“I padri fondatori”: al via la mostra

“La crisi economica ci impone, giustamente, di non puntare sugli aspetti festivi e di divertimento ma certo non si può mancare una straordinaria occasione di riflessione collettiva sulla nostra storia, sui nostri valori e sulle cose che ci tengono uniti e soprattutto si deve fare di tutto affinché non vada disperso il patrimonio
informativo su quello che hanno fatto i nostri bisnonni. Le loro storie vanno conservate in vita, vanno raccontate e divulgate tra i giovani, poi ognuno può pensare ciò che vuole. La cosa straordinaria è
l’enorme diffusione di migliaia di storie di uomini diversi, divisi tra monarchia e repubblica ma con un’unica appassionante avventura che era quella della conquista dell’autogoverno. Divisi su tutto ma uniti sul fatto che gli italiani si dovevano governare da soli”. Con queste parole Paolo Peluffo, coordinatore del Comitato
Interministeriale per le Celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, descrive la mostra inaugurata ieri a Palazzo Madama.

“E’ importante – spiega Peluffo – che si cominci a raccontare la storia dell’unificazione
italiana nel Senato che è una delle istituzioni del Parlamento italiano prima del Regno di Sardegna che è in
realtà l’origine della legittimazione della costituzione dello Stato nazionale”, “se non ci fosse stato il parlamento dello Stato piemontese non ci sarebbe stato lo Stato italiano”.

“La mostra “I padri fondatori” –
dice – è un primo tentativo di divulgazione molto importante con i documenti originali dell’Istituto del Risorgimento di Roma. Noi come Comitato dei garanti, a livello nazionale, abbiamo puntato sui luoghi,
territorio, i monumenti, il censimento delle storie laddove si sono compiute. Abbiamo identificato 407 luoghi da restaurare e valorizzare e stiamo iniziando ad attuare un primo lotto importante di 40 siti che vengono completamente restaurati e valorizzati fra cui Quarto a Genova, in fase di completamento, dove è
stato restaurato il monumento e costruito il nuovo memoriale con i 1089 nomi dei Mille e a Roma dove stiamo per iniziare un primo intervento al Gianicolo.

Si parte dalla statua di Anita Garibaldi che sarà restaurata tenendo conto che quello è il luogo della sepoltura. Poi ci sarà il restauro della statua di
Angelo Brunetti con la delocalizzazione al Gianicolo e poi gli 83 restauri delle 83 erme che raccontano l’epopea garibaldina dal Gianicolo dal ’49 fino al ’70 e oltre con i busti dei nipoti di Garibaldi morti nel corso
della Prima Guerra Mondiale”.

Il tentativo sarà di far coincidere i restauri con un nuovo allestimento
permanente della porta San Pancrazio dedicata ai ragazzi con un museo multimediale con il racconto di ciò
che è avvenuto a Roma tra il 1848 e il 1849. Un museo monografico sull’Assedio di Roma, una delle pagine più tragiche ed eroiche della vicenda. Una difesa ad oltranza che fece vacillare anche Garibaldi ma che Mazzini volle perché voleva che un’Assemblea costituente eletta a suffragio universale, l’unica che rimarrà fino al 1946, compisse il suo lavoro promulgando la Costituzione della Repubblica Romana e se devo fare un auspicio è che per completare l’opera dei nostri nonni compiuta al Gianicolo ci deve essere proprio al
Gianicolo il testo integrale della Costituzione Romana”.ti specifici e distinti. E lealmente lavoriamo ad un progetto istituzionale: quello di un Paese più forte e coeso, consapevole del valore proprio dei diversi
territori, che aspira ad istituzioni più semplici, capaci e autorevoli. Per portare gli italiani, tutti gli italiani più vicini alla casa del governo, ossia ai luoghi delle decisioni.

“È il progetto di un federalismo partecipativo
e solidale, che dà forma e sostanza ad un lungo lavoro per il riconoscimento e la promozione delle Autonomie
come elemento essenziale di qualità della nostra democrazia. Un percorso che vogliamo completare e rendere coerente in un confronto trasparente, comprensibile, semplice; moltiplicando (e non già dividendo)
le cose importanti che ci rendono Italia nel mondo. Su questo grande valore dobbiamo investire di più, noi ci
siamo. Scegliendo il nostro futuro nel difficile mondo di domani”.