Gli ‘elefanti’ vogliono rattificare la loro supremazia

La Costa d’Avorio, anche se è ancora in dubbio la discesa in campo della sua stella, Didier Drogba, può diventare la protagonista nel mondiale in terra africana. Gli elefanti sognano di scalare non le Alpi così come fece Anniballe contro i romani, ma la montagna dei quarti di finale. Mai una nazionale del Continente Nero era risucita a salire sul podio del torneo, hanno solo sfiorato l’impresa il Camerun (nel ’90) e il Senegal (nel 2002). Ma per tentare questa avventura gli ivoriani dovranno superare ostacoli del calibro del Portogallo di Cristiano Ronaldo ed del Brasile di Kaka e compagni. Completa il gruppo l’abbordabile, almeno sulla carta, e sconosciuta Corea del Nord.

Se Drogba – grande protagonista delle qualificazioni con 6 reti in 5 partite – e il suo team riusciranno ad ingranare bene possono generare un vero sgambetto alle più accreditate del girone H. La Costa d’Avorio arriva al suo secondo mondiale e sa che questa può essere un’occasione unica, perche così tanti campioni in campo non li ha mai avuti, ed anche l’attuale commissario tecnico Ericksson vuole migliorare il proprio record personale. Lo svedese, infatti, non ha mai superato i quarti di finale in un mondiale.


Se facciamo una radiografia di questa nazionale vediamo che i punti forti sono le punte Drogba e Kalou, davvero mortiferi nelle vicinanze della porta avversaria. Non possiamo dimenticare la forma fisica delle compagini africane che, unitosi al fattore campo, può influire molto in certe fasi della gara.


I punti deboli della squadra li troviamo nella retroguardia, in porta non ha un portiere all’altezza, tutti e tre i convocati giocano in squadre poco conosciute. Gli elefanti dipendono molto dallo stato di forma di Drogba. La mancanza di giocatori abili a metacampo fa si che gli attacchi provengano dal gioco aereo.


Tra le curiosità di questa nazionale, troviamo che ha partecipato, vincendo, ai due confronti internazionali finiti ai rigori più lunghi della storia del calcio, precisamente nella Coppa d’Africa del ‘92 contro il Ghana, piegato dopo un estenuante 11-10, e nei quarti di finale della Coppa d’Africa 2006 contro il Camerun, che ha ceduto soltanto dopo ben 24 esecuzioni dal dischetto, con un risultato di 12-11.


Comunque vada in questo mondiale, la Costa d’Avorio venderà sicuramente cara la pelle e non sarà facile da battere, Kaká e Cristiano Ronaldo sono avvertiti.

I CONVOCATI


I 23 pupilli di Eriksson

Questa la lista dei 23 convocati dal Ct Sven Goran Eriksson per i mondiali in Sudafrica.

Portieri: Boubacar Barry (Lokeren), Aristides Zogbo (Maccabi Netanya), Daniel Yeboah (Abidjan);

Difensori: Souleymane Bamba (Hibernian), Arthur Boka (Stoccarda), Guy Demel (Amburgo), Emmanuel Eboue (Arsenal), Steve Gohouri (Wigan Athletic), Siaka Tiene (Valenciennes), Kolo Toure (Manchester City), Benjamin Brou Angoua (Valenciennes);

Centrocampisti: Jean-Jacques Gosso Gosso (Monaco), Abdelkader Keita (Galatasaray), Emmanuel Kone (International Curtea Arges), Gervais Yao Kouassi (Lilla), Christian Koffi Ndri (Siviglia), Cheik Ismael Tiote (Twente), Yaya Toure (Barcellona), Didier Zokora (Siviglia);

Attaccanti: Aruna Dindane (Lekhwiya), Seydou Doumbia (Young Boys Berna), Didier Drogba (Chelsea), Salomon Kalou (Chelsea).

IL CT


La terza volta di Eriksson

Il commissario tecnico degli ‘elefanti’ è lo svedese Sven Goran Eriksson, nato a Torsby il 9 febbraio 1948. Dopo una modesta carriera da calciatore, interrotta da un grave infortunio ad un ginocchio nel ‘75, quando militava nel club svedese del Karlskoga, Eriksson ha intrapreso l’attività tecnica guidando il Degerfors, dal ‘76 al ‘78. Passa all’Ifk Goteborg dal ‘79 al ‘82, poi in Portogallo per un primo ciclo nel Benfica, dove resta dal ‘82 al ‘84.


Nell’estate ‘84 inizia la sua esperienza in Italia, prima sulla panchina della Roma per tre stagioni, poi con la Fiorentina per due anni. Nell’estate ‘89 lascia il nostro paese per tornare al Benfica, dove rimane ancora tre campionati. Torna in Italia e guida la Samp dal ‘92 al ‘97 prima di passare alla Lazio fino al gennaio 2001, quando viene esonerato e subito chiamato dalla federazione inglese.


