Il tempo è galantuomo

Le osservazioni alla visita in Venezuela dell’inquilino della Farnesina, a nostro avviso, possono seguire due differenti percorsi: quello delle soluzioni immediate, che pure ci sono state, e quello dei risultati ipotetici.


Che il ministro tenesse particolarmente a cuore il futuro delle grandi aziende italiane che operano nel paese ed intervengono fattivamente nella costruzione delle infrastrutture locali, ci pare fuor di dubbio. E, in un certo senso, è anche logico. Era urgente sbloccare il pagamento delle obbligazioni che il Venezuela mantiene con le nostre multinazionali. L’obiettivo, bisogna riconoscerlo, è stato raggiunto, e in un batter d’occhio. Dall’alto, molto in alto, è arrivato l’ordine perentorio di “liberare” il pagamento di oltre 1200 milioni di dollari. Ossigeno per le nostre aziende; una iniezione di speranza per quelle piccole e medie imprese italo-venezolane che lavorano in subappalto. E su quest’ultimo argomento, forse, dovrebbe essere spesa una parolina in più.


Il famoso “indotto”, linfa essenziale per alcune aziende italo-venezolane, dovrebbe essere, a nostro avviso, ancorato ad accordi e regole ben precisi. Oggi, la partecipazione delle aziende è subordinata alla sensibilità dei dirigenti delle multinazionali italiane. E negli ultimi anni, dobbiamo riconoscerlo, questa apertura non è mai venuta meno. In condizione di parità (prezzo-qualità-responsabilità-garanzia-serietà…) la scelta è ricaduta sulle nostre piccole e medie aziende. Di questo va tenuto conto. Ma va anche preso in considerazione che resta pur sempre una decisione dettata dalla sensibilità di chi, al momento, è al timone della grande azienda. Insomma, dal temperamento, dallo stato d’animo contingenti di quell’individuo. Sarebbe invece opportuno fissare dei paletti ben precisi; regole e disposizioni che strappino queste decisioni agli umori di un singolo manager, o semplicemente di una squadra di essi.


La seconda strada di cui parlavamo ci conduce ai risultati ipotetici: quelli a futuro. E questi, si sa, trovano il tempo che vogliono. Fatta eccezione per gli accordi in tema di sicurezza – è stata ratificata la presenza di un ispettore antisequestro nel paese, ma forse si poteva insistere sulla convenienza di un secondo per gli stati limitrofi, ed andrà avanti la formazione di agenti di polizia in materia di sequestri e lotta alla malavita organizzata – solo il tempo dirà se, nell’ambito delle altre materie, seguiranno risultati concreti.


Gli argomenti oggi particolarmente a cuore alla nostra comunità sono: espropri e occupazioni. In ambedue i casi, l’intervento immediato ed opportuno è di grande importanza.


L’indennizzo equo e sollecito, in caso di privazione di proprietà motivata da ragioni di pubblica utilità, permetterebbe all’industriale o al commerciante di avere il capitale per iniziare altrove una nuova attività. Nel caso delle occupazioni, è necessario evitare danni alla proprietà. L’immediatezza nell’intervento è particolarmente importante nelle aree rurali. L’occupazione di una tenuta agricola può provocare la distruzione di un raccolto o la morte di animali d’allevamento, con perdite irreparabili per l’economia della fattoria e del Paese. L’impegno delle nostre autorità, in questo caso, non deve fare discriminazioni di passaporto. E’ inutile insistere nello stesso ritornello della nazionalitá italiana: tanti connazionali furono costretti, loro malgrado, a rinunciare alla nazionalità italiana. Se non l’avessero fatto non avrebbero potuto iniziare una attività commerciale, creare un’industria o dedicarsi all’agricoltura o all’allevamento di bestiame. In altre parole, oggi non sarebbero capitani d’industria e, negli anni, non avrebbero potuto contribuire alla crescita economica del Venezuela e, con le loro rimesse, a quella dell’Italia.


Un discorso a parte merita l’incontro del ministro Frattini con la Collettività. E’ vero che il ministro Frattini era al corrente della realtà che vive oggi la Collettività e di questo va dato atto alla nostra Ambasciata ed al nostro Consolato. Ma lo è anche che i grandi assenti all’incontro, a quella tavola di lavoro, erano i tanti o pochi connazionali che a fine mese non riescono a sbarcare il lunario; i pionieri meno fortunati che fanno fatica anche a comprare una medicina o a rimediare un pranzo. Forse, vedendoli, incontrandoli personalmente, il Ministro avrebbe capito perchè sono tanto gravi le conseguenze dei tagli all’assistenza; quei tagli che castigano i ceti meno abbienti; i connazionali disagiati che non frequentano i salotti dell’alta società nè i nostri circoli ricreativi. Si è parlato dell’assistenza. E’ vero, ma…


Il tempo, diceva il fondatore del nostro Giornale, è galantuomo. Ci auguriamo che alle buone intenzioni che hanno accompagnato la firma degli accordi, possano far seguito i risultati da tutti sperati.