshop di oggi ne raggruppa tante ma sono necessari ancora tanti anni di ricerca per ottenere un quadro sempre più completo”.