Marcegaglia: «L’Europa deve cambiare, così non va»

MILANO – Di ritorno dalla missione in Cina è tornata una Marcegaglia combattiva nel difendere la manovra. E nell’attaccare l’Europa, che ‘’così non regge’’ alla crisi.
Il presidente di Confindustria ha scelto l’assemblea milanese di Federchimica per chiarire la posizione degli industriali su molti temi. Compresa la forte contrarietà a tagli unilaterali nelle emissioni inquinanti e l’altrettanto chiaro sostegno al ritorno del nucleare.


– Avere i conti pubblici in equilibrio è essenziale e chiediamo alla politica – dice Marcegaglia – di fare scelte molto precise, anche impopolari, se necessario. Ora bisogna pensare alla crescita: magari non è la manovra il posto giusto dove deciderlo, ma bisogna snellire la burocrazia, ridefinire i confini della presenza dello Stato ora troppo ampia e riavviare gli interventi per le infrastrutture.


Una cosa nella giusta direzione, secondo Confindustria ‘’è la proposta di Tremonti, fatta propria dal governo, di rivedere l’articolo 41 della Costituzione per dare più libertà d’impresa: la condividiamo e la sosterremo. Cose come la scelta nucleare, che gli industriali vogliono rafforzare.


– Ci auguriamo che il cambio alla guida del ministero dello Sviluppo economico non porti incertezze o ritardi nel progetto: siamo pronti – spiega – e ora va insediata l’Autorità e individuati i siti.


Tra le cose che non funzionano c’è invece l’Europa.


– Così non regge: finora ci siamo illusi. Senza l’integrazione economica e fiscale, il rischio è una crisi profonda e strutturale, con la Germania che diventa sempre più centrale -afferma Marcegaglia.
E poi c’è Basilea 3, il pacchetto di proposte per introdurre requisiti patrimoniali più stringenti per le banche.


– E’ un problema: si stima un costo per le banche europee tra 250 e 400 miliardi. C’è il rischio di soffocare ancor di più il credito alle imprese.


Di questo Marcegaglia ha già parlato con Berlusconi.
– I regolatori pensino anche alla crescita delle aziende – dice Marcegaglia. Che ne ha anche per le politiche sul clima.
– Noi facciamo i primi della classe e Copenhagen è stato un fallimento, con l’Europa tenuta fuori dalle decisioni. La logica unilaterale del taglio delle emissioni è profondamente sbagliata e un taglio del 30% senza accordo internazionale è pura follia: noi siamo del tutto contrari e ci opporremo – conclude il presidente di Confindustria.