Resta alla guida dell’Inghilterra fino alla fine dei Mondiali 2006 in Germania, per poi assumere la guida tecnica del Manchester City nella stagione 2007-08. Da qui viene chiamato dalla federazione messicana alla guida della nazionale in vista delle qualificazioni a Sudafrica 2010, ma viene esonerato nell’aprile 2009 dopo una sconfitta per 1-3 in Honduras nel corso dell’esagonale finale.


Dopo una parentesi tra novembre 2009 e marzo 2010 come direttore tecnico del Notts County (4 divisione inglese), Eriksson viene chiamato alla guida della Costa d’Avorio per la fase finale del Mondiale sudafricano.
Sven Goran Eriksson è al suo terzo Mondiale consecutivo, sempre come commissario tecnico. I due precedenti li ha disputati alla guida dell’Inghilterra, eliminata in entrambi i casi ai quarti di finale. Il bilancio complessivo delle 10 partite irridate di Eriksson è di 5 vittorie, 4 pareggi ed una sola sconfitta (Brasile-Inghilterra 2-1, 21 giugno 2002).


Eriksson, accanto a Marcelo Bielsa (Cile) e Lars Lagerback (Nigeria) sarà uno dei tre allenatori che si aggiungeranno ai nove commissari tecnici che – nella storia dei Mondiali – hanno preso parte a più di una fase finale della kermesse irridata, guidando nazionali differenti. In ordine alfabetico, ricordiamo: Guus Hiddink, Roger Lemerre, Cesare Maldini, Henry Michel, Bora Milutinovic, Carlos Alberto Parreira, Philippe Troussier, Blagoje Vidinic e Rudolf Vytlacil.

LA STELLA


Drogba il grande protagonista

Un africano come protagonista numero uno del Mondiale. L’obiettivo di Didier Drogba è questo, e l’ha anche dichiarato più volte, visto che sottrarsi alle responsabilità non rientra fra le caratteristiche del bomber del Chelsea e della Costa d’Avorio.

Nato nel popoloso quartiere di Yopougon, uno dei più poveri di Abidjan, il giovanissimo Didier si sentiva comunque felice, perché fra le strade sterrate della sua zona poteva coltivare, dalla mattina alla sera, quella che è sempre stata la sua grande passione: tirare calci ad una sfera, prima di stracci poi di materiali più o meno pregiati, ed inseguire a piedi nudi (giocava quasi sempre scalzo) il sogno di fare il calciatore.
All’età di 5 anni il papà lo mandò in Francia, per migliorare le doti calcistiche e frequentare scuole migliori a quelle presenti nel suo paese.

Furono anni difficili, il giovanissimo Didier soffriva di del cosidetto ‘mal d’Africa’ e piangeva sempre. Le cose si sistemarono quando, all’età di 13 anni, fu raggiunto da tutta la sua famiglia. In quel momento, e anche se i rapporti con il padre si erano guastati, riprese a sognare con convinzione e non si perse d’animo nemmeno quando si ritrovò a giocare in una squadra di dilettanti, il Levallois-Perret, anziché sui palcoscenici che aveva sempre sognato.

La sua consacrazione avvenne più tardi del previsto, dopo le esperienze al Le Mans e Guingamp, ma fu totale, al punto che nel 2004 Drogba era l’idolo indiscusso di Marsiglia, e un attaccante per il quale nell’estate di quell’anno il Chelsea pagò 24 milioni di sterline.

A Londra arrivò anche un certo José Mourinho e cominciarono le vittorie, come i due titoli di Premier, e ci furono esperienze da ricordare, come la Champions persa ai rigori a Mosca nel 2008 e la finale sfiorata nel 2009, con i londinesi eliminati dal Barcellona e Drogba che si avventa sull’arbitro Ovrebo e lo insulta in mondovisione.

Quest’anno è stato ricco di soddisfazioni, con la vittoria in Premier League, agli ordini del nuovo tecnico Carlo Ancelotti (entusiasta di lui) e nella finale di Coppa d’Inghilterra contro il Portsmouth.
Ora a Drogba manca solo una grande conquista con la Costa d’Avorio: farebbe impazzire una nazione intera, conosciuta non più solo come grande esportatrice di cacao ma anche di bravi calciatori.

TESTA A TESTA

Italia-Costa d’Avorio: i precedenti

Gli azzurri e gli elefanti ivoriani si sono incontrati una sola volta nella loro storia calcistica, il precedente risale al 15 novembre del 2005, il risultato fu 1-1.